Da ormai 15 anni seguo il calcio, soprattutto quello giovanile, cercando di scoprire talenti e future stelle.
Negli anni ho spesso sbagliato credendo fortemente in giovani rivelatisi poi non all'altezza del calcio dei grandi, in altri casi ci ho preso e ammirato questi giovani diventare uomini. Dopo 15 anni mi sono fatto delle idee sul perché una percentuale molto bassa di "canterani" riesce ad emergere e prendersi la scena in serieA. Le cause ovviamente sono molteplici e toccano tanto la sfera fisica quanto quella psicologica del singolo giocatore, ma anche un grave problema strutturale e sociale del nostro calcio contribuisce fortemente.
I giocatori che si susseguono in Primavera presentano spesso caratteristiche simili a livello fisico ed atletico, troviamo difensori dalla grande stazza fisica, centrocampisti sempre più fisici che tecnici, seconde punte rapide e numeri 9 alti e discretamente tecnici.
Per grandi linee quindi troviamo caratteristiche compatibili con un calcio professionistico, figure che ben si inquadrano in una squadra di serie A, quantomeno di medio bassa classifica. Se il fisico aiuta, in molti casi, la tecnica lascia a desiderare. La maggior parte delle squadre a livello giovanile prediligono un calcio fisico, fatto di contrasti e lenta costruzione del gioco, sviluppo sulle fasce o al massimo qualche appoggio sulle punte.
Oggigiorno è sempre più raro vedere costruzioni a 1-2 tocchi, dribbling e passaggi illuminanti degni dei migliori Baggio e Totti, si cerca sempre un passaggio "giusto" senza rischiare molto. Sembra quasi i giovani vivano un timore di sbagliare un passaggio o di perdere la palla, neanche contemplando l'idea ambiziosa di saltare l'uomo o smarcare un proprio compagno. Mi sono quindi chiesto se forse ai giocatori giovani attuali manchi qualcosa a livello tecnico rispetto agli illustri predecessori. Ovviamente non è facile paragonare giocatori di epoche differenti ma sono giunto alla conclusione che non può esserci tanta differenza, non può essere un problema tecnico, questi giovani hanno qualità e possono fare di più. Se a livello tecnico ci sono le capacità, forse a livello mentale ci sono dei freni che impediscono ai giovani di rendere al 100%.
Siamo stati tutti 18enni, conosciamo il dramma dopo ogni piccolo fallimento, quella insensata capacità di complicare le cose che si rivelerà banale con il senno di poi. In tal senso, gli adulti dovrebbero capire i più giovani, guidarli attraverso anni turbolenti senza pretendere una crescita rapida. Gli allenatori dovrebbero essere meno legati ai risultati ed avere come unica missione, quella di formare nuovi calciatori, ognuno diverso, unico nel suo modo di giocare e non soldatini a cui impartire ordini o da telecomandare sul campo. Dovrebbero tutti seguire allenatori come mister Alberto De Rossi, calmo e attento a seguire sempre con orgoglio i suoi ragazzi che liberamente esprimono un gioco corale pur mantenendo le proprie caratteristiche.
L'allenatore deve ovviamente capire come schierare i ragazzi, rispettarne le caratteristiche prima di pensare al modulo, se hai un trequartista devi sfruttarne la fantasia e non relegarlo sulla fascia.

Se a livello Primavera bisogna mettere in condizione i giovani di esprimersi al meglio, nel calcio professionistico si deve avere coraggio e capacità di dare spazio a questi giovani. Soprattutto i top clubs, dal decennale rendimento fallimentare, dovrebbero puntare sui propri giovani anziché andare a strapagare "marcantoni" dall'estero con cui vincere uno scudettino con prestazioni orribili risolte dalla fortuna il più delle volte. Inoltre, la compravendita di giovani per sistemare i bilanci oltre che eticamente orrenda dovrebbe essere sanzionata, magari con 10-20 punti di penalizzazione (ve lo dico da interista!). La cosa che più mi preoccupa nel calcio italiano è vedere in panchina quasi 40enni godersi l'ennesima stagione ed un lauto stipendio invece di aggregare giovani a cui far assaggiare il clima da stadio. La scusa del "devono andare a giocare" ormai non regge più, in serie B si predilige sempre più puntare su 30enni (basti vedere la classifica marcatori) e puntare a vincere, che poi vorrei sapere cosa!?

C'è tanto lavoro da fare per cambiare questo calcio e molto possiamo fare noi tifosi e soprattutto la stampa. Pretendiamo la presenza di giovani e svecchiamo la serieA, non abbiamo bisogno di 40enni a caccia di record se non funzionale alla crescita dei giovani. Cerchiamo di essere pazienti con i giovani e lasciamoli crescere senza tante aspettative, confidiamo nelle qualità tecniche. Di giovani interessanti ce ne sono, da Baldanzi a Casadei, da Miretti a Degli innocenti, da Ambrosino a Samele, aiutiamoli a crescere e supportiamoli sempre e senza esaltarli più del necessario, ci vuole sempre equilibrio.
Nel calcio come in tutti i settori svecchiamo, diamo spazio ai giovani, mettiamo alla porta chi teme la competizione dei giovani, chi si sente minacciato da chi dovrebbe essere l'erede, chi non riesce a vedere il futuro perché frustrato in un mediocre presente.