"Ho conosciuto il silenzio
delle stelle e del mare,
il silenzio dei boschi prima che
sorga il vento di primavera.

Il silenzio di un grande amore,
il silenzio di una profonda pace dell’anima
Il silenzio tra padre e figlio
e il silenzio dei vecchi carichi di saggezza"


Recitava così la poesia scritta dal poeta statunitense Edgar Lee Masters, che in pochi versi é stato capace di racchiudere il vero significato del silenzio, che secondo la definizione del dizionario é l'assenza di rumori, di suoni e di voci in un ambiente o in una determinata situazione. L'autore americano ha elencato alcune situazioni della vita, nelle quali può subentrare il silenzio, che in alcuni casi può anche essere associato ad alcuni aspetti positivi della quotidianità. 

La situazione, che stiamo vivendo ormai da mesi, a mio parere, può essere anche racchiusa con la singola parola silenzio. Poiché, é proprio il silenzio, che aleggia nelle città, le cui piazze e vie sono completamente vuote e caratterizzate dalle disarmanti serrande abbassate di negozi, hotel, bar e ristoranti. Questo silenzio si propaga in tutto lo stivale ed arriva persino in luoghi, in cui il silenzio non ha mai prevalso. Quei luoghi, nei quali solitamente prevalgono i cori dei tifosi o le urla dei bibitari, che attraversano le tribune durante le partite, cercando qualche sostenitore intento a comprare lattine di birra o coca cola. I luoghi di cui sto parlando sono proprio gli stadi, che se ce li immaginiamo per un istante, li vediamo pieni di tifosi, che hanno tutti in comune una fede, un legame inscindibile, che li lega indirettamente ad una squadra, o meglio, ad una città. 
Il nostro campionato
, come tutti gli altri nel resto di Europa, é ripartito, ma lo sfondo adesso é ben diverso da qualche anno fa. Nelle partite trasmesse in televisione, dalle varie emittenti televisive, vengono raffigurate le tribune spoglie ed i seggiolini colorati, che assomigliano a persone e fanno da spettatori ad un triste e inedito spettacolo, che non viene circondato dalle grida, dalla gioia o dalla tristezza dei tifosi, ma bensì da un assordante silenzio, che governa in qualsiasi angolo dello stadio.
All'inizio di questa stagione, il Governo era stato favorevole ad una parziale apertura ed occupazione degli stadi, poiché era stato deciso di ammettere almeno mille spettatori. Queste persone, pur essendo un numero esiguo, stavano tornando a farci rivivere determinate emozioni, che avevamo accantonato da tempo, ad esempio la bellezza di un applauso per una grande giocata o il comprensibile disappunto per una pessima prestazione.
Tutte queste emozioni, però, visto il nuovo e disarmante aumento dei contagi, ha portato il Governo a optare nuovamente per una più che plausibile chiusura totale degli stadi, che hanno riperso la loro naturale felicità e la gioia, che stavano pian piano cercando di riacquistare. 

Probabilmente, questa situazione incide, in parte, anche sul rendimento di alcuni calciatori. In particolar modo, gli atleti, capaci di esaltarsi grazie al fondamentale apporto del pubblico, che anche attraverso delle grida di disappunto, fa aumentare la voglia di questo tipo di giocatori. Allo stesso tempo, però, in questa triste situazione, in parte, trovano giovamento i ragazzi più giovani, che non avendo pressioni dai tifosi, sono liberi di giocare in serenità, esprimendo tutte le loro abilità e la loro tecnica. 

Oltre a tutto questo, si aggiungono le migliaia preoccupazioni, sia in ambito lavorativo che sociale, che affliggono milioni di italiani, che cercano però un momento di tranquillità nello sport che amano, quello più bello del mondo, il calcio

In conclusione, tutti noi dobbiamo capire che il rapporto tra il calcio e questa nuova normalità deve pian piano migliorare, permettendo nuovamente di ritornare a vivere le emozioni di un tempo, che contraddistinguono intere tifoserie e città. Quindi, mi auguro, che questa anormale situazione torni presto ad essere solamente un brutto ricordo, che venga allontanato e sconfitto una volta per tutte e si torni a vivere una nuova normalità, proprio come ci disse Mahatma Gandhi
"Il futuro dipende da ciò che hai fatto oggi"