"Drin, drin, drin....." Sono le sette del mattino, è una soleggiata domenica di maggio, la sveglia continua a suonare imperterrita e ricorda al giovane 18enne Mattia, che è l'ora di svegliarsi, perché stamani non può dormire fino a mezzogiorno, ma deve andare ad arbitrare una gara del campionato Allievi provinciali. I genitori Alessandra e Marco ed il fratellino Luca dormono, ma comunque Mattia seppur fosse un po' assonnato prende la macchina del nonno, che è perfetta per imparare a guidare, dato che solo due mesi prima aveva preso la patente.
Quella mattina era particolarmente contento, emozionato di arbitrare la sua prima partita in questa categoria. Infatti, la sera prima, non era neanche uscito con gli amici per una cena o per andare in discoteca; voleva essere riposato, attento e dimostrare che era un ottimo arbitro. Per arrivare allo stadio doveva percorrere un tratto di circa trenta chilometri, che era caratterizzato da una strada piena di curve tortuose ed anche sterrata, per il quale avrebbe impiegato circa quaranta minuti.
Arrivato nel parcheggio dell'impianto sportivo, parcheggia la vecchia Fiat 500 del nonno, che era tutta polverosa, a causa del viaggio. Mentre entrava nel suo spogliatoio, sentiva degli schiamazzi, dei discorsi tra i ragazzi delle squadre, che parlavano di cosa avessero fatto la sera prima o della nota, che avevano preso a scuola durante la settimana. Mattia non bada a questi discorsi, si chiude nel suo spogliatoio, si mette il suo completino giallo fosforescente e si prepara per andare a scaldarsi prima della partita, che sarebbe dovuta iniziare verso le 9:30. Nel cielo, erano comparse alcune nuvole, ma il meteo della sera prima era stato chiaro, pertanto non era prevista pioggia. Il riscaldamento procede tranquillamente, gli spalti si stavano pian piano pienando con i genitori, amici ed i parenti, che si apprestavano ad assistere alla partita. Non potevano venire i suoi familiari, perché il fratellino aveva una partita qualche ora dopo ed entrambe i genitori, lo andavano a vedere. In seguito, fa la chiama nei rispettivi spogliatoi delle squadre, entrambe abbastanza agitate, perché quella partita sarebbe stata fondamentale per la vittoria del campionato.

Si scende in campo, Mattia fischia l'inizio della partita, sin dai primi minuti di gioco la partita è molto agitata, scandita da brutti falli e da varie proteste, pertanto il giovane arbitro è costretto a mettere mano al cartellino giallo in varie occasioni. Durante le ammonizioni, i genitori della squadra, che giocava in casa, iniziano ad urlargli contro, pronunciando offese dirette sia a lui, che alla sua famiglia. Sebbene ció, Mattia rimane tranquillo e continua ad arbitrare in maniera corretta, concedendo i giusti falli e sanzionando alcuni ragazzi con i giusti motivi. Il primo tempo finisce, con il dominio della squadra locale, che però non trova il gol, seppur avendo tirato decine di volte e colpito due traverse clamorose. Mattia si reca per una decina di minuti nello spogliatoio, legge e risponde ai messaggi degli amici e della mamma, che gli erano arrivati in queste ultime ore.
L'intervallo è terminato, pertanto sono passati dieci minuti, gli allenatori davano le indicazioni ai ragazzi e Mattia era pronto a dare il via al secondo tempo.
I genitori dei ragazzi, che giocavano in casa, continuavano ad inveire contro il giovane arbitro, offendendolo e attribuendogli nomignoli o qualità che non gli appartenevano.
Ancora una volta, Mattia non si fa problemi e la gara continua su ritmi molto alti, ma la compagine locale è nettamente più forte, ma si rivela poco cinica in più occasioni, sprecando anche un'ottima punizione al limite dell'aria.
Intorno al '60 minuto, il terzino destro della squadra locale, a seguito di un bruttissimo intervento e le seguenti offese al direttore di gara, viene espulso e gli animi sugli spalti continuano a scaldarsi.
Mancavano cinque minuti alla fine della gara, era riuscito il sole, l'attaccante della compagine in trasferta dribbla l'avversario, entra in aria e viene toccato duramente alla caviglia, cade, si rotola a terra... calcio di rigore! Ebbene sí, Mattia aveva giustamente concesso il rigore alla squadra ospite, senza farsi scrupoli sui pensieri e le offese dei ragazzi e l'allenatore della squadra locale ed anche i genitori. Quest'ultimi iniziano a minacciarlo di botte e cazzotti fuori dallo stadio. Mattia è ancora tranquillo, sereno e continua ad avere il suo educato carattere. Il rigore viene trasformato dal trequartista della squadra ospite, che inaspettatamente riesce a vincere per 0-1, dato che il giovane arbitro fischierá la fine dell'incontro subito dopo.
Mattia ritorna nel suo spogliatoio, si chiude, si fa la doccia ed è pronto ad uscire, per tornare a casa e mangiare le lasagne, che gli aveva preparato la nonna.
Appena esce dal campo sportivo, viene aggredito da un po' di genitori, che gli rifilano vari calci ed una decina di cazzotti in faccia. Mattia casca a terra, rimane con gli occhi chiusi. I parenti che lo hanno colpito vengono allontanati ed i genitori della squadra ospite educatamente chiamano l'ambulanza, che arriva e porta il ragazzo nell'ospedale più vicino. I genitori vengono avvisati e corrono al pronto soccorso trovando il figlio, che si era da poco risvegliato ed era venuto a sapere di essersi rotto due costole ed un ginocchio.

Questa da una domenica felice diventa un calvario, che lo terrà in ospedale per un lungo periodo e ahimè, è ciò che accade spesso in decine di stadi italiani. Con i genitori, che invece di rappresentare un' esempio per i figli, rovinano la vita ad altre persone, ferendo quest'ultime e le loro famiglie.
Spero che questa storia possa essere da insegnamento per tante persone, che forse in alcuni casi agiscono senza pensare alle conseguenze e al motivo per il quale lo fanno, in questo caso, per una semplice, banale e normale partita di calcio.