Il calcio è lotta ed epos allo stesso tempo. Non è solo estetica, ma armonia geometrica e combinazione di coralità e tecnica individuale. Non è eleganza fine a se stessa ma anche determinazione e potenza.
Vedi Napoli e poi muori non è un'opera napoletana, ma la citazione di un grande tedesco Siehe Neapel un Stirb, di Goethe appunto, e penso che i tedeschi di Francoforte si siano proprio rifatti nostalgicamente al loro grande Poeta Wolfang von Goethe, venendo annichiliti dalla forza e dalla eleganza della squadra napoletana.
Una lezione di poesia calcistica e di sport e credo una soddisfazione, per chi non si pone da odiatore di parte, guardando le prestazioni delle nostre squadre.
Per cui è bella questa legge del contrappasso tra la poesia di un grande della Poesia romantica tedesca e una grande del calcio italiano che è oggi il Napoli. Il suo calcio è perfettamente ritmato, partendo da una difesa ferrea ad un centrocampo armonico con tre giocatori di caratteristiche diverse perfettamente integrati e funzionali tra loro in pura sinergia e completato da un attacco di fantasia, classe e potenza.

Uno spettacolo così di forza ed eleganza non lo si vedeva da tempi immemori e passare con un Vedi Napoli e poi muori di citazione germanica su un campo loro, non può non dare una soddisfazione di riscatto di un calcio nostrano troppo facilmente deriso e sottovalutato da noi stessi, oltre che dagli altezzosi teutonici.
Una squadra a volte si compone con strane alchimie, ma anche con fortuna e saggezza di scelte, avendo pure perso pezzi importanti e fondamentali. Un lavoro creativo che apre prospettive di grande interesse e possibilità forse ancora non completamente espresse dal suo allenatore.

Se non ci sono cali o sorprese incredibili, per questa magnifica squadra si aprono le porte dei quarti e forse anche qualcosa di più.
Magari declinate in lingue diverse di squadre e campionati un poco troppo supponenti verso il nostro di campionato. Tecnicamente Spalletti propone un 433 di assoluto valore tecnico, superando il maestro indiscusso che è stato Sarri.
La sua non è un'orchestra di stereotipati mandolini, ma un complesso di suoni potenti e armoniosi.
Complimenti!