Creatività. Un concetto al di fuori di ogni schema che distrugge qualunque barriera si ponga dinanzi al suo cammino, qualunque limite cerchi di circoscriverla all’interno del monotono pensiero razionale. Essere creativi è la capacità di lasciar spazio all’immaginazione e al proprio cuore per cercare nuove soluzioni, per scovare nuovi orizzonti di felicità. La creatività è una conseguenza del nostro essere umani, le emozioni che si intrecciano con la conoscenza, muri apparentemente invalicabili che si intrecciano con la sconfinata bellezza della vita. Superare i confini del pensiero, andare oltre determinati parametri, rappresentano lo sfogo attraverso il quale l’anima si libera e vola via col vento, in simbiosi con la forza della natura, anche solo per avvicinarsi all’irrealizzabile. Non esiste una spiegazione univoca che sia in grado di riassumere efficacemente tutto ciò che la parola creatività porta con sé, perché, per quanto possa sembrare fantomatico, esistono concetti talmente astratti da non poter risiedere nella sfera della dimostrazione, dell’analiticità. Il tutto tralasciando la soggettività degli eventi e la differente percezione delle cose! Potremmo stare a parlare per ore di creatività, estro, immaginazione e, sicuramente, ognuno di noi darebbe una diversa importanza a questa parola arricchendola di una ben specifica sfumatura di significato, motivo per il quale, come ho sottolineato addietro, non si potrebbe unificare il concetto di creatività. Ciò che per me è sconfinatamente bello magari potrebbe essere decisamente privo di magnificenza per un altro o viceversa. “Tutto è relativo! Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie.” Einstein, uno dei più grandi scienziati che la storia dell’umanità abbia mai accolto, per me un attento osservatore della realtà prima che scienziato, era il precursore della soggettività. Egli aveva già intuito che il punto di vista influenza molto la conseguenza delle cose, conseguentemente al fatto che la creatività fosse la parola cardine della genialità e che quindi, l’immaginazione è al primo posto!

Qualche giorno fa, dopo aver diligentemente terminato i compiti per la giornata seguente, ho riposto i miei libri sullo scaffale e mi sono seduto sul letto, pensieroso, avvolto da un’incessante desiderio di capire ciò che stesse alla base della creatività, un concetto a me noto, ma del quale avevo ignorato l’esistenza credendo che si trattasse di uno di quei ragionamenti inutili, inapplicabili al quale si adoperavano solo le grandi menti della psicologia per rendere l’astrazione un qualcosa di ancor più astratto. Invece no. Ho chiuso lentamente gli occhi e, una volta salito sull’aereo della mente, ho fatto un volo interminabile col pensiero che mi ha portato a tastare confini ancora inesplorati per ore, le voci esterne stavano pian piano svanendo così come tutte le emozioni negative vissute quest’anno che il disastro sanitario ci ha scaraventato improvvisamente. Ciò che sarebbe dovuto essere un normale momento di pausa dalla vita frenetica di tutti i giorni si è trasformato in un sogno, un’avventura dai risvolti positivi come se stessi immaginando il futuro che desidererei, un domani diverso, senza mascherine, restrizioni, preoccupazioni, paura… Un domani normale! Già, proprio questo è il mio più grande sogno: tornare alla tanto agognata normalità. Nonostante io non riesca ad accettarlo e stia cercando in tutti i modi di trovare una soluzione a questo problema, non riesco ad apprezzare appieno la bellezza delle cose, il che mi rende sempre parzialmente soddisfatto, lasciando in me un sottile strato di ossessione maniacale di voler trovare sempre il pelo nell’uovo anche quando una situazione si possa definire pressoché perfetta. Eppure la perdita della quotidianità mi ha fatto capire, perlomeno teoricamente, che l’emozione che si prova a sentirsi vivi, per quanto possa sembrare scontata, sia uno dei regali più significativi che la vita ci abbia mai fatto. Una volta aperti gli occhi, mi son fermato ad osservare attentamente le pareti della mia cameretta come se volessi valutarle attentamente per poi descriverle a qualche mio caro amico anche se, in fin dei conti, non ci sia così tanto da osservare sulle pareti della mia cameretta. Dopo qualche minuto di silenziosissima meditazione, ho rimuginato a lungo su ciò che questo 2020 mi ha portato, su ciò che mi sarebbe servito da lezione nel mio, ancora lungo, percorso di crescita e su ciò che, invece, avrei dovuto sbaraccare. Manca sempre meno all’anno nuovo che saprà, a modo suo, differenziarsi dall’anno in via di conclusione che, inesorabilmente, ha lasciato impresso qualcosa nei nostri cuori. Vecchi timori, nuove avventure, vecchi ricordi, nuova linfa. Questo agglomerato di emozioni fluisce come l’acqua nelle viscere della terra, mimetizzandosi con il resto fino a posarsi dolcemente in un cassetto, un cassetto che porteremo con noi per il resto dei nostri anni.

Ama e ridi se amor risponde

Piangi e ridi se non ti sente

Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior

Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior.

Durante quest’estate, tra uno spostamento e l’altro in auto con la mia famiglia, ascoltavo dal sedile posteriore Via del Campo, un capolavoro di Fabrizio De André che accompagnava dolcemente il mio sguardo perso fuori dal finestrino, una poesia prima che una canzone. In questi giorni, ripensando a ciò che è stato e a ciò che ne sarà, sono tornato a quell’estate e, riflettendo sulle parole usate da De André penso che sia arrivato il momento di lasciarsi alle spalle tutto ciò che di brutto abbiamo vissuto in questi mesi per ravvivare queste feste pronti poi, per abbracciare le emozioni positive sin dall’anno prossimo, emozioni che in questo 2020 sembravano scomparse. Vorrei che questo fosse il mio ultimo D.d.I., non perché non sia stato bello scriverci o perché non sia piaciuto agli occhi altrui, bensì perché essendomici sfogato, avendoci impresso tutta la tristezza che ho provato in questi mesi ultimi di lockdown, vorrei che questo capitolo si chiudesse per sempre, portando via con sé tutti gli strascichi di noia, di malinconia, di solitudine, per far sì che l’anno che sta per aprire i battenti possa essere vissuto con un ritrovato senso di armonia e felicità.

Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior.

Buone feste!

Riccardo Sinisi