Siamo giunti al termine di un altro anno, al dodicesimo mese, dicembre, 31 giorni all'apparenza semplici, comuni, uguali a quelli precedenti, ma se si va oltre alla superficialità, se ci si prende un attimo di tempo per riflettere, esso è un mese particolare, poiché, oltre ad essere ricco di festività e quindi di festeggiamenti sinonimo di attimi di felicità, è il momento da passare e dedicare esclusivamente alla famiglia e alle persone a noi più care. Si tratta anche di quel periodo dell'anno in cui vi sono dei bilanci sui risultati ottenuti, quelli mancati, insomma, frammenti di sana solitudine, sorseggiando una tazza di tè caldo accompagnato da biscotti, si riflette, si fanno dei reseconti: in termini matematici o meglio, aritmetici, si tiranno le somme!  
Ogni anno che passa fa di noi persone più esperte, vissute. Il tempo, oltre a plasmarci, ci rende più consapevoli, ci può migliorare, ma anche far peggiorare, anche se in ogni caso, ci porta inesorabilmente al compimento della nostra esistenza. Come è solito fare, in maniera molto semplice, per certi aspetti ponderata, ma azzeccata, alla vita viene accostato lo sport. Inevitabilmente, anche la tematica che vorrei discutere, analizzare, in questa circostanza, in questo frangente, non può che non essere associata a tale binomio. Una coppia inseparabile, la simbiosi perfetta, intaccabile: vita e sport. Come è ben noto, quest'ultimo, non ha esistenza se non è costituito dall'agonismo, un termine molto importante, a volte utilizzato in maniera impropria, ma un elemento fondamentale che dà un senso a quest'ambito e non solo, dato che questo termine può essere accostato anche all'affermazione di competizione.
Pensandoci, siamo pervasi dalla presenza competitiva: fin da bambini, a scuola, gli alunni fanno a gara per avere i vestiti più belli, giocattoli, figurine, anche se oggi, purtroppo, lo fanno ma con gli smartphone...

Ebbene sì, fin dalla tenera e giovane età si viene introdotti in un meccanismo competitivo, in cui ovviamente c'è chi ha la forza di combatterlo, di gestirlo, e altri invece che finiscono per esserne soffocati.  

Chiudendo questa riflessione nel generale, ma adattandola, e riaprendola nella sfera del discorso sportivo, più precisamente nel Calcio, è già tempo di fare i primi bilanci. Siamo quasi giunti al giro di boa stagionale e al contempo si può avere la facoltà di evidenziare alcune peculiarità, aspetti impossibili da trascurare. A proposito di evidenza: circa 48 ore fa, ho accesso la tv per non perdere il debutto dei biancocelesti in Coppa Italia. Tra basse aspettative e scetticismo, mi aspettavo una partita di sofferenza, scarsa capacità di coinvolgimento, insomma non vi erano in me delle grandi ambizioni. Dopo il fischio d'inizio però qualcosa di strano ho iniziato a vedere. Facendo un discorso generale sul match, non posso affermare di essere stato smentito, poiché la Lazio di Maurizio Sarri passa il turno, giocando una partita in casa contro il Genoa, ma per un vantaggio minimo di 1-0. È solito dire che in questa disciplina sportiva ciò che conta è la vittoria, il risultato, c'è chi chiama questi esiti "corto muso" (un termine calcistico coniato da Max Allegri, l'attuale allenatore della Juventus, proprio in riferimento al discorso di vincere con uno scarto di gol minimo nei riguardi dell'avversario). Una tesi sacrosanta poiché il successo, ovvero l'obiettivo di una squadra scesa in campo, è raggiunto lo stesso, anche siglando una sola rete (ovviamente senza subirne). In effetti, ciò che mi preme mettere in evidenza non è il risultato o la prestazione generale, ma qualla del singolo! Se prima c'era la coesistenza del beneficio del dubbio e certezza, ora c'è solo quest'ultima.  

A chi facciamo riferimento?   
Il risultato e il suo marcatore parlano chiaro: Mattéo Guendouzi.  

Mattéo Guendouzi è un calciatore francese, arrivato nella scorsa finestra di Calciomercato estiva alla corte di Maurizio Sarri. Egli è stato prelevato dall'Olimpique Marsiglia per una cifra intorno ai 20 mln di euro. Tornando alla vittoria contro il Genoa, da martedì sera tutto il popolo e l'ambiente biancoceleste non fa altro che canticchiare la canzone di Stromae: Formidable. Una canzone che gli si cuce addosso per quanto visto fin dall'inizio della stagione da quella trasferta al Maradona. Un ragazzo arrivato in punta di piedi nella Capitale, pian piano si è preso le chiavi del centrocampo, sta facendo brillare gli occhi con il gioco, l'atteggiamento e la qualità espressa nel rettangolo verde. Il sigillo, la metamorfosi, il passaggio definitivo da teoria a fatto concreto è avvenuto martedì scorso, il ventiquattrenne di Poissy si è reso protagonista di una prestazione da capogiro contro la formazione di Gilardino, non solo per aver messo a segno la rete che ha permesso alla Lazio di passare ai quarti, ma per aver fatto delle cose che al giorno d'oggi, anche se si guarda un torneo di Calcio di alto livello, non è solito ammirare: oltre 90 minuti di grande livello, combattimenti, contrasti, e la ciliegina sulla torta per la sfera insaccata già nel primo tempo grazie ad un assist d'oro di Pellegrini.   

Ad oggi, si può affermare che la squadra capitolina delle aquile ha trovato un nuovo elemento, un faro in un centrocampo rimasto nel blackout per mesi dopo l'addio del Sergente serbo. Oltre a questa constatazione, è doveroso ammettere che il prifilo di Guendouzi rispecchia perfettamente il concetto di atleta, di calciatore: tanta ambizione, fame di successo, corsa, e voglia di lottare su ogni pallone per supportare e valorizzare la propria squadra e la maglia che indossa.   

Al netto ciò, vi è la certezza matematica che, tra qualche anno, molti tifosi della squadra biancoceleste inizieranno a raccontare di quel famoso Lazio vs Genoa andato in scena martedì 5 dicembre 2023 esclamando: Stropicciai gli occhi e vidi lumière in campo!

Mattia Savinelli