La notizia non dovrebbe sorprendere, era nell'aria da tempo, forse da anni. 
La UEFA potrebbe rinunciare, o quantomeno rivedere in maniera pesante, al sistema delle plusvalenze in chiave di Fair Play Finanziario. O almeno così titolavano alcuni quotidiani online, nella giornata di ieri. Una decisione che, come dicevo poco fa, non giunge inattesa, ma proprio come un fulmine che quando cade, in una tempesta avvistata in lontananza, il suo fragore fa sobbalzare persino i macigni. 
Sul perché di una simile decisione, si potrebbero spendere molte parole ed elencare altrettanti avvenimenti. Citare le famose plusvalenze incriminate della Juventus, sarebbe infatti riduttivo. La cosa nasce molto più a monte. Molto più indietro nel tempo e nelle stagioni che si sono susseguite. 
Prima di andare oltre, però, sarà meglio fare chiarezza su cosa sia una plusvalenza, il loro ruolo all'interno del FPF - Fair Play Finanziario - e perché siano state così tanto chiacchierate in questi ultimi mesi.
E, se me lo permettete, cercherò di essere il più didascalico possibile. 

Che cos'è una plusvalenza?

Una plusvalenza è un valore contabile che aumenta gli utili di bilancio. Si ottiene quando si rivende un bene durevole - il cartellino di un giocatore è proprio questo - a un valore superiore rispetto al suo valore residuo iscritto a bilancio. Al contrario si ha una minusvalenza, ma qua poco importa.
Esempio semplice. Tizio è stato acquistato 3 anni fa per 50 milioni, facendogli firmare un contratto quinquennale. Ad oggi, il suo valore contabile residuo è di 20 milioni e c'è un'offerta di un'altra società che lo vuole acquistare per 70 milioni. Sottraendo il valore residuo a quello d'offerta, la nostra plusvalenza è dunque di 50 milioni (70-20). 

Plusvalenze e Fair Play Finanziario

Secondo il FPF, alle coppe europee partecipano solo le società che, quantomeno, chiudono il bilancio almeno in pareggio o con una perdita contenuta. Se ciò non avviene, non è possibile fare calciomercato e l'iscrizione alle coppe passa attraverso degli accordi di rientro molto precisi, a volte strangolanti e ricolmi di sanzioni (rosa ridotta, mercato fermo ecc.). 
Essendo che le plusvalenze sono ricavi, e dunque aumentano gli utili come detto nel paragrafo precedente, hanno un peso specifico molto importante, in quanto possono permettere alle società di accedere al calciomercato e, soprattutto, di partecipare alle coppe europee. 
Ed ecco che giunge il nodo più spinoso...

Quando le plusvalenze sono fasulle?

Essendo un valore deciso a tavolino, aleatorio, quello del cartellino di un calciatore non si pone su una base scientifico-matematica. Ad oggi è possibile dire se il valore di un giocatore sia spropositato o sottostimato? No, non in maniera ufficiale. Tuttavia, almeno secondo alcune procure e, a quanto pare, anche per la UEFA, alcuni scambi di giocatori avrebbero potuto frodare il Fair Play Finanziario, gonfiando il valore finale delle plusvalenze proprio per rientrare nei parametri. 
In altre parole: falsare il sistema
Ed ecco dunque l'obiettivo della UEFA, anche se per ora solo accennato, di voler rivoluzionare il sistema. Evitare un nuovo caso Juventus - anche se è ingiusto e ironico citare solo questo -, riportare il sistema a essere equo, controllato... giusto. Belle parole, ma come tradurle in fatti? Ed è proprio vero che le società stanno cercando di frodare il sistema? Qui lo dico, qui lo nego: certo che è così, altrimenti non si spiegherebbero tanti scambi dal valore fantascientifico. Tuttavia, anche accettandolo, come si può risolvere la situazione? Ecco giungere il dilemma amletico su cui la UEFA si vuole scervellare.
Plusvalenze o non plusvalenze... questo è il problema!
Quali sarebbero le ipotesi sul tavolo, atte a rivoluzionare l'intero sistema di calciomercato. Personalmente, spulciando un po' quanto riportato da diversi quotidiani, credo che le più realistiche - anche se esagerato come termine - siano sostanzialmente due. 

