Da qualche settimana il mondo del pallone è stato nuovamente inondato di news e aggiornamenti sulla Super League o, per dirlo più formalmente, European Super League, il progetto che si prepone di rivoluzionare il calcio. Qualcosa sta cambiando, club e federazioni stanno preparando uno stravolgimento, il calcio non sarà più come quello di una volta e, nonostante filtri ancora riserbo sulla questione, tra qualche anno, gli scenari potrebbero cambiare. A dire il vero, la Super League è un prototipo di competizione di cui già dai primi anni ’90 se ne parla. Questo progetto è nato dall’idea di alcuni club di voler rimpiazzare la Champions League con la Super League, affinché si venga a creare un élite del calcio europeo costituita solo da top club in modo tale da accrescere lo spettacolo, incrementare i ricavi per club e federazioni e circoscrivere i giocatori più forti al mondo all’interno di un’unica competizione. Il progetto ha iniziato sempre più a prendere forma, molti club hanno aderito all’introduzione della Super League con l’intenzione di rendere questo programma più che una semplice bozza.

La Super League, ecco il progetto presentato all’UEFA

Dalla teoria alla pratica. Questo è il motto dei fondatori di questo modello di calcio europeo. Come accennato poco fa, i più grandi club europei vorrebbero invertire la tendenza estirpando usi e consuetudini della Champions League che verrebbero soppiantati da una programmazione della Super League molto più ristretta e privilegiata. Il progetto verrebbe finanziato dalla JP Morgan, multinazionale statunitense colosso dell’economia, che sarebbe pronta ad investire circa 5 miliardi di euro, ben al di sopra dei 2 miliardi della Champions, cosicché i premi per i club lievitino notevolmente. Non solo gli affari al centro della Super League. Il numero di partecipanti verrebbe ridotto a 16/18 squadre proprio per racchiudere, in una sola competizione, la sconfinata potenza del calcio. Tutto ciò però, si ricollega al discorso entrate in quanto un Barcellona-Bayern Monaco otterrebbe sicuramente molti più incassi di un Barcellona-Dinamo Kiev. Nella Super League i top club europei andrebbero a sfidarsi ogni settimana tra di loro massimizzando i profitti. La FIFA, inizialmente contraria a questa idea, è tornata sui suoi passi, al contrario dell’UEFA che, fino a prova contraria, è favorevole al proseguo della Champions League. Tra i club concordi alla proposta dell’European Super League figurano Barcellona, Real Madrid, Atlético Madrid, Liverpool, Chelsea, Manchester United, Manchester City, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, PSG, Olympique Marsiglia, Juventus e Inter. Insomma, mezza Europa. Dopo alcuni anni di assenza, il progetto Super League è tornato a far parlare di sé a causa di alcuni deficit finanziari della Champions League, legati alla pandemia da coronavirus che ha segnato il mondo intero, perciò, oggi più che mai, ci sono tutte le carte in tavola per un’inversione di marcia che porterebbe la Super League a cancellare definitivamente la Champions, entro il 2024.

Come cambierebbe il calcio con la Super League

Qualora la Super League dovesse sostituire la Champions diventando cioè, la massima competizione europea, il calcio così come lo conosciamo non sarebbe più lo stesso. La Super League infatti, è nata proprio perché si punta a ribaltare il concetto classico di calcio portandolo a diventare un teatro di alta classe affollato di spettacolo. Si riscontrerebbero evidenti differenze con il sistema attuale che ci darebbero una concezione di calcio completamente diversa. Dalla Super League verrebbero escluse tutte le squadre estranee ai top 5 campionati europei, come ad esempio lo Shakhtar Donetsk, il Porto e così via, proprio per consentire l’accesso ai soli club di punta del panorama calcistico. La competizione inoltre, si ispirerebbe alla NBA, senza retrocessioni e con il minor numero possibile di new entry restringendo il campo di squadre che, potenzialmente, potrebbero prendere parte alla Super League. D’altro canto, i club fondatori sarebbero esentati per 20 anni da ogni possibile esclusione dalla competizione. Logicamente, questo significherebbe che i favoritismi e i privilegi nei confronti delle big sarebbero eccessivi, a discapito di squadre presenti occasionalmente in competizioni di questo calibro, che sarebbero, quasi sicuramente, assenti in Super League. Di conseguenza, si darebbe una notevole spinta al valore della competizione, ma si ridurrebbero drasticamente le sorprese improvvise che solo una competizione come la Champions League sa regalare, come ad esempio l’Atalanta della scorsa stagione.

