Sono appena le dieci e mezza quando Fran mi raggiunge a casa. Il piano è chiaro: per cominciare un sentito abbraccio, poi la macchinetta del caffè sarebbe già pronta all'uso, pronta a tingere le tazze di quel liquido così tanto caro a noi italiani; aggettivo “caro”che ultimamente si può adoperare anche per quanto costa il caffè, vittima dell'inflazione così come tutto il resto. 
Sarebbe pronta la macchinetta dicevo. Ma che fai? Non lo aspetti Kikko? O lo bevi già, consapevole che poi ne berrai un altro? Meglio attendere quel quarto d’ora che serve per vederlo arrivare, e per condividere un rituale che sopravvive agli anni, ai tempi, a guerra e pace. Nel frattempo, di argomenti per riempire l’attesa ce ne sarebbero tanti, ma se Fran è a casa mia, il motivo è quello lì, è romanista, ed è venuto per assistere a Inter-Roma. E allora fiumi di parole, come dicevano i Jalisse nell’ormai lontano '97, anche se a differenza loro che si sono scambiati vicendevolmente il cuore, noi l’abbiamo dato alla Roma, non solo nelle tante parole in un sabato mattina, ma nei gesti, nelle distanze colmate, nelle sofferenze sportive. “Prima o poi la devi aprire quella bottiglia FR27”, così Fran nel vedere una bottiglia di spumante con l’effige della lupa a fargli da vestito.

FR27: “Hai ragione amico mio… ho sbagliato a non farlo dopo la Conference… mi sa che alla prossima gioia sarà aceto!” L’emozione gli gioca uno scherzo, quando inaspettatamente gli faccio scivolare una sciarpa giallorossa sulle spalle: "Grazie fratè...così mi fai emozionare! Lo stupore per il regalo inatteso, misto alla gioia, rendono un momento che poteva essere come tanti, una fotoricordo, un istante che lascia al resto della giornata la possibilità di svilupparsi come meglio crede, che tanto va già bene così. Kikko bussa alla porta, come al solito quella del piano sbagliato: poco male, il tempo tecnico per versare il caffè, riempire tre bicchieri d’acqua, e piazzare le immancabili scatole di biscotti e caramelle, in pieno stile “Made in Meridione”. I saluti con Kikko sono sempre fragorosamente divertenti...
Kikko: “Ahò fratè… ma te fai sempre più grosso?”
FR27: “Ancora? Ogni volta dici sempre così… se mi fossi fatto più grosso per ogni volta che me l’hai chiesto a quest’ora non passavo manco tra le porte!”.
Kikko: “ahahaha! Me fai morì! Fatte abbraccià!”

Al caffè segue un bicchierino di liquore all’açai (liquore tipico del Brasile, fatto con delle bacche frutto di una specie di palma diffusa in amazzonia), si direbbe parecchio gradito, osservando le facce dei fruitori. Ci mettiamo in macchina in direzione duomo, dove ci aspetta Ciccio, un capoccione salito da Orte "per sostener la Roma". Si parte e pochi metri dopo, ci rendiamo conto che la macchina del buon Fran, nonostante abbia pochi anni sulla groppa, non soddisfa i nuovi requisiti richiesti dall’odiata “area b” di Milano, entrati in vigore proprio nella giornata del 1° ottobre; retromarcia e si ritorna alla base, per il cambio “cavallo”.
Tutto a posto adesso, con l’auto del sottoscritto ormai considerabile vettura ufficiale delle uscite calcistiche di gruppo. Superato un traffico infernale, si giungeva a piazza San Babila, dove il sofferente Ciccio aspettava ansiosamente il nostro arrivo per poter poggiare le chiappe, dopo aver riscaldato i polpacci percorrendo ripetutamente piazza duomo. Un veloce conciliabolo faceva di San Siro la tappa successiva sul navigatore, speranzosi che le ricerche sulle piattaforme con proposte culinarie, ci dessero nel frattempo nomi e indirizzi di ristoranti spendibili - economicamente e qualitativamente - in zona stadio. Le impellenti necessità di uno della truppa, da possibile ostacolo diventano manna dal cielo: ci fermiamo in un posto del tutto casuale - sfuggendo alle app e al criterio del “dintorni stadio” - e ci ritroviamo in un ristorantino di cucina napoletana, assolutamente degno di nota. Il “benvenuto” oltre che decantato da proprietario e staff, si palesa in una coppa di buon prosecco: col senno di poi, avendo mangiato benissimo, più che “alla nostra”, mi sento di dire “a voi”. Le felpe indossate dalla truppa, non nascondono ne la fede, ne dove ci saremmo catapultati a pasto finito. Il simpaticissimo cameriere che ci ha accolti, si accorge del mio accento, non propriamente tipico lombardo: 
Cameriere: “cioè ma tu sei napoletano e tifi per la Roma?”
FR27: “Eh sì perché non può essere?”
Cameriere: “come no! Io tifo Juve!”
FR27: “azz! Allora che vuò scus?”
Cameriere: “no niente, apprezzavo il coraggio”
FR27: “ah mbè…mò sì! E comunque fino a che stiamo dentro al ristorante, la juve è una grande squadra!”
Proprietario: “nono…il ristorante è mio! A juve fa schifo!”
FR27: “allora si ahahahah! E’ una chiavica!”

