Permettetemi una dichiarazione a freddo: un mercato del genere non lo avevo mai visto. Intendo dal punto di vista emotivo, agonistico. Giusto per intenderci: va bene le rivalità classiche tra tifoserie e blasoni, ma da quanto leggo e sento in giro sembra che quest’anno il campionato sia partito con un paio di mesi d’anticipo. Unica differenza, non ci sono punti in palio; non ancora almeno. Certo, il mercato può fare punti, ma essendo iniziato da solo qualche giorno - almeno in via ufficiale - aspetterei di capire in quale forma ed entità. Se dovessi descrivere le mie emozioni sportive in questo momento, non saprei esattamente come definirle. Non mi sento deluso. Non mi sento gratificato. Sinceramente non saprei come dovermi sentire in questa fase. Ciò che posso fare, è cercare di capire e analizzare, sempre che le informazioni trapelate dai media abbiano reali fondamenti di verità. 

E partiamo dunque da qualcuna di queste analisi che - qui lo dico, qui lo nego - mi sembrano corroborate da alcuni fatti concreti. 

Partiamo dall’oggetto del titolo di questo post, che definirei molto Carpenteriano - per gli amanti della cinematografia -, ovvero quella che pare essere una vera e propria fuga dalla trequarti da parte di Pioli. 

Nel quadriennio focale dell’allenatore emiliano al Milan, il 4-2-3-1 è stato una sorta di caposaldo della strategia tattica rossonera. Due mediani - poco fisici e più registi, a dirla tutta - e ben tre uomini sulla linea di trequarti. Una tattica in apparenza spregiudicata, ma che in realtà ha dimostrato numerosi punti di forza, almeno per un paio di anni. Inutile dire che questa scelta è stata tra le protagoniste dello scudetto di quasi due stagioni fa. Tuttavia, come tutte le scelte di confine - il 4-2-3-1 lo è - alla fine presenta sempre delle crepe, che possono diventare brecce e infine vere e proprie voragini. Dopo l’addio di Kessie, la quota di muscoli è andata calando perigliosamente, a favore della qualità. Bennacer e Tonali hanno fatto il loro dovere, anche di più, questo è tangibile. Tuttavia molteplici sono state le occasioni in cui la poca densità a centrocampo, con fasce sguarnite causa una propensione offensiva anche da parte dei terzini, ha portato a prendere troppe ripartenze e mettere l’area a rischio. Pioli è sempre stato un prudente. Cambiare modulo in corsa non è nelle sue prerogative, che sia a torto o ragione. Di certo però ha sempre avuto occhi per guardare e una mente per pensare. Laddove hai un mese e mezzo di preparazione di fronte, con un importante ricambio di giocatori - quantomeno prospettato - di fronte a te, pensare di cambiare, di chiudere un ciclo tattico, è di certo lecito. E numerosi sono i segnali in tal senso. 

Partiamo dal primo, avvenuto qualche settimana fa. Brahim Diaz, perno centrale della linea di trequarti, termina il suo prestito biennale al Milan e fa ritorno al Real Madrid, con tanto di rinnovo e prolungamento di contratto, se che i rossoneri facessero niente per trattenerlo. Un po’ anomalo, pensando che Diaz poteva rimanere per una cifra sostenibile e dava la sensazione di trovarsi bene a Milanello.  Secondo aspetto. Sino a poco prima del licenziamento di Maldini e Massara, pareva che il primo acquisto ufficiale della nuova stagione - al netto del già bloccato Sportiello - sarebbe stato Daichi Kamada. Il giocatore giapponese svincolatosi dal Francoforte sarebbe stato preso per la sua precisa caratteristica di essere un attaccante molto offensivo, o appunto un trequartista. Vuoi perché possegga passaporto extra-comunitario laddove il Milan ne possa avere solo due in squadra - di cui uno slot occupato dall’appena arrivato Loftus-Cheek -, vuoi che ci fosse qualcosa sotto sul cambio di modulo, questo trasferimento già fatto sulla carta è stato bloccato. E probabilmente non si riattizzerà. Terzo. I nomi che ora orbitano tutti nella nuvola rossonera, oggetto di trattativa, riguardano prospetti tutt’altro che adattabili all’attuale modulo. Facciamone qualcuno: Pulisic, Chukwueze, Reijnders, Gravenberch ecc. ecc. Basta dare un’occhiata alle loro schede, alle loro statistiche - non perdetevi settimana prossima il secondo articolo su Moneyball - per comprendere come siano ali, mezz’ali o comunque esterni d’attacco. Non un solo trequartista. Non uno. Tutti nomi che invece rientrerebbero papabili per un 4-3-3.