Addio alle plusvalenze
Sarebbe la soluzione forse più ovvia, quella paventata in passato da diversi esperti del settore vicini alla UEFA. Se le delle plusvalenze non ci si può fidare più, meglio eliminarle, o quantomeno disinnescare il loro effetto a livello di regolamento UEFA. 
Soluzione più ovvia, ho detto, ma non necessariamente fattibile e non priva di rischi. Immagino già diversi soloni che proverebbero a impugnare un simile disegno, portando - anche valide - motivazioni estratte dal diritto societario e internazionale. Senza contare che molte società, soprattutto le medio-piccole, vivono sui ricavi del cosiddetto player trading, ovvero la compravendita di calciatori. Ne sono, o sono state almeno, casi reali l'Udinese, l'Atalanta, il Sassuolo e perfino il Napoli, un tempo. Squadre con poco appeal per quel che riguarda le attenzioni di grandi sponsor e TV internazionali. Senza l'effetto delle plusvalenze, come sosterrebbero i loro bilanci simili squadre? Per giocare in Seria A, meglio ancora in Europa, ci sono molti costi da sostenere e trovare ricavi ordinari per farlo non è così semplice. 
E si giunge così alla seconda, ad oggi fantascientifica, ipotesi.

Razionalizzare la valorizzazione dei cartellini

Qualche paragrafo indietro si diceva che non esiste un sistema scientifico-matematico che possa dare un valore equo, a ogni giocatore. Ad oggi almeno. È possibile che esista in futuro? Nulla è impossibile, ma posso solo immagine le difficoltà di creazione di un simile sistema - e di data analysis credo di intendere almeno un po' -, nonché le fatiche per cercare di validarlo e farlo digerire. 
In due parole: cambierebbe tutto. Per carità, le società potrebbero continuare a scambiare giocatori come fanno oggi, ma le plusvalenze sarebbero di fatto decise a tavolino da questo sistema algoritmico, oltre non si andrebbe. Che effetto avrebbe sul calciomercato, a cui questa piattaforma è principalmente dedicata? Quante polemiche potrebbero emergere, in caso di prevedibili strafalcioni o, comunque, confronti squilibrati? 
In tutta sincerità, non credo sia una soluzione fattibile, ma posso e potrò essere smentito. Non sarebbe la prima volta, anzi. Ma di una cosa sono certo: se mai si arrivasse a cercare di concretizzare una simile ipotesi, le energie da spendere saranno molte, troppe, senza alcuna certezza di risultato. 
Al di là di ciò, spero sempre e comunque, lo spero col cuore, che qualcosa si faccia, e si faccia bene. Se si chiedesse il mio modesto parere in merito, se mi si chiedesse di formulare una mia personale ipotesi, in realtà ne ho già dissertato - forse il termine giusta sarebbe ho annoiato - in passato in questo ambito. In estrema sintesi, io credo che il sistema della compravendita dei cartellini sia al tramonto, o almeno non sia più funzionale, né tantomeno controllabile. 
Auspico che, prima o poi anche se ci credo poco, debba prima o poi essere dismesso. Una riforma radicale tutt'altro che semplice, ma a mio avviso doverosa, a cui si dovrebbe accompagnare un'altra riforma focale come quella del salary cap. Solo così, secondo il mio modesto parere, si potrebbe puntare veramente a ciò cui puntava il FPF ai suoi prodromi: creare un calcio competivo, equilibrato ed economicamente solido. 

Alla fine, speriamo sempre nel futuro, ma la speranza non è altro che il frutto delle nostre azioni presenti e della nostra capacità di progettare il domani, magari qualche cosina di più. 

Un abbraccio
Igor Z.