Sfoglio gli articoli degli ultimi giorni di vxl e comprendo facilmente che il mio compito diventa improbo e sono contento così.
Il blog ritorna ad essere quello che ho incrociato un paio di mesi fa (circa), con ottimi articoli (quando non splendidi) che si occupano con preparazione da parte degli autori e notevoli approfondimenti di possibili scenari per le squadre a venire e/o di storiografia del calcio del tutto pertinente e piacevole alla lettura. I miei complimenti a tutti i blogger che hanno scritto sono sinceri (anche se, probabilmente, i blogger stessi non hanno certo bisogno di un mio commento).
Un altro motivo che mi fa essere contento di questa realtà è che il luogo nel quale scriviamo ci consenta, scrivendo o leggendo gli articoli, di ricavarci uno spazio "franco" in mezzo ad una realtà che certamente non è mio compito sottolineare e grazie a questo spazio abbiamo un'occasione per allegerire un fosco orizzonte ed arricchire l'emisfero del nostro cervello che si dedica alla creatività e, lasciatemi dire senza esagerare, alla gioia. Potrà sembrare esagerato, ma la mia opinione è che si tratti di un'operazione emerita e di non semplice attuazione.

La mia partecipazione attiva a VxL ha coinciso, purtroppo, con le decisioni di lockdown del Paese ed esse, di conseguenza, hanno spinto la redazione a darci un nuovo spazio (diario dall'isolamento) che mi ha dato modo di sfogare la mia passione per la scrittura e di impegnarmi in argomenti che senza quell'area specifica non avrebbero trovato dimora in questo blog.
Ho anche cercato di comprendere il metodo di svolgimento della "gara" e, con piacevole sorpresa, ho anche ottenuto delle soddisfazioni dalla redazione (che ancora una volta voglio ringraziare) concretizzatesi in un premio da esordiente ed un secondo posto nella classifica del mese di marzo.
In tutta sincerità, non mi aspettavo un risultato di questo genere e non posso negare che entrambi i riconoscimenti mi abbiano fatto molto piacere; ancor più se considero che all'inizio di questa avventura non era certo questo l'obiettivo che mi ero posto. Né lo era il raggiungere comunicativamente diversi colleghi con i quali è cresciuto uno scambio di commenti in calce ai miei ed ai loro articoli; questa è stata per me certamente la sorpresa più piacevole: trovare un aspetto "umano" (almeno questa è la definizione con la quale, in modo soggettivo, mi sento di valutare questo accadimento) in un ambito virtuale era molto lontano dall'idea che mi ero fatto del blog prima di cominciare ed il riscontro ha arricchito in modo importante il ritorno che ho ottenuto dalla scrittura.

Purtroppo, ho paura che la mia vena si sia esaurita; o, per meglio dire, sento che avrei ancora molte considerazioni che avrei piacere di mettere su di un foglio, molti aggiornamenti relativi a quello che sta succedendo e che quotidianamente meriterebbero - per quanto mi riguarda - una riflessione da trasmettere, con questo mezzo, a qualcuno o anche solo a me stesso, perché rimanga in una specie di archivio che appaghi, come hanno scritto in un recente articolo Davids26 e Arsenico17 una vanità che è probabilmente più presente di quanto ciascuno di noi voglia ammettere.
Le parole di Davids26 sono state per me molto preziose e mi hanno convinto a buttare giù queste righe; non indirizzate a qualcuno in particolare (forse a me stesso) ma creatrici di uno stimolo positivo, perché quando si mettono in dubbio i confini del proprio io, alla fine, credo si sia comunque imparato qualcosa.
Nel mio caso ho imparato che ha ragione lui. Ho scritto per una specie di vanità: probabilmente non assoluta, nel senso che - come ho detto - credo di essere sincero quando affermo che non avevo quale obiettivo quello "di piacere" o di confermare delle doti; non di meno, forse inconsciamente o forse no, pur scrivendo "currenti calamo", ovvero senza particolari remore, ci deve essere stato, nell'emisfero sinistro del mio cervello, un innegabile "sfrizzolamento" che precedentemente non si era manifestato (o mancava da lungo tempo).

Tornando al cuore dell'argomento, sicuramente mi piacerebbe ancora scrivere quello che penso a proposito dell'andamento del distanziamento sociale, di come è stato gestito l'aspetto politico del covid-19, delle conseguenze economiche, del (poco) valore che i leaders a vari livelli stanno dimostrando; ed ancora di musica e, naturalmente, anche di calcio (anche se, in tutta sincerità, negli ultimi due mesi questo argomento è andato progressivamente scemando nell'ispirazione della mia creatività e fantasia), ma - come da esordio di questo pezzo - comprendo che questi argomenti siano sempre più "off topic" e che, come appena spiegato, appaghino probabilmente molto di più la mia (inconscia?) vanità, che una qualche presunta esigenza di comunicazione per chiunque, anche per la sottolineata e positiva evidenza del fatto che il luogo nel quale siamo necessiti che gli argomenti trattati ritornino al più presto ed in modo preponderante "all'etimologia" stessa di quanto il luogo stesso propone.

