Alla fine la testa di Zvonimir Boban è rotolata giù dal patibolo dopo un pesante colpo di mannaia. L'esecuzione era stata rinviata di qualche giorno, forse per cercare una soluzione soft, che lo stesso croato deve aver rifiutato, o per dare il tempo ai legali della proprietà di studiare attentamente il caso e vedere quali margini ci fossero per ricorrere al licenziamento per giusta causa. Forse questo lasso di tempo, surreale, in cui il Milan non ha avuto un organigramma aziendale, è servito a entrambi gli scopi. Di certo Boban, dopo l'incauta intervista dei giorni scorsi, ha ricevuto il caldo consiglio dei suoi legali di non rilasciare ulteriori dichiarazioni per non compromettere un'eventuale accordo o, comunque, per non togliere margini di successo a una futura controversia giudiziale. Il silenzio è d'oro, anche se Boban lo ha capito tardi.

Nel Milan si stavano scontrando due visioni diametralmente opposte, quella di Boban e quella di Gazidis, come in precedenza le strategie dell'amministratore delegato si erano scontrate con quelle di Leonardo. Gazidis, in realtà, ritiene che le strategie debbano essere dettate dall'Amministratore Delegato, il quale riferisce alla proprietà e ne riceve l'avallo. I dirigenti, di qualunque area tecnica siano, hanno autonomia nel proprio ambito di competenza, ma per attuare strategie decise dal vertice della società. E con Galliani non era affatto diverso, cosa testimoniata dal fatto che negli ultimi anni Braida aveva lasciato il club e, di fatto, faceva tutto proprio Galliani. Boban, tuttavia, in virtù della sua superiore competenza calcistica rispetto a Gazidis, si riteneva un Amministratore Delegato per l'area tecnica. Gazidis, peraltro, non vuole giocatori a fine carriera, perché ritiene che il parco giocatori sia qualcosa che, quantomeno nel complesso, debba apprezzarsi nel corso del tempo. I giocatori di una certa età, invece, anche se arrivano a costo 0, non hanno più mercato alla scadenza del contratto e l'ingaggio più alto pagato per convincerli a firmare, diventa una specie di spesa a fondo perduto né più né meno del costo del cartellino. Boban, a sua volta, pensa che una grande società debba avere un certo numero di grandi giocatori e, se non può prenderli in età per il costo del cartellino, li deve prendere maturotti, quando sono in scadenza di contratto. Avuto l'ok da Gazidis, dopo la terribile débacle di Bergamo per 0-5, aveva ingaggiato Ibrahimovic che ha poi rimesso in moto il Milan. E per me è stato questo l'inizio della sua fine, visto che ha cominciato a disegnare da sé le strategie societarie, pianificando la conferma di Kjaer, esperto e a costi contenuti, come l'ingaggio del quasi 36nne Thiago Silva. Non solo, ma Boban aveva individuato il prossimo tecnico rossonero in Allegri, senza scartare come carta di riserva la conferma del fidato Pioli. Peccato che Gazidis, in qualità di AD, aveva già individuato un suo tecnico: Rangnick.

Arriviamo, dunque, a pochi giorni fa e chiediamoci, come poteva finire la cosa? Res ad arma et ad vim, come suggeriscono i miei ricordi scolastici, cioè affidando la decisione alle armi e alla forza. Gazidis ha, infatti, forzato gli eventi e fatto firmare il contratto a Rangnik. Che poi la notizia sia trapelata per un'indiscrezione o che lo spiffero sia arrivato dalla proprietà o da Gazidis per far imbufalire Boban, poco importa. Zvone, che in qualche maniera si sentiva un Amministratore Delegato per l'area tecnica, ha tentato il colpo a sorpresa, sollevare l'indignazione dei tifosi per sconfessare Rangnick e far saltare l'affare. Non gli è andata bene, ma ha danneggiato il Milan più della fuga di notizie. Sì perché Gazidis, con molta astuzia e anche saggezza, aveva gettato acqua sul fuoco, lasciando così un minimo di dubbio a squadra e ambiente, mentre Boban stesso con la sua intervista ha finito per confermare l'ingaggio di Rangnick.

Bon, questa lotta di potere, si è dunque risolta a favore dell'Amministratore Delegato, ma vanno fatte alcune considerazioni sulle differenti strategie dei contendenti. Quella di Boban presentava un punto interrogativo: Zvone si sarebbe fermato a Ibra, Kjaer e Thiago Silva? Vero che Zvone aveva cercato l'ingaggio di Dani Olmo, molto giovane, però la sua politica si stava orientando verso gli usati sicuri che, spesso, non sono così sicuri, come testimoniano gli infortuni di Ribery a Firenze. Quella di Gazidis, presenta un diverso punto interrogativo: ipotizzando che Rangnick centri gli acquisti under-24 con ingaggi inferiori ai 2 milioni di euro, cosa succederebbe quando tali ragazzi, affermatisi, avanzassero pretese economiche? La società potrebbe dire loro di no? Non è presumibile che vengano venduti per lucrare sull'aumento di valore del cartellino e fare spazio ad altri under-24 con ingaggio basso? Certo, può accadere che un Milan depurato dai debiti, con un monte ingaggi basso e il valore dei cartellini alto, possa essere venduto a qualcuno che abbia grandi ambizioni e che rinunci alle offerte per i pezzi migliori. Ma se non accadesse? Eh se non accadesse il medio cabotaggio diventerebbe la regola.

Per il resto, vado controcorrente, e confesso di essere intrigato dal profilo Rangnick. Potrà fare peggio del confuso Giampaolo? E sarà così difficile fare meglio di Pioli, un buon tecnico e bravissima persona, ma non il Mago Helenio Herrera?

Ora, tuttavia, speriamo che l'incontro fra Gazidis e Pioli abbia fatto capire ai giocaori che il tecnico gode comunque di un minimo di fiducia della società e che il tutti a casa non sarebbe gradito dalla proprietà e dalla dirigenza, indipendentemente dall'arrivo di Rangnick. E sarà importante anche la presenza di Maldini. A mio avviso, anzi, sarebbe meglio che Paolo restasse anche l'anno prossimo , ma deve comprendere che essere stato un giocatore famoso non vuol dire necessariamente decidere le strategie di una società e che non sarebbe disonorevole lavorare in staff mettendo in pratica le strategie di altri. Boban ha ritenuto di non doverlo fare ed è una scelta rispettabile, ma avrebbe dovuto parlare a fine stagione, senza mettere in pericolo quel po' di annata che si poteva e può ancora salvare.