Il Pioli visto ieri nel dopo-partita fa temere davvero una riedizione del Black January 2023 ovvero di quel filotto di match che, a partire da Milan-Roma 2-2, ha compromesso una bella fetta della stagione rossonera. Il tecnico rossonero non sembrava aver capito cosa era successo nei minuti intorno al quarto d'ora della ripresa. Per quanto Pioli l'abbia vista diversamente, il Milan aveva le testa infestata dal Tottenham e, paradossalmente, proprio il pressing altissimo e scientifico di Sousa aveva funzionato da utile distrazione per tutta la prima fase.

Il Milan era stato messo in campo senza interditori di ruolo, quanto meno nella zona centrale del campo, visto che Bennacer e Krunic non lo sono, mentre Hernandez e Saelemaekers erano sulle fasce pronti a scalare. Pioli pensava al pressing alto di Sousa e, quindi, contava su Bennacer e Krunic per far salire la palla oltrepassando la fitta cortina di disturbo della Salernitana. In effetti, gli avversari erano scesi in campo per giocarsela col tutti-avanti-tutti-dietro ovvero con mezza squadra in pressing altissimo, ma pronta a ritornare subito in difesa per intasare il campo dalla propria trequarti in giù.

La tattica di Sousa era dispendiosa dal punto di vista fisico e mentale, ma è stata efficacissima per tutta la prima fase, anche perché era arricchita da una mossa che il tecnico rossonero non aveva previsto. I cavallucci marini aggredivano scientificamente e ossessivamente i possessori di palla rossoneri quando erano rivolti verso la propria porta. Il rossonero di turno faceva scorrere la palla indietro convinto di averla nel suo controllo, ma così facendo lanciava spesso l'avversario verso la porta di Maignan. Questo, peraltro, è avvenuto per tutta la partita e ne hanno fatto le spese in tanti.

Bennacer sulla fascia ha innescato l'occasione di Kastanos, e Thiaw ha lanciato Dia. In entrambi i casi, Maignan è stato bravo a chiudere restando in piedi fino alla fine. Nel secondo tempo, inoltre, lo stesso Maignan ha regalato una palla, perché aveva davanti a sé solo compagni con l'avversario incollato alle terga come carta moschicida. Il neo-entrato Florenzi, poi, si è fatto bere da Bradaric che arrivava come se scivolasse lungo un toboga.

Quando è iniziata la ripresa, in ogni caso, il Milan era in vantaggio, perché i cavallucci marini hanno respirato un attimo troppo presto e sono stati trafitti da una torsione di testa di Giroud nonostante credessero di averlo chiuso in una gabbia.

Il Milan sembrava controllare il match, anzi era a tutti gli effetti in pieno controllo del match perché gli avversari davano l'impressione di aver già dato il meglio. E forse era proprio così. Ma se per tutti i primi 45' era stata la stessa Salernitana a tenere alta la concentrazione del Milan, Pioli compreso, ora il Diavolo vedeva illuminarsi sempre di più i ricordi della bellissima serata di Londra... Pioli compreso. Harrod's lampeggiava con le sue scale mobili e con la sua ricca, chicchissima caffetteria. Il Golden Eye portava i rossoneri in alto... sempre più in alto fino alla vertifinosa panoramica di quella metropoli che, secondo il Dr. Johnson, può stancare solo chi è stanco della vita. Il Big Ben ipnotizzava il Diavolo coi suoi celebri rintocchi. Dall'alto di Trafalgar Square, l'ammiraglio Nelson sembrava benedire Pioli quale nuovo grande condottiero di quel vasto e periglioso pelago che è il calcio europeo.

Poi quelle visioni sfavillanti sono scoppiate nelle mani di tutto il Milan, come il mappamondo fra le mani di Hinkel nel film di Chaplin, giocatori compresi. Il segnale dello sbraco lo aveva dato proprio Pioli.

Non mancava molto al quarto d'ora della ripresa, quando Pioli ha impostato uno stranissimo triplo cambio contemporaneo che qualcuno, molto correttamente, ha paragonato a quelli delle amichevoli estive, quando nella ripresa si dà spazio anche a chi è destinato a prestiti o cessioni. Ibra, ancora legnoso, avrebbe dovuto sostituire l'elastico Giroud, che aveva segnato e sembrava in palla. Origi, fino a oggi apparso fuori dagli schemi, doveva sostituire Leao, irritante quanto si vuole, ma che teneva dietro la difesa campana con la sola presenza. Diaz, stanco, avrebbe lasciato il posto a De Ketalaere.

Ciascuno dei cambi, singolarmente preso, ci sarebbe stato, ma il tris, effettuato contestualmente, era ad altissimo rischio in una partita col risultato ancora in bilico.

Il tecnico, che i recenti ricordi londinesi spingevano a credersi un Padreterno, stava dando il segnale del tutti a casa a una squadra che gli stessi ricordi londinesi spingevano a considerarsi il dream team dei Padreterni. Forse il Milan non è stato favorito da un certo ritardo nelle sostituzioni, ma è un fatto che la sola presenza dei 3 nuovi a bordo campo ha avuto un effetto psicologico disastroso.

Il diffidato Giroud dava il via alla danse macabre facendo fallo a centrocampo per guadagnarsi l'ammonizione che gli avrebbe consentito di saltare l'Udinese e non Napoli-Milan (anche se a Udine sarà difficile quanto a Napoli, vabbè...). A destra spariva anche l'interdizione puramente formale di Brahim Diaz, già sotto la doccia prima della sostituzione. Si apriva un'autostrada, quindi. Dal canto suo, Tomori aveva rinunciato a rientrare perché tanto... la partita era vinta.

