Ieri, ad inaugurare il nuovo mese in Premier League, è andata in scena Newcastle-Everton, un match importantissimo sia per l’Everton pronto ad allungare il passo sulle altre in questo inizio di campionato spettacolare per la squadra di Ancelotti che per il Newcastle arrivato agguerrito per riscattare le ultime due partite non all’altezza contro il Manchester United e il Wolverhampton. I minuti precedenti al fischio d’inizio sono stati chiassosamente silenziosi, carichi di tensione, le squadre non vedevano l’ora di scendere in campo per darsi battaglia e conquistare valorosamente i 3 punti che, come ho detto prima, sarebbero stati importanti ad entrambe le squadre. Sin dai primi secondi la partita è stata accesa, le rispettive squadre si sono subite infiammate lasciando partire i loro poderosi attacchi per cercare di sbloccare fin da subito la gara. Però, le difese erano ben trincerate e la maggior parte degli attacchi andava a vuoto. Il secondo tempo invece, ha portato molte più emozioni del primo, in quanto i reparti arretrati, decisamente più affaticati, concedevano più occasioni agli attacchi avversari, in particolar modo quello dell’Everton, non in forma come al solito. Infatti, è proprio il Newcastle che si conquista un calcio di rigore, trasformato dal terminale offensivo bianconero Wilson, dopo circa 10’ minuti dall’inizio della seconda frazione di gioco. Successivamente al gol del Newcastle, il ritmo di gioco si è abbassato nonostante gli allenatori avessero effettuato dei cambi per consentire il ricambio di energie. All’84’ minuto, ancora Wilson, sugli sviluppi di un contropiede, ha trovato la rete del 2-0 spegnendo di fatto qualsiasi speranza di pareggio per la squadra avversaria. Ma la partita non è finita finché l’arbitro non dice che è finita. L’Everton, come se si fosse elettrizzato, è partito all’arrembaggio per provare a realizzare l’irrealizzabile, mentre il Newcastle era rintanato nella propria metà campo ad aspettare il triplice fischio. Al 91’ minuto, la squadra di Ancelotti spinge, cross dalla destra su cui Calvert-Lewin, con un leggero tocco di punta, mette la palla in porta aggirando l’intervento in uscita del portiere. A quel punto, è come se qualcosa si fosse riacceso per i Toffees, ma ormai era troppo tardi, il tempo rimanente non era sufficiente a trovare la rete del pareggio e il tabellino, a fine gara, lo ha confermato. Una sconfitta che per Ancelotti pesa più di un macigno, perché se avesse vinto l’Everton, ora sarebbe capolista a pari punti con il Liverpool. Nonostante l’amara sconfitta, l’Everton può godersi il suo catalizzatore di pregevolissima fattura, autore del gol della bandiera contro il Newcastle e, attualmente, miglior marcatore della Premier a pari merito con Son, Calvert-Lewin, salito a quota 8 gol in 7 partite. Roba da leccarsi i baffi! Il gioiellino di Sheffield è coccolato dal suo attuale tecnico che, dall’inizio del campionato, lo ha sempre schierato titolare, segno di assoluta stima nei suoi confronti, e la fiducia è stata ampiamente ricambiata. La giovane punta inglese infatti, non è il classico rapace d’area che attende un cross per avventarsi sulla palla e spedirla alle spalle del portiere, lui è molto di più. È un attaccante completo. Gioca con e per la squadra, aiuta i suoi compagni in fase di non possesso, attacca la profondità, sa proteggere palla per fare sponda e ripartire e soprattutto, sa fare gol, il tutto a soli 23 anni. Su di lui si basa l’intero sistema di gioco di Ancelotti che sfrutta la capacità della sua punta di fare sponda per attaccare con le ali con il compito di tagliare l’area di rigore con dei cross mirati proprio su Calvert-Lewin. E non c’è da stupirsi nel vedere che ha già segnato 8 reti in un campionato così difficile come la Premier League! Questo è il momento più fiorente della sua carriera, ma quando si è affacciato al mondo del calcio non ha vissuto momenti felici fin da subito, perché tra ambientamento e inesperienza, le sue prime avventure sono state tutt’altro che entusiasmanti ed io, a tal proposito, vorrei parlare proprio delle sue prime esperienze per evidenziare il fatto che è stato in grado di costruirsi qualcosa di importante con le proprie mani, partendo dal basso, sacrificandosi giorno dopo giorno senza mai mollare.

Gli albori 

Calvert-Lewin mosse i suoi primi passi nello Sheffield United, la squadra della sua città, nel corso della stagione 2013-14 in cui però non si mise molto in mostra a causa del poco spazio concessogli dall’allenatore. Al termine della stagione decise di cambiare aria, così si trasferì in prestito secco allo Stalybridge Celtic, club di sesta divisione inglese. Nella prima parte di campionato non giocò neanche una partita, ma da dicembre iniziò a giocare con una certa regolarità che gli permise di andare in gol 6 volte in 5 partite. Nonostante ciò, il suo impiego fu bruscamente interrotto fino a fine stagione. Calvert-Lewin quindi, fu ceduto in prestito al Northampton Town, in quarta divisione. Con i Cobblers disputò un buon girone di andata, prima di tornare nuovamente allo Sheffield per concludere la stagione. Ancora una volta però, non riuscì ad incidere tanto quanto avrebbe voluto, ma le sue buone prestazioni attirarono le attenzioni di alcuni club di divisioni superiori, tra cui l’Everton di Koeman alla ricerca di un attaccante in grado di saper svariare su tutto il fronte d’attacco. Il 31 agosto 2016, dopo una velocissima trattativa, i Toffees lo acquistarono a titolo definitivo con un contratto quadriennale a circa un milione e mezzo all’anno. Questa era una grandissima opportunità per lui, una di quelle irrinunciabili, che sopraggiungono improvvisamente, quando meno te l’aspetti, per vedere se sei in grado di coglierle al volo. Calvert-Lewin fortunatamente non fu colto alla sprovvista, era finalmente pronto al grande salto dalla cadetteria alla massima serie, la tanto agognata Premier League.