Un fritto misto per quattro, una pizza a testa, due boccali di media bionda e due di rossa, quasi a dimostrare di voler tenere fede ai colori anche in quel che si beve. Le immancabili “montanarine” (pizzette fritte con pomodoro e formaggio), melanzane tagliate a spicchi, palline di pane e crocchè, a comporre l’antipasto campano; per la pizza, non me ne vogliano i commensali, ma nonostante le foto a testimonianza, fatico a ricordare i nomi delle proprie scelte. Da campano, regola vuole che l’assaggio della pizza di un ristorante dove non si è mai stati, doveva portarmi a scegliere la margherita, ma nel leggere “salsiccia e friarielli”, tutto il resto si è oscurato, “dovere critico” e sapori più elaborati. La vista di quel che arriva, mi convince ancor di più della scelta: base bassa e cornicione leggermente pronunciato, come vuole la tradizione. La pinta rossa scivola via che è una bellezza, e l’impasto leggero della pizza aiuta a non sentirsi “appanzati”. Un cameriere sentendoci dialogare sulla Roma, sulla partita che si sarebbe tenuta qualche ora più tardi, si unisce: “complimenti, siete una bella squadra, oggi vi prendete i tre punti”; dietro le parole lusinghiere si nascondeva la fede nerazzurra dello stesso, pure lui campano a metà, di quelli che non hanno rispettato il criterio del “chi è napoletano ten o sang azzurro dint e vvene” (chi è napoletano ha il sangue azzurro nelle vene).
Gruppo in coro, dopo relativi scongiuri: “ahooo ma mettetelo dietro a questo qua! A lavare i piatti!”
Il proprietario, con fare certosino, spulciava una serie di puntate che aveva fatto, destando la curiosità di Kikko: “giocatina? Calcio?”
Proprietario: “no, in verità il calcio non mi piace, sono appassionato di cavalli”
FR27: “Allegri, sei tu?”
Proprietario: “ Ma addò o mitt a Allegri! Ij ne capisc! (Ma quale allegri! Sono un intenditore!)
In effetti, le giocate fatte gli davano ragione, giacché vincenti.
Proprietario: “domani mattina ho il volo per Parigi, vado a vedere il "Qatar Prix" all’arco di Trionfo!”
Mostrando ulteriormente di possedere una padronanza della materia di assoluto livello, anche se poteva tranquillamente inventarsi il nome di una gara, tanto io come gli altri al tavolo ne abbiamo una conoscenza pari a quella di un infante.
E infatti: FR27: “beeeello!”
Kikko: “Qual è? Il Derby?”
Proprietario: “seee! Buonanotte!”
Caffè e limoncello suggellano la fine delle ostilità. Conto pagato con sconto apprezzato, saluti e si va: direzione settore ospiti!
Kikko: “regà…ma nun sarà un pò presto? Arrivamo ae 3!”
Fran, che non stava nella pelle: “nooo, tanto aspettiamo nel parcheggio… il tempo che arrivano i piacentini e Scinti”
Eh già, in questa storia ci sono protagonisti che arrivano un pò da tutta Italia, qualcosa di strano se si considera che la squadra della capitale non gode di un bacino di tifosi paragonabile alle tre squadre che hanno sostanzialmente sempre dettato legge sullo stivale italico.
Un pullman di tifosi nerazzurri, si ferma proprio alla recinzione del parcheggio ospite: “ciao ragazzi…pure se siete ospiti…vi va una birra?”
FR27: “no grazie, siamo anche noi ben forniti”
interista: “vabbè dai, siete qua, fatevi un bicchiere con me!”
Kikko: “noo…grazie”
FR27: “vabbè dai, grazie”
Il nerazzurro stappa la birra e ci tende i bicchieri: salute! 
Brindisi fatto e va via, verso il resto del gruppo.
Kikko: “ahò regà…io so diffidente come a merda…io a getto”
FR27: “ma l’ha aperta davanti a noi!”
Kikko: “mmh…nun so convinto”
FR27: “ho capito, San Tommaso te fa na pippa! L’ha aperta davanti a noi e manco ti fidi”
Kikko: “Nun ja faccio…è più forte de me”