Ora, detto ciò, le cose sono due: o il Milan sta tenendo sotto traccia trattative di tutt’altra natura, oppure… oppure qui c’è qualquadra che non cosa, come dicono i millennials. A vedere bene, ormai la cosa mi sembra palese, sempre che il Milan non faccia improvvisa marcia indietro. Che ne penso su tale cambiamento? Detto sinceramente: e io che ne so? Perdonatemi, ma dal punto di vista tecnico sono l’ultima persona da prendere in considerazione. Sul 4-3-3 so giusto come si posizionano gli uomini in campo, ma per quanto riguarda il resto è meglio che vi rivolgiate altrove. 

Scherzi a parte, c’è un quarto punto che vorrei approfondire rapidamente. CDK. Il tanto vituperato acquisto fatto da Maldini e Massara solo una stagione fa, tanto annunciata promessa che tale è rimasta - almeno per ora - che fine farà di fronte a una simile prospettiva? Facile è prevedere che la sua già fragile posizione all’interno della rosa si frantumerebbe del tutto. E che cosa si potrebbe fare in tal senso? Cambiarlo di ruolo? In realtà il caro Charles ha già provato a giocare sia come punta, così come ala di destra. Provare a risintonizzarlo su tale frequenza potrebbe essere un’idea? Tentar non nuoce come si dice in gergo, ma di certo Pioli avrebbe bisogno di maggiori certezze, almeno di partenza. Si può invece escludere una sua cessione in questa finestra di mercato. Per evitare una minusvalenza, il Milan dovrebbe incassare quantomeno venticinque milioni, cifra che in questo momento, dopo la stagione conclusasi come tutti sappiamo, mi sembra pura utopia. Detto ciò, continuerò con interesse a monitorare la situazione, perché questo CDK è per me un enorme punto di domanda e non in senso totalmente negativo.

Concluderei tornando per un secondo sulla gestione di mercato del Milan, rivolgendomi in particolare ai miei fratelli d’anima rossonera. Quanto sta accadendo sta lasciando basiti molti di noi, per essere teneri con i termini. Sento molti che aspettano un singulto, una mossa, una qualche reazione che possa riportare un po’ di entusiasmo tra le fila. In tutta sincerità, non mi aspetto nulla di tutto ciò. E non perché definisca l’attuale dirigenza incompetente - per dare simili giudizi si aspetta la fine, sempre -, ma perché la linea d’investimento presa dal Milan è stata tracciata da tempo, e senza troppi segreti. Investire su profili giovani, con buone doti, alte possibilità di prendere il volo - si spera almeno -, a prezzi contenuti e che possano essere idonei al gioco del proprio allenatore. Ah, dimenticavo: che possano essere rivenduti al doppio o al triplo del prezzo di acquisto dopo qualche anno. È una strategia sbagliata o fredda? No. Lo fanno tutte le grandi società d’Europa. Tuttavia, che ci vada bene o meno, questa è la linea d’azione. Non possiamo fare nulla per cambiarla. A pensarci bene, è stata con un’ottica simile che si è vinto un campionato. Qualcuno aveva sentito parlare di Tomori, Kalulu, Hernandez prima del loro approdo al Milan? Suvvia siamo sinceri. Ciò a dimostrare che può funzionare, anche se è un lavoro arduo e accende ben poco gli animi. Passerò per aziendalista - e lo sono per deformazione professionale, diamine -, ma tant’é. Ciò che più conta, per quanto mi riguarda, non è la strategia in sé, quanto invece che sia certa, ben tracciata e programmata, nella testa di chi l’ha sposata e la porta avanti. 

È ancora presto per dare giudizi. E se ce ne sarà bisogno li vomiterò fuori solo alla fine. 
Un abbraccio

Igor Z.