In tutta Italia, negli ultimi decenni, probabilmente centinaia di nonni hanno raccontato ai loro nipoti, come era il calcio, ai loro tempi. In tutte le storie, però, quasi sicuramente, è stata citata una tragedia, un episodio che è rimasto nella mente di tutti gli appassionati di questo sport per molti anni ed è stato capace di unire intere tifoserie. L’episodio del quale sto parlando è conosciuto da tutti come la “Tragedia di Superga”. In questo incidente rimasero vittime decine di persone del Torino, o meglio del “Grande Torino”. Buona lettura!

Negli anni ’40, nel campionato italiano, dominava una sola squadra, incontrastata, invincibile ed imbattibile. La squadra del quale sto parlando, come si è ben capito era il Torino. Quest’ultimo era stato capace di vincere cinque campionati consecutivi, nel periodo, durante il quale l’intera penisola era martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale, che terminerà solo nel 1945. I cinque anni, nei quali il Grande Torino vinse tutto andarono dal 1942-1943 al 1948-1949. Il capitano di questa squadra era Valentino Mazzola, che proprio durante un’amichevole tra Italia e Portogallo, insieme al capitano del Benfica, Francisco Ferreira, aveva organizzato una partita, che sarebbe andata in scena il 3 maggio 1949. La gara, oltre al fine di emozionare migliaia di persone, aveva il compito di raccogliere dei soldi, che venivano proprio donati al capitano della squadra portoghese, che versava in una situazione economica disastrosa. Il mese di maggio era arrivato e l’intera penisola era caratterizzata da un caldo torrido e le spiagge, si stavano pian piano ripopolando. Regnava la felicità in tutta Italia, anche grazie alla recente fine della sanguinosa guerra. L’intera rosa granata era pronta a decollare in direzione Lisbona, per l’appunto, il luogo nel quale si sarebbe tenuta la sfida. Non tutta la squadra e la dirigenza prese parte a questa trasferta infatti, alcuni componenti dell’organico del Grande Torino, furono costretti a rimanere a casa, a causa di infortuni o scelte tecniche; le persone delle quali, sto parlando sono: Sauro Tomà, che si era infortunato al menisco durante la stagione ed era ancora fermo ai box; Renato Gandolfi, che era il portiere di riserva; Luigi Giuliano, cioè il capitano della Primavera e figura importante in prima squadra, acciaccato dall’influenza ed anche il presidente del Torino, ovvero Ferruccio Novo non prese parte al viaggio perché anch’esso era influenzato. La partita tra Benfica e Torino terminò sul risultato di 4-3, in favore dei portoghesi e la gara fu caratterizzata da tanto spettacolo.

Il giorno seguente, era programmato il viaggio di ritorno, nel quale c’era uno scalo a Barcellona. Il velivolo, guidato dal colonnello Meroni, decollò circa alle 10:00 e l’atterraggio in Spagna, avvenne con successo alle 13:00. Erano le 14:50, quando l'I-ELCE, ovvero l’aereo era prossimo a decollare con destinazione l'aeroporto di Torino. La rotta, che sarebbe stata seguita, comprendeva il sorvolo dei seguenti luoghi: Tolone, Nizza, Albenga, Savona. Proprio quando si trovava sopra quest’ultima città, il velivolo virò verso nord, in direzione Torino, dove il tempo non era affatto soleggiato, ma bensì pessimo e scandito da una pioggia fitta e da tantissimo vento e vi si prevedeva di arrivare in una trentina di minuti. A questo punto, mancavano circa trenta minuti all’atterraggio nel capoluogo piemontese. L’ultimo contatto con la torre di controllo avviene alle 16:59, quando il pilota dice che si trovavano sopra a Pino Torinese, luogo a sud est della città ed in seguito, avrebbero attraversato Superga, per poi atterrare.

Il pilota si stava allineando alla pista di atterraggio, convinto di avere alla sua sinistra Superga, cioè un colle, con sopra l’omonima basilica. Erano le 17:03 del 4 Maggio 1949, quando l’aereo si schiantò proprio contro il colle di Superga, che il pilota ha potuto vedere soltanto all’ultimo, complice la fitta nebbia e lo ha colpito in maniera frontale, non lasciando scampo a nessuno dei 31 passeggeri a bordo. Alle 17.05, la torre di controllo chiede informazioni al pilota via radio, ma non si sentirà nessuna voce, ma soltanto la pioggia che batteva sul terreno.

I funerali di tutti i deceduti andarono in scena il 6 maggio presso il Duomo di Torino, luogo simbolo della città piemontese. A questo tristissimo e memorabile evento erano presenti ben 600.000 persone, che occupavano tutte le strade della città, per salutare quei campioni, che li avevano fatti esultare festeggiare, commuovere….
A Torino, regnava un silenzio assordante, la pioggia aveva cessato di smettere, ma il terreno veniva bagnato dalle migliaia di lacrime dei presenti. Al funerale, vi erano anche volti noti sia della politica, che dello sport. I volti noti erano tanti, anzi tantissimi, tra questi spiccavano Giulio Andreotti, che rappresentava il Governo italiano ed Ottorino Barassi, che all’ora era il presidente della federazione italiana giuoco calcio, nota con il nome di FIGC. La camera ardente si svolse a Palazzo Madama, ovvero l’ex residenza del re, che si trovava nel punto centrale della città, precisamente in Piazza Castello.

Per ultima cosa, vorrei ricordare ogni singola vittima sia i calciatori, che la dirigenza, passando per l’equipaggio ed i giornalisti presenti in quel tragico incidente, nome per nome: Bianciardi Cesare; D’Inca Celeste; Meroni Pier Luigi; Pangrazzi Antonio; Casalbore Renato; Cavallero Luigi; Tosatti Renato; Agnisetta Arnaldo; Bonaiuti Andrea; Civalleri Ippolito; Cortina Ottavio, Egri Erbstein Ernest; Lievesley Leslie. Poi i calciatori, ovvero: Bacigalupo Valerio; Ballarin Aldo; Ballarin Dino; Bongiorni Emilio; Castigliano Eusebio; Fadini Rubens; Gabetto Guglielmo; Grava Revelli Ruggero; Grezar Giuseppe; Loik Ezio; Maroso Virgilio; Martelli Danilo; Mazzola Valentino; Menti Romeo; Operto Piero; Ossola Franco; Rigamonti Mario e Schubert