Che l'Italia non sia un paese per giovani lo si era capito da tempo. In molti settori, tra cui il calcio, per emergere bisogna attendere pazienti il momento giusto indipendentemente dalle capacità. Per alcuni il giovane rappresenta un apprendista che può solo imparare in allenamento, mentre per altri puntare sui giovani risulta quasi uno spot, una scelta mediatica da lanciare in campo allo sbaraglio. In questo turbinio di conservatori e finti progressisti i giovani vengono esaltati e delusi, vivendo i dubbi delle proprie capacità. Il risultato è che in molti casi i giovani non reggono la pressione abbandonando i propri sogni e ambizioni a causa di personaggi che ne decidono le sorti, di "capi" che vivono l'estasi di una delirante onniscienza.

Queste persone tradiscono i proclami di vite spese nella gavetta, nei sacrifici con l'arroganza di decidere le sorti altrui. Se è vero che qualcuno deve decidere, che lo si faccia in modo oculato, puntando sulla fiducia nel giovane e nelle sue capacità. Negli anni abbiamo visto molti giovani "lanciati" dai nostri allenatori, giovani che hanno ben figurato in piccole realtà e raramente in grandi clubs. Il capostipite dei nuovi golden boys fu Mario Balotelli, talento straordinario e personalità che gli hanno permesso di esordire ed essere determinante per l'Inter di Mancini. La strapotenza di Balotelli hanno reso la vita facile a mister Mancini che in un momento di penuria in attacco lanciò il ragazzo della primavera con successo. Più recentemente un'altra grande come la Juventus ha lanciato, per necessità, due giovani come Miretti e Fagioli con ottimi risultati.

Questi esordi di giovani, come anche altri casi, hanno in comune un unico filo conduttore: la mancanza di alternative. Causa infortuni dei "titolari" questi giovani hanno trovato spazio e mostrato il loro talento dimostrando che l'età e la fame possono essere un vantaggio. Il mister Allegri ha sventolato in TV i propri meriti per aver dato spazio a giovani ventenni, non proprio teenager, ed è giusto ma ad onor di cronaca non ha alternative. La Juventus ha puntato su una linea verde forse per necessità, per futura austerità ma in ogni caso è l'unica squadra a schierare giovani con costanza in A tra le big. E le altre? non hanno un settore giovanile? Certo che si, basti pensare che la squadra campione d'Italia primavera è l'Inter. La maggior parte delle squadre dilapidano il proprio patrimonio di giovani in favore di affermati trentenni dal fiato corto e dalla pancia piena. Quindi di Domenica in Domenica rivediamo il caro vecchio Ibra che mi accompagna dagli anni del liceo o i quasi quarantenni Dzeko, Pedro, Candreva etc. con panchine e tribune piene di giovani.

Oltretutto, questi esperti giocatori vengono ritenuti da allenatori, stampa e tifosi quasi dei totem, l'ultimo spiraglio di salvezza per le loro squadre. Contenti loro! Io credo invece che si debbano creare nuovi totem da affiancare a loro, così da avere nuovi leader per le nostre squadre. Bisogna dare spazio a giovani talenti senza caricarli di pressioni inutili e dandogli giusti spazi non relegandoli ai canonici 10 minuti a fine partita. Si dovrebbe trovare il coraggio di schierare e tifare questi giovani, perdonando anche qualche errore o sconfitta utile alla loro crescita. Se i giovani crescono, anche la squadra migliora e a fronte di un anno fallimentare ne avrà molti di successi. Anche perchè schierare esperti calciatori affermati non assicura la vittoria, anzi! Basti vedere quanto succede all'Inter, squadra con media età altissima che perde punti sotti i colpi di giovani di belle speranze. Voglio pensare che ci sia un dio del calcio a punire l'Inter, che vende i suoi ventenni e che viene punita dai giovani Baldanzi, Maldini e Fagioli, quasi ad indicare il peccato originale dei nerazzurri. L'Inter infatti potrebbe schierare Asllani, Fabbian, Oristanio, Satriano, Colidio ma preferisce mandarli a fare esperienza (fino a quando?) puntando su giocatori più esperti. Tutti questi ragazzi non conoscono cosa sia calcare il prato di San Siro, non sentono la fiducia, come si può pretendere siano il futuro dell'Inter e del calcio?

Questi ragazzi avrebbero potuto giocare 20 minuti a risultato acquisito assaporando l'ambiente Inter e invece Inzaghi gli ha preferito i partenti Gagliardini e D'ambrosio. Le difficoltà dei giovani nel raggiungere la massima serie è forse la causa maggiore di penuria di giocatori, specialmente attaccanti, per la Nazionale. La mancanza di Bomber italiani è assolutamente allarmante! sfogliando le rose di serie A e B si trovano a fatica giovani attaccanti italiani. Basti pensare che la classifica marcatori di serie A vede Zaccagni ed Immobile figurare tra i primi 10 bomber della serie A. Per i giovani italiani è difficile competere con colossi provenienti dall'estero, gli allenatori si affidano ad attaccanti strutturati facili da allenare e da "sgrezzare". Il problema principale è proprio negli allenatori riluttanti a cambiare moduli e ancor meno ad educare calcisticamente un giovane. Purtroppo ci si attacca troppo ai trofei, li si usa come barricate dietro cui nascondere le proprie lacune tattiche ma ancor di più caratteriali. Dovremmo iniziare a rivedere il concetto di vincente nel calcio, dove i trofei sono annuali ed ogni anno qualcuno deve pur vincere. I veri vincenti sono coloro che contribuiscono negli anni alle vittorie, che educano e allenano nuove generazioni di calciatori così da garantire il prosieguo di un ciclo vincente. Spero ci sia da parte di calciatori esperti, dirigenze e soprattutto allenatori maggiore umiltà ed attenzione ai giovani, che si dia spazio a chi rappresenterà il nostro futuro calcistico. Il coraggio è sempre una base solida su cui costruire un futuro migliore.