L’amaro finale di stagione 2019-20 per l’Inter conclusasi con la cocente sconfitta in finale di Europa League contro il Siviglia in quel di Colonia, ha rappresentato un punto morto per i sogni europei del popolo interista che, mai come in questo decennio, ha potuto riassaporare il fascino di un cammino così fruttuoso in una competizione europea, nonostante non si trattasse della ben più prestigiosa e ben più ambita Champions League. L’impatto con la formazione di Lopetegui, padrona di casa in Europa League, sommato al durissimo contraccolpo psicologico subito per non esser riusciti a portare a casa una partita che poteva essere sicuramente gestita meglio dai nerazzurri dopo l’iniziale vantaggio siglato dal dischetto da Lukaku, croce e delizia per l’Inter in quella serata, è stato percepito non soltanto come una disfatta dei meneghini ma anche come campanello d’allarme per il calcio italiano che da tanto, troppo, tempo è assente dai grandi palcoscenici internazionali. Basti pensare che per ricordare l’ultima volta che una squadra italiana ha vinto un trofeo europeo, dovremmo tornare indietro di ben 10 anni!
Non vorrei però, focalizzare la mia attenzione sulla finale di Europa League tra Inter e Siviglia, bensì sull’enigmatico personaggio che siede sulla panchina nerazzurra… Antonio Conte!
Il 31 maggio 2019, Antonio Conte varcò per la prima volta nella sua vita i cancelli di Appiano Gentile prima di mettere nero su bianco la sua intenzione di diventare il nuovo allenatore dell’Inter in sostituzione di Luciano Spalletti. Non è facile esprimere un giudizio equanime in grado di riassumere tutto ciò che i tifosi nerazzurri stessero provando il giorno del suo arrivo. Secondo molti tifosi, Conte non sarebbe stato il colpo giusto per riportare l’Inter al vertice del calcio italiano e non, soprattutto per il suo passato bianconero, mentre secondo altri tifosi Conte sarebbe stato l’asso nella manica. Un dilemma! In effetti, l’accesa rivalità esistente tra due squadre come Juventus e Inter è talmente alta da suscitare un senso di repulsione dall’una o dall’altra compagine. Trovo impossibile tifare Inter e, contemporaneamente, simpatizzare la Juventus o viceversa. Sotto certi aspetti, è come se una gazzella ammirasse un ghepardo che, invece, non aspetta altro che sbranarla!
Tornando a Conte, il tecnico leccese è fin da subito stato messo sotto la lente d’ingrandimento, ma, fortunatamente, nella prima parte di stagione, i risultati hanno ampiamente superato le aspettative. Promosso!
Come volevasi dimostrare, la seconda parte di stagione per l’Inter è stata tutt’altro che produttiva sia nel pre-lockdown che nel post-lockdown e l’eliminazione dalla Champions ai gironi ha mandato su tutte le furie gran parte della tifoseria, delusa dall’operato del mister. Bocciato!
Malgrado le critiche e le accuse nei confronti di Conte stessero aumentando con il passare del tempo, un travolgente finale di stagione ha perlomeno portato un secondo posto in campionato, raggiunto sul fotofinish ad una sola lunghezza dalla Vecchia Signora. Eppure c’è qualcosa che non ha seguito la retta via nel lavoro di Conte, un aspetto su cui bisognerebbe lavorarci molto o, nel caso questo non risulti fattibile, un aspetto che andrebbe nascosto il più possibile… l’irresponsabilità. Quella di Conte non è immaturità, del resto un uomo che ha superato la soglia dei cinquant’anni presumo abbia un minimo di maturità dopo aver vissuto un’intensa carriera professionale, bensì è egocentrismo, la causa del suo atteggiamento repulsivo da qualsivoglia forma di coscienziosità. La dirigenza interista, in particolar maniera Marotta, non è nuova a questo tipo di atteggiamento da parte di Conte che, in molte occasioni sia della precedente sia dell’attuale stagione, ha attaccato più volte la società o ha relegato le colpe delle sconfitte sempre a qualche agente esterno, casuale ma non troppo, sempre pronto a fare la sua comparsa alla minima difficoltà incrociata da Conte nel suo percorso.