I lati negativi

Incremento dei ricavi per club e federazioni, maggiore visibilità a livello europeo e big match ogni settimana costituiscono il lato positivo di questo progetto che però, non manca di aspetti negativi che, in questi giorni, non hanno fatto altro che aumentare le critiche nei confronti della Super League. Infatti, limitare ai soli top club l’accesso alla massima competizione europea ucciderebbe la meritocrazia rendendo il calcio uno sport privo di valori e sfavorevole a realtà più piccole che si affacciano alle grandi competizioni di rado. Squadre come l’Atalanta, il Napoli, la Lazio, il Lipsia, il Rennes verrebbero escluse dalla Super League a prescindere dal loro piazzamento in campionato. La bellezza del calcio risiede soprattutto nell’imprevedibilità delle partite e nella capacità dei club inferiori di battere inaspettatamente club di prima fascia, ma introdurre la Super League porrebbe fine a tutto ciò. La parola competitività finirebbe nel dimenticatoio. Che senso ha disputare un big match sapendo che, qualunque sia il risultato, non ci sia in ballo una promozione o una retrocessione? Ad esempio, se si dovessero sfidare due club fondatori, entrambe le squadre non rischierebbero nulla, perché, in quanto fondatrici, sono esentate dalla retrocessione o dall’esclusione per 20 anni. Ma non è finita qui. La Super League, a differenza della Champions, ospiterebbe solo 16/18 squadre provenienti dai 5 migliori campionati europei. E le altre? Squadre come il Porto, il Benfica, l’Ajax, lo Shakhtar Donetsk non sarebbero ben accette nella Super League con conseguente prosciugamento delle loro casse. Se l’Ajax non partecipasse alla Super League perderebbe una buona parte delle entrate utili a finanziare l’acquisto di talenti dal campionato olandese. Di conseguenza, le squadre minori olandesi, che si arricchiscono proprio grazie alle cessioni di giovani emergenti, si avvierebbero ad un graduale e progressivo fallimento. Urge riflettere: se il progetto Super League è nato anche per garantire ingenti profitti ai club, perché molte realtà verrebbero penalizzate economicamente? C’è qualcosa che non quadra, perché la Super League, in fin dei conti, aumenterebbe i guadagni di alcuni club a discapito di realtà minori che verrebbero tagliate fuori dal mondo del calcio. Tutto ciò porterebbe ad un’amplificazione del gap tra i club andando a fare le fortune delle squadre multimiliardarie.

È questo ciò che vogliamo? Siamo sicuri che l’introduzione della Super League sia un progresso per il calcio? Non credo proprio! Togliere qualcosa a squadre di per sé impotenti rispetto alle corazzate economiche del calcio per dare a queste ultime, non sarebbe affatto un progresso, anzi, un passo verso la rovina del vero calcio, quello che stiamo distruggendo a poco a poco. Dove finiranno la sportività, la meritocrazia e l’uguaglianza in questo calcio? Di questo passo, spazzeremo via i sani valori dello sport fin tanto che non toccheremo il fondo da cui sarà impossibile risalire. La domanda che ognuno di noi si pone di questi tempi è: cosa ne sarà del nostro sport se la Super League venisse approvata? Chi lo sa!
Oggi come oggi, Dio solo sa ciò che il destino ha in serbo per noi. L’unica nostra certezza è quella che, sottoterra, qualcosa si sta muovendo e la rivoluzione è vicina, una rivoluzione che sta trasformando il calcio sempre più in un business.