Si dice che calcio e rugby siano come due fratelli gemelli che per lungo tempo, costretti a convivere in gioventù proprio come dei consanguinei, si sono mal sopportati al punto da giungere, un giorno, a separare per sempre le loro strade.

Per circa duemila anni, decennio più decennio meno, di giochi concernenti una palla che veniva presa a calci ve n’erano stati diversi, tutti molto vicini a quelle antiche forme di confronto di cui abbiamo trattato nell’articolo precedente. Forme spesso segnate, mettendoci un po’ di zucchero velato, da un approccio marcatamente virile, cosa che le portò a più riprese con l'essere vietate. Tuttavia, queste prime forme germinali di football trovarono ampio seguito, in particolare tra gli studenti collegiali dell’impero inglese. Di come esattamente funzionasse questa sorta di proto-sport, è difficile poterlo descrivere. Probabilmente non ne esisteva una singola essenza, bensì molteplici, ognuna con una propria ricetta che andava a mescolare con propria misura le due focali componenti: l'handling, dal cui nome è facile intendere la vicinanza al moderno rugby, e il dribbling

Al fine di sdoganare questa pratica tanto amata quanto - pare - invisa alle alte sfere per la sua apparente brutalità, d’un tratto si capì che era necessario fare un’unica cosa, quella più ovvia: regolamentarlo. Sì, ma come? Date le due anime presenti all’interno del gioco - anche se ancora fuse tra loro -, quale strada avrebbe dovuto prendere questo primo tentativo di ufficializzazione?

Nel 1848, sullo sfondo di quello che è una delle più prestigiose realtà accademiche del Regno Unito, il Trinity College di Cambridge, alcuni studenti ed appassionati posero le prime fondamenta di quello che sarebbe diventato il football. Nella loro personale versione della magna carta, inserirono quattordici punti molto precisi, in cui si identificò bene come l’handling rugbistico - termine al tempo ancora improprio - e il dribbling calcistico non potessero più convivere. A farne le spese fu la prima di queste due anime, dato che tra questi punti furono posti due divieti draconici: 

  • divieto di placcaggio

  • divieto di usare le mani per afferrare il pallone

Quelle che passarono dunque alla storia come the Cambridge Rules furono un primo prodromo di vera e propria costituzione, ma che rimase così, come dire, chiusa in un cassetto della memoria poco utilizzato per circa un decennio. Fu infatti il 24 ottobre del 1857 che venne fondata la prima vera e propria società di calcio, lo Sheffield Football Club, che sulle regole di Cambridge focalizzò lo sport che voleva praticare.  Ciò nonostante, questo primo tentativo di fare chiarezza aveva - com’è comprensibile - creato del malcontento, in particolare tra i cosiddetti seguaci della Ellis’ way, la via di Ellis. 

Su William Webb Ellis si potrebbe scrivere un’intera saga di romanzi. Personaggio realmente esistito, divenuto un discreto ministro di culto nella sua amata Inghilterra, passato però alla storia per essere però - anche se per alcuni di sola leggenda si tratta -, per essere il primo vero ispiratore del rubgy moderno
Si narra infatti che in una tranquilla domenica del 1823, a Rugby nel Warwickshire, durante una partita di calcio - sempre che si riesca a definire cosa potesse significare al tempo - il giovane William afferrò il pallone con le mani e, correndo come un ossesso per tutto il campo, lo depositò oltre la linea di porta. Lì, secondo alcuni, ebbe luogo la folgorazione che avrebbe portato a porre le prime fondamenta di quel meraviglioso sport, da molti definito come “un gioco da bruti, praticato da gentiluomini”

Com’è facilmente prevedibile, il divieto di usare le mani non fu digerito dai seguaci del mitico Webb Ellis, motivo per cui, nonostante cominciassero a essere diversi i club a voler giocare con le regole di Cambridge, il football faticava ancora a prendere una forma precisa. Come spesso capita nelle dispute infatti, la scissione è sempre e solo l’ultima scelta, che viene presa tra l’altro quasi per disperazione. Tutti, per natura, sognano di portare la propria idea a essere egemonia. Come sappiamo, difficilmente - per fortuna - nella vita le cose vanno così. 

Si giunse così al 1863, il 26 ottobre per essere precisi, momento in cui lo scisma trovò definitiva forma e sostanza. Accadde tutto, manco a dirlo, in una taverna di Londra nei pressi di Great Queen Streat. In tal incontro, si decise di sancire in maniera definitiva come l’uso delle mani fosse vietato, nonché la risolutiva messa al bando dell’hacking, il placcaggio, e degli sgambetti. Le regole di Cambridge vennero votate, leggermente modificate e integrate - vi si inserì un primo progenitore del fuorigioco -, e infine ratificate. Pare che al termine dell’incontro, che io mi immaginò non privo di qualche insulto e magari qualche ebbro spintone - ma è mia personale immaginazione -, i soci favorevoli alla Ellis’ way si alzarono dal tavolo disgustati e se ne andarono. Ci vollero altri otto anni, giungendo così al 1871, prima che anche loro fondassero una propria associazione che, in questo caso, avrebbe solidificato le regole a loro vicine. Chiamarono quello sport Rugby, appunto dalla città in cui, storia o leggenda vuole, William Webb Ellis fece la sua prima cavalcata a meta. 