Insomma, avanzavano a tutto gas 4 cavallucci marini, quasi increduli di tanta manna, contro 3 rossoneri. Saelemaekers andava a destra sul portatore di palla, correttamente Kalulu si allargava sull'avversario più vicino a quel portatore di palla, per cui a Thiaw restava col cerino in mano contro 2 avversari. Avrebbe dovuto fare come Kalulu, cioè portarsi a destra su Dia in posizione di centravanti, affidando a Dio la marcatura di chi gli sarebbe rimasto dietro. Essendo nella giornata peggiore da quando è diventato titolare, sceglieva di fare il contrario, aprendo inevitabilmente la difesa. Quello di Thiaw era l'ultimo, il più evidente, di una catena di errori del cactus, iniziato con la fantasiosa decisione del mister sui cambi.

Sul pareggio, non ci sarebbe stato nulla di male a decidere diversamente sulle sostituzioni. Pioli ha scelto di farle tutte lo stesso. La sensazione è stata che il mister fosse già negli spogliatoi.

E qui arriviamo all'arbitraggio, inteso come prestazione collettiva del direttore di gara e del VAR. Fino al pareggio, il signor La Penna aveva arbitrato senza infamia né lode sciorinando una prestazione normale. Nel momento in cui la Salernitana prendeva il pari, tutto l'equipe arbitrale sembrava farsi prendere da uno strano fervore di populismo calcistico, quasi che fosse un proprio sacro dovere consentire agli amaranto di portare a casa il risultato.

E' sembrato che la Salernitana scegliesse à la carte ciò che La Penna dovesse fischiare.

La Penna ha negato un rigore al Milan per un fallo su Hernandez identico a quello di Tomori su Ikoné a Firenze. Quel giorno, il Milan aveva pagato dazio subendo il penalty, ma trattandosi di arbitri diversi, si può anche prendere atto che l'uniformità perfetta fra gli arbitraggi non è di questo mondo. Il VAR non interveniva considerando che il tutto non era un chiaro errore del signor La Penna. Poco dopo, però, il signor La Penna fischiava un rigore di certo meno evidente per fallo su Bennacer. Qui, tuttavia, un contatto c'era, per cui era difficile considerare il fischio di La Penna come un chiaro ed evidente errore arbitrale. Ma questa volta il VAR interveniva e, dopo un check pro-forma al VAR (alla Speedy Gonzales...), il signor La Penna si rimangiava tutto. Avrebbe fatto prima a non rivedere proprio l'azione. La perla di questo signore, in realtà, era un'azione d'attacco rossonera fermata quasi al 90° per un fallo di mano inesistente di Tomori, cui un compagno aveva sparato un tiro sul torso.

Mettiamola su questo piano: l'arbitraggio di La Penna non è stato indecente al punto da attribuirgli le colpe del risultato. Il momento decisivo è stato il tutti a casa decretato incautamente da Pioli nel momento in cui, con tutti i suoi, si sentiva Giulio Agricola reduce dalle vittorie nelle isole britanniche. Certi arbitraggi di Valeri contro i rossoneri sono stati sì davvero negativi. Ecco perché possiamo chiudere qui la questione.

La fregola, tuttavia, di decidere contro il Milan negli episodi dubbi ha lasciato perplessi. Insomma, per paradossale che sia, il Milan è stato tutelato più a Londra da Turpin contro un'autorevole esponente della Premier di quanto lo sia stato da un direttore di gara anonimo contro la Salernitana. Questo, se non altro, dice che in Europa il Milan è tornato a essere trattato con giustizia.

In ogni caso, Stefano Pioli non deve cadere nella trappola del negazionismo, come gli è accaduto dopo Milan-Roma 2-2. Per tutto gennaio non si è perdonato la gestione folle del finale contro i capitolini ed è andato prendendosela con i giocatori o insistendo su scelte sbagliate per dimostrare che... non erano sbagliate.

Pioli deve accettare l'idea di essere fallibile e che ieri sera, al quarto d'ora della ripresa, ha cominciato a dare i numeri. Con lui hanno dato i numeri molti dei suoi. Tanto il primo quanto i secondi si sentivano dei Superman dopo la bella prestazione contro il Tottenham. Non doveva accadere, ma è accaduto e amen!

Da oggi si deve voltare pagina senza somatizzare quanto successo, perché nella vita si sbaglia di continuo ed è importante saper ripartire. E in fondo, se si è vinto un campionato pareggiando in casa contro l'Udinese o a Salerno, si può arrivare in Champions lasciando punti anche in serate come quella di ieri.

Il Pioli di ieri sera, quello del dopo-match, mi ha fatto paura. L'ho visto fuori della realtà come dopo la Roma. Ci ritorni, alla realtà intendo, perché ha nelle mani una squadra che può fare belle cose e, se si ferma a ragionare, è in grado di farla andare benissimo.

Ma a patto di restare ancorato a terra, quindi si ricordi di Milan-Roma e non faccia fesserie. Non ne faccia, mister!

Per concludere, ci congratuliamo con Abate per aver portato la sua under-19 al final four di Youth League a Nyon. Ha eliminato il forte Atletico Madrid dell'ex-compagno Fernando Torres.