Il mio archivio testimonia della scrittura di 20 articoli in quasi due mesi. Li ho stampati e li terrò in un archivio a futura memoria, per rileggerli tra qualche mese (spero quando il covid 19 non ci costringerà più tutti a casa) e ripensare a come tutti abbiamo trascorso questo periodo; di certo, se non avessi dovuto comprimere il tempo da dedicare al lavoro, non sarei mai riuscito ad arrivare ad una produzione di questo genere che per me è importante, anche perché qualche pezzo ha richiesto degli approfondimenti ed il tempo che ho dedicato a ciascuno di essi non è stato marginale.

Credo che gli effetti del covid 19 infergano il colpo definitivo alla mia passione di seguire il calcio. Pur cosciente del fatto che questi risvolti che sto per spiegare siano personali e quindi non interessino particolarmente, mi fanno ritornare al 2006, quando fu l'inchiesta di "calciopoli" a colpire la mia passione per il calcio di serie A italiano ed a spingermi maggiormente a seguire i campionati di altri paesi e le competizioni europee. Il calcio è sempre stato nel mio DNA e non me la sono sentita di abbandonarlo, perché dopo averlo praticato per molti anni mi procura sempre quell'effetto per il quale, quando vedo un campo e qualcuno che corre attorno ad un pallone, non riesco a non farmi coinvolgere; però - personalmente - gli accadimenti di quel 2006 hanno avuto su di me un impatto dirompente e, a torto o a ragione, mi hanno fatto elaborare il concetto che - indipendentemente da ragioni o torti - ci fossero diverse squadre che abitualmente cercassero di ottenere dei favori e mi accorsi che, mio malgrado, questo non era il mio modo di concepire questo sport.
Per altro, sono assolutamente convinto che gli aspetti non chiari coinvolgano allo stesso modo anche gli altri paesi o le competizioni di maggior richiamo, perché - come forse stiamo vedendo anche in questi giorni - l'aspetto del business prevale nettamente su quello sportivo; diciamo solo che è stato un volersi creare un alibi personale per continuare a seguire la passione e, come un amante che cede a certi compromessi abbagliato - appunto - dalla passione, ho seguito la strada del cuore ed anche grazie alla possibilità offerta dai mezzi televisivi, ho potuto appagare i miei bisogni.

In questi due mesi credo che tutti noi abbiamo avuto più tempo per riflettere e probabilmente, a causa della situazione che stiamo vivendo, queste riflessioni hanno avuto come soggetto degli argomenti più cupi che positivi (almeno per me è stato così) e la totale mancanza di calcio e, per altro, di ogni altra manifestazione sportiva, mi ha dato modo di valutare i comportamenti dei protagonisti e di chi ha davvero in mano le sorti di questo sport che sarebbe meraviglioso, che tutti amiamo e che così profondamente è parte di noi: delle nostre gioie, delle piccole sofferenze, della possibilità di condividere con chi ci sta intorno un numero enorme di emozioni - ancora - umane.
Ebbene, la risultante di tutto ciò è che mi sembra evidente che manchi proprio questa umanità e che, a distanza di 14 anni dalla prima - parziale - delusione, ne stia arrivando un'altra più cocente e profonda che certamente influirà sulla mia passione. Mi sento come nel libro "l'arte di amare", nel quale Fromm ben dettagliava che chi ama veramente lo fa senza bisogno di attendersi in cambio lo stesso amore: penso di essere stato, fino ad ora, un amante di questo tipo e che, nonostante questo, la mia amata abbia comunque seguito altre promesse. Forse mi ritroverò, come un tempo, alla domenica su qualche campo di provincia a seguire il calcio dei dilettanti.

E' alla luce di tutto questo che insisto sul punto che la mia vena di scrittura qui sia esaurita.
Questa mattina ho letto gli articoli pubblicati negli ultimi giorni, trovandone molti interessanti e visibilmente frutto di ricerche e approfondimenti oltre che del necessario ingrediente che è - a mio avviso - insito nella definizione stessa di VivoPerLei: l'amore per una squadra e per questo sport. Il mio stato d'animo, purtroppo, non mi fa produrre nulla che sia comparabile (almeno per il momento) e questo mi provoca una certa frustrazione che non riesco a non esternare.

Ho sempre sostenuto che solo gli stolti non cambiano mai idea, perché ci possono essere delle realtà che oggettivamente si modificano e che le motivazioni alla base di una convinzione ne debbano tenere conto.
Circa un mese fa scrissi un pezzo che parlava di emozioni che ho vissuto assistendo a Liverpool - Atletico Madrid e quello che mi auguro è che si ritorni a quella partecipazione e che questo amato gioco riprenda ad inviare messaggi come quella serata.
In attesa di questo, resto in ascolto.