Il boom con i Blues

La prima stagione con l’Everton, sotto la guida dell’attuale tecnico del Barcellona, Koeman, non fu particolarmente brillante. Fu schierato 11 volte nell’arco della stagione mettendo a segno soltanto una rete nella goleada contro l’Hull City. L’annata successiva fu però contraddistinta da una rivoluzione targata Allardyce che, una volta preso il posto di Koeman sulla panchina dell’Everton, impiegò Calvert-Lewin solo come prima punta rendendolo molto più versatile e prolifico negli ultimi 30 metri. L’intuizione del suo nuovo allenatore gli permise di migliorare sotto ogni punto di vista tanto che, a fine stagione, il bottino di Calvert-Lewin era sorprendentemente migliorato: 8 gol in 44 presenze. Nonostante i fruttuosi risultati ottenuti da Allardyce con il suo centravanti, l’ottava posizione in campionato non gli valse un prolungamento di contratto, così il presidente Bill Kenwright affidò la guida tecnica dei Blues per tutta la stagione 2018-19 a Marco Silva. Calvert-Lewin riuscì a migliorarsi ancora realizzando lo stesso numero di gol della passata stagione con l’unica differenza che il feeling con Silva non era mai sbocciato. La stagione successiva però, iniziò malissimo. I risultati non arrivavano, il morale della squadra era a pezzi e, come sempre nel calcio, a farne le spese sono gli allenatori. Chiuso il capitolo Marco Silva, all’Everton serviva una svolta e anche in fretta visto che dicembre era agli sgoccioli con il girone di ritorno alle porte. Così, fu scelto Carlo Ancelotti, reduce da un’esperienza travagliata al Napoli, ma pur sempre l’uomo dei trionfi rossoneri nei primi anni duemila. Il nuovo tecnico dei Toffees portò subito i risultati sperati e, tra i tanti a cui il cambio di allenatore ha giovato, figura anche Calvert-Lewin. La punta inglese infatti, cominciò a mostrare segni di notevole miglioramento soprattutto dal punto di vista realizzativo, ma ciò non bastò all’Everton che chiuse al 12° posto in campionato. Ma la nuova stagione, quella che è da poco iniziata, ha portato nuova linfa all’Everton come se fosse stato soggetto ad una forza divina, incontrollabile. L’Everton ha iniziato a mostrare sprazzi del calcio del Milan ancelottiano, la strada si è messa, fin dalle prime battute del campionato, in discesa e le vittorie sono arrivate una dopo l’altra. Calvert-Lewin è diventato in poco tempo il pilastro della squadra, il terminale offensivo con compiti tutt’altri che offensivi anche se, quando c’è da buttare la palla dentro, lui c’è sempre. Non a caso, in appena 7 match ha realizzato l’incredibile cifra di 10 gol. Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, allora Calvert-Lewin sarà capocannoniere della Premier League e chissà, magari vincerà anche la Scarpa d’Oro, Lewandowski permettendo.

Calvert-Lewin on fire! Ecco cosa si cela dietro questo inaspettato successo

È un semplice boom o sono stati innescati degli ingranaggi? Questa è una domanda che mi ronza frequentemente nelle orecchie, perché non riesco a darmi una risposta, o meglio, sono in grado di rispondermi ma senza avere la certezza che sia corretta. Non riesco a farmene una ragione! Calvert-Lewin ha fatto il passo più lungo della gamba senza subirne le conseguenze diventando così, il fulcro del gioco di Ancelotti, nonostante la giovanissima età e, soprattutto, in un campionato difficilissimo, quale la Premier League. Sogno o son desto? È mai possibile tutto ciò? A volte mi sembra di sognare ad occhi aperti, ma non è affatto così. Sto assistendo all’inspiegabile in un periodo già di per sé inspiegabile e chissà cosa mi aspetta. Eppure Calvert-Lewin sta facendo ricredere tutti quelli che, qualche anno fa, non avrebbero puntato neppure una lira sulla sua esplosione, me compreso. In tutto questo ambaradan di fama, gol e approvazione però, c’è anche lo zampino di Ancelotti, che ha preso un talento promettente portandolo su livelli inimagginabili. Calvert-Lewin è il cuore e l’anima del suo gioco, il punto di riferimento nelle ripartenze, l’arma letale sotto porta e il tuttofare in fase di non possesso. Anche i suoi movimenti sono cambiati. Qualche anno fa giocava solo ed esclusivamente per fare gol, mentre adesso è diventato un attaccante moderno in grado di giocare in entrambe le fasi di gioco, senza perdere prolificità in area di rigore. I tatticismi di Ancelotti gli sono entrati nelle vene e, oggi come oggi, l’Everton è una delle principali candidate all’agguerritissima lotta per la qualificazione in Champions League per il sol fatto di fruire di un Calvert-Lewin più in forma che mai.

Questo ragazzo, a soli 23 anni, è diventato il condottiero di un grande gruppo e ha tutta l’aria di non volersi fermare, perché, ora più che mai, i Toffees hanno la possibilità di raggiungere traguardi importanti che gli riporterebbero sull’Olimpo del calcio. “Il capo incute paura, il leader ispira entusiasmo”. Harry Gordon Selfridge ha racchiuso l’importanza della leadership in pochissime parole sufficienti però, a farci capire il vero significato di essere leader, ruolo che, a poco a poco, Calvert-Lewin si sta ritagliando all’Everton.