Le giornate trascorse in casa mi hanno fatto montare la voglia di esprimere dissenso.

La mia iscrizione a questo blog risale, se ben ricordo, a pochi giorni prima dell’inizio dell’impossibilità di uscire e – finora – non sono riuscito a scrivere di calcio, se non di sfuggita (e non cominciate a pensare che porti sfiga, penso che qualcun altro si sarà iscritto nello stesso periodo).

Vi annoierò con brevi cenni del mio profilo, tanto per mettere le mani avanti.
Caronte mi ha appena traghettato oltre i sessanta e sta cercando il girone che più si addica al mio collocamento (difficile compito, visto che credo non mi manchi nessun vizio), e grazie alla mia “culture of confusion” credo che mi sistemerò decentemente ovunque decida di mollarmi. Svolgo un’attività autonoma (non vi tedierò con il curriculum) che da diversi anni mi dà da vivere e che ha strettamente a che fare con l’economia (marginalmente con la finanza). Come qualcuno avrà potuto notare da articoli precedenti, sono un grandissimo appassionato di musica e – naturalmente – di sport (calcio, ma anche basket e molto altro).

Tutto questo, in anticipo, perché non sono certo che quello che scriverò da qui in avanti sia politicamente corretto, non so se la gentile Jea (o chi per lei) lo pubblicherà e, anche se ciò avvenisse, ho paura che dopo dovrò cancellare il mio account e se vorrò, come vorrei, ritornare qui a scrivere di calcio, dovrò farlo con un altro nick.

Agli amici che dovessero leggere e pensare che non ho nessuna competenza per sostenere il mio punto di vista rispondo che qualche piccola competenza ce l’ho; non scientifica, ma relativamente alla comunicazione.