Accuse, superstizioni, irresponsabilità… la carta d’identità di Antonio Conte
“Una volpe affamata, come vide dei grappoli d'uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi.»” Questo celebre passo de La volpe e l’uva, una delle più belle e significative favole che siano mai state scritte da Esopo, esprime un concetto molto attuale nonostante la favola sia stata scritta più di due millenni fa, facendo un parallelo tra un mondo fantastico in cui anche gli animali sanno parlare e gli umani i quali, nel racconto sono soliti disprezzare un premio o un traguardo non raggiunto, mascherando quindi il fallimento. Traslando questo discorso a Conte, si può affermare con certezza che la vittoria per lui rappresenta l’unica meta da raggiungere e non esiste nessun’altra cosa all’infuori di essa. Lo stesso allenatore nerazzurro è stato più volte definito dalla società come l’uomo che possiede le giuste carte per condurre l’Inter alla vittoria di un trofeo, sia dal punto di vista caratteriale che dal punto di vista dell’esperienza anche se, ad oggi, la bacheca dell’Inter è rimasta tale e quale a quella dell’anno scorso, di due anni fa, di tre anni fa, di… stop, abbiamo capito! Sebbene il suo palmarès da allenatore conti 3 campionati italiani, 1 campionato inglese, 1 Coppa d’Inghilterra, 2 Supercoppe italiane e 1 campionato di Serie B, sotto la sua guida tecnica, l’Inter ha vissuto tanti buoni momenti ma anche tanti pessimi momenti e, come sempre del resto, sono proprio questi ultimi a restare a lungo impressi nella memoria di un tifoso. In particolare, questi 18 mesi alla guida della panchina nerazzurra sono stati contrassegnati da un notevole cambiamento della conformazione della squadra rispetto agli anni precedenti, soprattutto sotto il profilo tecnico-tattico, senza però dimenticare l’ambizione della società a palcoscenici più prestigiosi. È proprio l’ambizione quella che ha portato Conte ad esternare pensieri e giudizi su calciatori e dirigenti poco consoni alla linea rigorosa della famiglia Zhang. “A parte Godín nessuno ha vinto niente. A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Nicolò Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo?” oppure “A volte perdi le partite che meriti. Oggi la dea bendata si è dimenticata di noi!” o ancora “Penso che la squadra ci abbia messo tutto quello che c'era da fare. Con lo Shakhtar abbiamo dominato due partite e non siamo riusciti a fare gol, questo ha dell'incredibile. Il loro portiere è stato il migliore in campo all'andata e al ritorno.” sono tutti pretesti per coprire i suoi stessi errori e, checché se ne dica, Antonio Conte ha sbagliato tanto nel corso di questi mesi all’Inter. Logicamente, errare fa parte della natura umana, ma è la presunzione con cui il tecnico nerazzurro scarica i suoi sbagli sulle spalle altrui che non è affatto concepibile, in quanto la mancanza di responsabilità implica uno scarso approccio razionale, serio e oggettivo con la società, motivo per il quale a Conte è bastato pochissimo tempo per iniziare già ad entrare in contrasto con l’ambiente Inter.

Conte-Inter: ancora insieme?
Il futuro di Antonio Conte all’Inter è tutto da scrivere e, sicuramente, sarà proprio la stagione in corso di svolgimento a decretare se e come andrà a finire la storia tra l’allenatore salentino e la Beneamata. Rottura imminente a fine stagione? Nel caso in cui dovesse verificarsi questa ipotesi, il contratto sarà rescisso o si opterà per una buonuscita? Oppure si deciderà di rispettare i vincoli contrattuali che legano Conte fino a giugno 2022? In casa Inter, la situazione è alquanto delicata in queste settimane, dal momento che secondo alcune indiscrezioni Zhang sarebbe pronto a cedere l’Inter, vicenda confermata anche da Marotta. Di conseguenza, il futuro di Conte sarà incerto fin tanto che il futuro della famiglia Zhang a Milano lo sarà, ragion per cui la società non ha ancora espresso particolari pensieri a riguardo. Ciò che è certo è che, qualora Steven Zhang restasse il presidente dell’Inter, Conte molto probabilmente abbandonerà la nave a meno di grossi ripensamenti, viste e considerate le frizioni tra Conte e la società. Invece, se il cambio dovesse avvenire al vertice è probabile che Conte resti l’allenatore dell’Inter ancora a lungo. Parallelamente al futuro di Conte rimane da monitorare anche il percorso di crescita di molti giocatori esplosi proprio sotto la guida del tecnico leccese, tra i quali figurano indiscutibilmente Lukaku, Barella, Bastoni e Lautaro. Big Rom in particolare, prima di accasarsi al club di Viale della Liberazione, non era mai riuscito ad affermarsi con il Manchester United finendo spesso al centro delle critiche anche per questioni relative alla sua eccessiva massa corporea e al suo scarso apporto in fase offensiva, mentre, fin dal suo primo anno in maglia nerazzurra, ha sfruttato a suo vantaggio le proprie potenzialità diventando uno dei migliori bomber in circolazione. Anche Lautaro Martínez ha giovato dell’arrivo di Conte sulla panchina dell’Inter al posto di Spalletti, passando dall’essere un’alternativa come prima punta all’essere un ineccepibile braccio destro di Lukaku. Tra i fiori migliori sbocciati grazie ad Antonio Conte si annoverano anche Bastoni e Barella diventati, nel giro di pochi mesi, pilastri della squadra.

Il dubbio s’aggira misteriosamente in casa Inter. L’incertezza correlata all’imprevedibilità del calciomercato può mescolare le carte in tavola ribaltando la situazione o, più semplicemente, confermandola. Oggi come oggi, non è possibile sapere con certezza ciò che coinvolgerà il mondo Inter e quanto questo possa avere delle ripercussioni sul prosieguo della squadra in Serie A e in Coppa Italia. È tutto un gioco d’incastri…del quale conosciamo solo gli interpreti!