Preso dai dubbi instillati dal miscredente, comincio a pensare a quale intruglio il tifoso avversario ha potuto piazzare nella birra, cominciando a sentire brontolii allo stomaco, dettati però solo dalle parole del fratello giallorosso, fortunatamente. Nessuna trappola, solo un gesto carino in nome del rispetto tra tifosi: grazie amico interista, ovunque tu sia!
Arrivano i piacentini e gli corriamo incontro, desiderosi di vivere l’abbraccio collettivo. Tra di loro c'è Max, il nostro amato fratello, protagonista straordinario della giornata: un uomo che fa i conti da anni con una malattia tremenda, vivendo qualche tempo più felice, non si è lasciato scappare l’opportunità di venire allo stadio, nonostante la necessità di avere una stampella a supporto. Foto di gruppo, e con l’orario che si approssima a quello del fischio d’inizio, ci accodiamo ai controlli per poterci finalmente affacciare sul prato verde. E’ qui che accade un evento che spiacevole è dir poco: ai controlli, nonostante tesserino bene in vista che palesa uno stato di handicap del 100%, Max viene privato della stampella, lasciato alla gogna del chilometrico passaggio che conduce in “piccionaia”, ovvero al terzo anello dello stadio. Fortunatamente, per buon cuore di uno steward, riesce ad accedere all’ascensore che porta fino in cima, insieme a Nik, un altro fratello piacentino. Con nostra sorpresa, un altro tifoso era entrato non con una, bensì con due stampelle al seguito: qualquadra non cosa! Il peggio è che all’uscita, il povero Max non la ritroverà neanche, la "temibile" stampella.

Siamo dentro: il colpo d’occhio è pazzesco! Ci sono stato varie volte al Meazza, e in più settori. Alla bellezza però, non ci si fa mai l’abitudine. Arriva anche Scinti, in tempo per piazzarsi e scandire cori. Il settore è pieno, in ogni ordine di posto: non ho dati ufficiali, ma tendo a pensare fossimo più vicini ai cinquemila che ai quattro e passa. Con grande stupore di tutti, Mourinho sceglie di giocarsela senza Abraham: Rui Patricio - Mancini Smalling Ibanez - Celik Matic Cristante Spinazzola - Pellegrini Dybala - Zaniolo; leggo la formazione e ho sensazioni positive, anche se come gli altri resto un minimo perplesso. Per Inzaghi canonico 3-5-2, con Acerbi il luogo di De Vrij, Asllani che prende il posto dell’infortunato Brozovic, e davanti l’ex Dzeko con il solito Lautaro: Handanovic - Skriniar Acerbi Bastoni - Dumfries Barella Asllani Calhanoglu Di Marco - Dzeko Lautaro.