  1. Essere positivi al coronavirus non significa essere ammalati. Per quanto possa sembrare incredibile, questa è sintassi e non medicina. Moltissimi tra di noi, ovviamente me compreso, potrebbero essere positivi senza neppure saperlo e continuare (ora ed in futuro) la nostra normale vita. Sarebbe bello che nei TG, sul web, sulla carta stampata, qualcuno lo dicesse ufficialmente (forse potrebbe dare un modesto contributo a diminuire l’ansia);
  2. Le morti sono prevalentemente CON il coronavirus e non PER il coronavirus. Qualcuno potrebbe dire che è questione di “lana caprina”, ma non è così. Se hai già una o più patologie e le tue difese immunitarie sono già basse, è molto più facile che l’arrivo di un virus diventi letale (ancora di più in età avanzata). Dalle informazioni disponibili sul web (che sono certamente da verificare), nel 2019 in Italia sono morte circa 8.000 persone affette da varie patologie (molto presente la polmonite) che hanno avuto, quale patologia ultima, un’influenza (se ne sono accorti, purtroppo, solo i familiari dei morti);
  3. Sul numero dei morti, di nuovo: Perché, nel maistreaming dell’informazione, nessuno pensa ad un aggiornamento del numero dei morti per fascia d’età (es: 0-25; 26-50; 51 -75; oltre 75)? A nessuno è venuto in mente che questo accorgimento possa contribuire, seppur marginalmente, a diminuire l’ansia di famiglie di 30enni e 40enni con figli piccoli e molto piccoli? I morti “giovani” (diciamo quelli sotto i 50 anni): quanti sono rispetto al totale? Avevano altre patologie in corso? Ed infine – last but not least – I GUARITI, dove sono i GUARITI? Ogni giorno tv e web ci mostrano video di nuovi positivi che ci fanno la morale perché sono infettati, stanno bene (e questo lo sapevamo) e lottano e ci dicono di stare a casa. Ma un video e/o un’intervista ad un GUARITO è un’idea così malvagia? Non pensiamo che possa darci una parola di speranza e di ottimismo o queste ultime le dobbiamo solo legare a cantare e ballare sui balconi ed ai flash mob sul cellulare?
  4. La sanità. E qui si scatena l’orrore. Negli ospedali che prendono in cura i contagiati i posti di terapia intensiva sono insufficienti. I medici e le infermiere sono eroi (e qui mi associo incondizionatamente) e, almeno per quanto mi riguarda, sembra che il messaggio che si voglia far passare è che l’epidemia sia così enorme che non ce la si faccia a starle dietro. Ma la realtà è un’altra. Il problema vero è che la quantità di medici ed infermieri/e è stata continuamente ridotta rispetto a diversi anni fa e lo stesso dicasi per i posti di terapia intensiva. La Lombardia ed il Veneto sono stati in prima linea in questa politica di tagli e per anni si sono appuntati medaglie sul petto a proposito dell’eccellenza del funzionamento della sanità nelle loro regioni ed in questo momento, pur comprendendo che la priorità sia risolvere il problema, non posso sentire le loro lamentele a proposito della richiesta di fondi, di costruzione di ospedali di assunzione di medici e quant’altro. Siamo progressivamente diventati un Paese che odia la storia, che fa fatica a guardare indietro anche solo di un giorno e, d’altra parte, abbiamo sentito qualcuno che ha ricordato questa verità incontestabile nell’ambito dei media? Nessuno. Mi rimarrebbe la curiosità di porre una domanda a tutti quelli che ci stanno ripetendo che stiamo seguendo il metodo cinese che ha dato risultati vincenti: ma lo sappiamo come funziona la sanità in Cina? Quanti medici e infermieri hanno lavorato a Wuhan e quanti posti di terapia intensiva erano disponibili?
  5. L’economia. La Comunità Europea è – di fatto – dissolta. Là dove non sono riusciti i movimenti populisti nei vari paesi, è riuscito il coronavirus. Il patto di Maastricht è stato affossato dai 25 miliardi di aggravio del debito del bilancio dello Stato utilizzato da Conte, dalle richieste dello stesso tenore che a breve seguiranno da parte di Francia e Spagna e dalla dichiarazione d’intenti della Merkel (per ora non seguita dai fatti), la quale, potendo contare sulla banca pubblica più grande del mondo (DfW), super capitalizzata, ipotizza di chiedere un prestito di 550 miliardi in aiuto all’industria tedesca (ovviamente è una strada diversa rispetto al debito pubblico, ma si tratta comunque di soldi da restituire). La BCE investe (750 miliardi), con l’obiettivo di dare ossigeno alle economie degli stati della CE. Per sperare in una qualche efficacia, questi soldi dovrebbero arrivare direttamente alle PMI; se si tratterà di acquisto di titoli di stato saranno utili solo alle banche che fanno da intermediari le quali, per concedere finanziamenti, chiederanno sempre le stesse garanzie che richiedono oggi e, di conseguenza, tutte le piccole attività che ad oggi non sanno se potranno riaprire e se il benessere economico minimo del quale godevano è solo sospeso o definitivamente sparito non vedranno un centesimo di questi soldi. Non si parla più di patto di stabilità, ognuno per sé, come meglio si crede si possa risolvere il problema: nessuna strategia comune né di breve né – tantomeno – di lungo periodo. Non oso immaginare quale potrà essere la fotografia dell’Europa economica tra qualche mese. Non c’è bisogno di gridare al complotto, come andranno le cose lo abbiamo già visto nella crisi economica del 2008: chi detiene il potere economico utilizzerà la debolezza dei piccoli operatori del mercato, che verranno spazzati via, mentre “gli squali” deterranno ancora più potere di prima (e saranno un numero sempre inferiore). In compenso, Lehman Brothers ci dice che la borsa perderà in questo periodo il 16%, ma che appena ci sarà un’avvisaglia di fine del timore da virus, aumenterà del 60% quindi – ci dice – se vi sono rimasti quattro soldi, quando sarà il momento metteteli in borsa. Quali titoli? Facile: farmaceutici e sviluppo di intelligenza artificiale. Vogliamo non dar credito ad un’istituzione che è riuscita a venire fuori indenne dalla crisi finanziaria americana del 2008, licenziando qualche super dirigente con bonus da decine di milioni di dollari (e di chi erano quei soldi)?