Tornando alla Football Association, prima vera e propria federazione calcistica della storia, le sue regole basate su quelle iniziali di Cambridge presero il nome definitivo di Sheffield Rules. Ovviamente, tale regolamento fu ritoccato in numerose occasioni, al fine di rendere il gioco scevro di qualsiasi punto di dubbio. Sta di fatto che, da lì, lo sport più amato - almeno da noi - trovò uno sviluppo che a definirlo logaritmico parrebbe un mero eufemismo. Nel 1886 venne fondata infatti l’IFAB, il board che riunisce le quattro federazioni britanniche, cosa che permise al calcio di diffondersi nel commonwealth grazie ai vari mercanti e militari che lo amavano. L’Argentina fu la prima nazione a creare un vero e proprio campionato dopo i britannici - siamo nel 1891 -, a cui il Belgio avrebbe poi fatto seguito. Divenne talmente praticato, che ai primi del ‘900 si ebbe la tentazione di creare delle selezioni nazionali, fatto che fece da acceleratore per la fondazione della FIFA, nel 1904. E, infine, nel 1908 avvenne la definitiva consacrazione: l’iscrizione ufficiale a sport olimpico nella manifestazione internazionale che, guarda caso, si svolse proprio a Londra. 

Cominciò in questo modo la storia, quella ufficiale almeno, del calcio moderno. Cominciò con un conflitto tra fratelli, che è la storia più vecchia del mondo se ci pensate. Una lotta fratricida in cui la coesistenza era impossibile, proprio come è avvenuto a più riprese nella storiografia, così come nella letteratura. Da Romolo e Remo per la storia dell’Urbe, sino a giungere all’omicidio di Amleto padre ad opera del fratello usurpatore Claudio, nella tanto nota opera shakesperiana. 

Sul motivo per cui a vincere la battaglia tra le due compagini sia stato proprio il calcio, è inutile spendere parole. Nessuno potrebbe sancirne le reali linee di demarcazione. Perché, come spesso accade in tali frangenti, il motivo per cui una storia segue un sentiero, piuttosto che un altro, è questione di destino o mero caso, due demoni a cui l’uomo non può far altro assoggettarsi… 

Un abbraccio

Igor Z.

 

Come sempre, un sentito ringraziamento va ai dottori Nava e Mapelli, che con le loro perle ispirano questo umile scribacchino a narrare le sue storie. 

Di seguito, le regole di Cambridge, così come furono messe nero su bianco il 9 dicembre del 1852

  1. Questo club si chiamerà University Foot Ball Club;

  2. Al cominciar del gioco, la palla sarà calciata al centro del campo: dopo ogni goal, il gioco sarà ripreso nello stesso modo; 

  3. Dopo un goal, la parte che ha subito farà ripartire il gioco; le parti si scambieranno, a meno che non sia stato deciso diversamente in maniera preventiva; 

  4. La palla è fuori quando passa la linea delle bandiere sui lati del campo, in tal caso dovrà essere rimessa all’interno; 

  5. La palla è fuori quando ha superato la linea in ogni lato del campo;

  6. Quando la palla è fuori, deve essere rimessa in campo dal punto in cui ha lasciato il campo, non oltre dieci passi, calciandola dentro. 

  7. Goal è quando la palla è stata calciata oltre la linea demarcata dalle bandiere e al di sotto della corda (traversa dell’epoca, nda);

  8. Quando un giocatore prende la palla direttamente con i piedi, la può calciare come può, ma non può correre con essa. In nessun caso la palla può essere toccata con le mani, se non a gioco fermo;

  9. Se la palla è stata passata a un giocatore, e viene dalla direzione della sua porta, egli non la può toccare se uno dei suoi avversari non l’ha toccata, nel caso vi siano meno di tre giocatori avversari tra lui e la loro porta. A nessun giocatore è permesso d’indugiare tra la palla e la porta avversaria;

  10. In nessun caso è lecito placcare un giocatore, spingerlo con le mani o farlo inciampare. Qualsiasi giocatore può impedire a un altro di raggiungere il pallone in qualsiasi maniera che sia in linea che con la regola qui sopra; 

  11. Ogni incontro si decide per maggioranza di goal segnati. 

(firmato)

H. Snow            da Eton
J.C.Harkness     da Eton
J. Hales        da Rugby
E. Smith        da Rugby
G. Perry        University
F.G. Sykes        University
W.H. Stone        da Harrow
W.J. Hope-Edwardes    da Harrow
E.L. Horne          da Shrewsbury
H.M. Luckock     da Shrewsbury