  6. Il Ministero della Paura. Lo chiamo così da anni, e non l’ho inventato. Mi deriva da uno spettacolo teatrale di Antonio Albanese che mi colpì molto per l’arguzia con la quale rese la realtà attraverso questa figura. Lo conosciamo, questo ministero, niente di nuovo né di particolarmente creativo. Quando un popolo ha paura è più facile da gestire. Così, come se già non ne avessimo abbastanza, spingono perché la paura aumenti, utilizzando il mezzo più potente: la comunicazione di massa. Come se non bastassero le ormai famosissime “fake news”, anche con quelle non fake, anche con l’informazione quotidiana, si resta “sul pezzo”, concentrati sull’obiettivo. Lock down del Paese, evitiamo i contatti per evitare il contagio, laviamoci le mani (meglio se con un prodotto che dovete acquistare specificamente) e stiamo in casa (dove possiamo fare ciò che vogliamo, ma è meglio se guardiamo la tv). In Cina l’hanno fatto e oggi non c’è nessun nuovo caso… No, questo è davvero un insulto alla mia (poca) intelligenza. Mi scuso per la digressione ma, se seguite un attimo una breve storia, voglio raccontarvi come dovremmo credere che sia andata la diffusione ed il successivo debellamento del virus in Cina. Dunque: questo virus sembrerebbe essere stato trasmesso da animali all’uomo in quel di Wuhan (11 milioni di abitanti). Quando i cinesi hanno deciso che non potevano più nasconderlo, i contagiati aumentavano a migliaia ogni giorno. Di tutte quelle migliaia, badate bene, nessuno, ripeto NESSUNO pare abbia viaggiato per altre città e/o aree cinesi (che so, Pechino, Shangai etc, città con milioni di abitanti), mentre qualcuno, guarda sfiga, pare sia arrivato in Germania e da lì a Codogno…beh, dai, sembra credibile…o no? Ma non è finita qui. Xi Janping ha bloccato tutto in quel di Wuhan, ha fatto costruire un paio d’ospedali in 10 giorni, tutto è stato blindato ed oggi, i giornali italiani possono titolare: in Cina (non a Wuhan, in tutta la Cina) non c’è nessun nuovo contagio… beh, dai, questo è credibile…no?. Aggiungo un’ultima postilla: la Cina è un Paese con 1,5 miliardi di abitanti circa, molti in città da decine di milioni di persone ciascuna e molti dispersi in un territorio sterminato, dove non è neppure sicuro che siano censiti: però per noi, oggi in Cina non ci sono nuovi contagi. E scusate se può sembrarvi complottismo, ma secondo me il numero di contagi (che come ho detto non necessariamente significa ammalati) è notevolmente più elevato di quanto ci comunicano ed è già diffuso in tutto il mondo da qualche settimana, perché da Wuhan la gente non ha viaggiato solo a Codogno. Wuhan è un distretto da tempo in sviluppo economico ed industriale e ci sono aziende visitate da manager e tecnici di tutto il mondo, in tutto l’arco dell’anno. Delle due, l’una: o i contagi sono molto più diffusi o è stata fatta una politica di penalizzazione specifica dell’Italia e, non essendo complottista (non vedo perché avrebbero dovuto farlo), propendo nettamente per la prima ipotesi. Ma torniamo al Ministero della Paura. Tutti i media sono omologati: come ho già detto, tutti concentrati sull’obiettivo di tenere sotto pressione i cittadini con l’idea che stare in casa sia la soluzione del problema e che più ci stiamo, più breve sarà il periodo nel quale dovremo starci. Le ultime novità riguardano l’ipotesi di riduzione dell’orario di apertura dei supermercati e la presenza dei militari nelle strade. Riguardo alla prima (novità), rifletto sulla valutazione (almeno una valutazione) che tutti noi vorremmo avere la sicurezza, che non ci manchino i generi di prima necessità e che, di fronte a questa eventualità, questa misura favorirà assembramenti davanti ai punti vendita e metterà in difficoltà la continuità degli approvvigionamenti, cosa che porterebbe alla conseguenza che chi non trova quello che cerca tornerà ancora e ancora a cercarlo nuovamente. A proposito della seconda (novità), credo sia un ulteriore passo relativo all’associazione tra la percezione unanime della figura retorica del militare e la speranza che da questa derivi un maggiore rispetto delle regole.
  7. Conclusione. Immagino che ciò che ha portato ai momenti che stiamo vivendo derivi da innumerevoli riunioni con esperti e scienziati e che i politici e gli amministratori abbiano deciso a seguito di queste. Immagino però anche che le decisioni siano state prese considerando gli aspetti sociali del paese. Siamo un Paese di cultura cattolica e per noi la vita è sacra e da tutelare fino all’impossibile e siamo il Paese con la più alta percentuale di anziani (categoria della quale o faccio già parte o alla quale mi avvicino) tra quelli dell’occidente; avrebbero potuto essere prese decisioni diverse, ma se queste non avessero tenuto conto del quadro di riferimento del Paese non sarebbero state attuabili. Ho approfondito, per curiosità e per quanto possibile, la mia conoscenza a proposito dell’eventuale strategia alternativa legata alla così detta “immunità di gregge” e la mia opinione è che, per i motivi sopra riportati, non sia da noi praticabile. Per contro, sono state prese decisioni troppo mutevoli e parziali, inasprite di volta in volta e, a mio giudizio, puntando maggiormente sugli aspetti di induzione di paura ed ansia piuttosto che al buon senso da parte di tutti. Infine, ma non da ultimo, la mia esperienza professionale (del tutto parziale ma logica per questo aspetto) mi porta a guardare per un attimo oltre l’emergenza quotidiana ed a preoccuparmi non poco a proposito di ciò che si troverà ad affrontare, relativamente al proprio benessere economico, oltre che sanitario, chi supererà questo momento. Comunque vada, credo che immaginare che la fine di questa emergenza sarà questione di poche settimane, è - purtroppo - solo un'illusione.

 

“Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l'animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi.”

Erasmo da Rotterdam






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