Inizia la partita, e i dubbi dei più si evidenziano sin da subito. La mancanza di una punta centrale ci fa schiacciare ancora più del solito, e la densità dei nerazzurri in area giallorossa frutta quasi subito: all’undicesimo Lautaro sulla linea dell’area di rigore riesce a toccare per Dzeko, il bosniaco si gira velocemente e trafigge Rui Patricio. Il Var interviene e annulla per posizione di offside del cigno di Sarajevo. Il copione non cambia, anche se i primissimi minuti successivi alla rete annullata, danno un po' di brillantezza agli uomini guidati da Foti, per l’occasione allenatore della Roma a causa della squalifica del portoghese.
La partita la fa l’Inter, con gli ospiti che non riescono praticamente mai ad essere incisivi davanti, affacciandosi di rado nell’area nerazzurra. Al 30°, è Di Marco a sbloccare il risultato: Barella scappa via a Matic, vede l’inserimento del terzino ex Verona e lo serve di esterno destro, il “trentadue” guadagna un tempo su Celik calciando di prima, e la conclusione non potente ma precisa, beffa l’estremo difensore romanista, che la tocca, non riuscendo però a evitare che la palla capitoli alle sue spalle. Il vantaggio degli uomini di Inzaghi accende i lupacchiotti, che cominciano a gestire qualche pallone, cosa praticamente mai fatta in quella prima mezz'ora di totale arrendevolezza. Prima un’occasione mandata in curva da Pellegrini su spunto di Zaniolo, poi la rete, bellissima, ad opera di Paulino Dybala.
Siamo al 39°, quando Spinazzola sulla fascia di competenza, conquista un pallone mal-gestito da Barella, guadagna metri scendendo sulla sinistra e crossa sull’out opposto dove ad attendere c’è l’argentino: il pallone gli spiove proprio sul mancino, e Paulino, al volo, calcia in porta, trova l’opposizione di Handanovic, non abbastanza “convinta”, non in grado di evitare l’uno a uno; il settore esplode, Dybala Mask fatta, numero ventuno indicato, e quarto centro in campionato. A fine primo tempo l’entusiasmo è alle stelle, nonostante il risultato sia di parità e la partita ancora tutta da scrivere.
Kikko: “FR come te la senti?”
FR27: “ma sento…tiepida!”
Il timore di uscire bastonati per l’ennesima volta in trasferta, mi paralizzava.
FR27: “Ce la prendiamo una birra?”
Scinti: “che te bevi che qua a danno analcolica…”
FR27: “scusate, non lo dico più. Moriamo di sete.”
Max intanto è lì, ben protetto da noi, dai fratelli, fieri di averlo con noi, in un’occasione quasi irripetibile che ci teniamo stretta.
FR27: “che dici Max? La vinciamo?”
Max: “L’ultima volta che sono venuto a San siro, ho visto proprio Inter - Roma e abbiamo vinto!”
Se l’affermazione in sé trasmetteva buone sensazioni, al tempo stesso rendeva bene idea di quanto tempo fosse passato, visto che se la memoria non mi inganna, l’ultima volta che abbiamo valicato lo “scoglio” Milano correva l’anno 2017, e Radja Nainggolan era uno dei centrocampisti più forti d’Europa.
Inizia la ripresa, e la Roma sembra entrare con piglio diverso, maggiormente propositiva. Al 54°, su un possibile contropiede, giallo per Zaniolo, al solito poco accorto nelle reazioni ai fischi degli arbitri. Anche questo, oltre ad atteggiamenti tattici, un aspetto su cui il "ventidue" deve lavorare parecchio, anche se rispetto allo scorso anno sembra avere comunque avuto una crescita caratteriale. Dopo una decina di minuti a matrice giallorossa, la partita torna allo spartito del primo tempo: l’Inter gioca, la Roma aspetta. Nonostante una proposta migliore dei padroni casa, poche azioni a destare preoccupazioni alla retroguardia giallorossa, dove c’è un Ibanez in grande crescita, ma soprattutto uno Smalling invalicabile. Il brivido arriva al 63°, a causa di un fallo di Mancini sulla linea della trequarti campo. L’arbitro fischia la punizione che costa anche il giallo al difensore della Roma: alla battuta Calhanoglu, che punta l’incrocio più lontano e lo colpisce in pieno, terrorizzando l’intera curva occupata dai tifosi della Roma. Il colpo del fantasista turco, non cambia il risultato, ma scuote l’Inter che comincia a spingere forte alla ricerca del gol del vantaggio.
A tal proposito, da segnalare la stupenda conclusione di Asllani, che servito da Calhanoglu lascia partire un tiro che sibila alla sinistra del palo difeso dal portiere; una conclusione per certi versi simile a quella con cui Locatelli ci aveva trafitto in occasione di Juve-Roma, segnatura che poi venne cancellata dall’intervento del Var. Quando nulla faceva presagire ad una possibile svolta positiva per gli ospiti, arriva il gol, ancora una volta su calcio piazzato, ormai vera arma dei giallorossi: al 75°, Pellegrini calcia in mezzo e trova Smalling, il britannico impatta la sfera schiacciandola a terra, rendendola a quel punto imparabile per Handanovic; è il delirio più totale. Max con “gli occhi di fuori”, ha ancora tutto lo spirito di un tempo, per niente scalfito da una vita che gli ha presentato sfide infinite, quasi insuperabili. 
Si! Si! Vincerà! Questa Roma vincerà!”
“Si! Si! Vincerà! Questa Roma vincerà!”

Ormai l’esito è per tutti uno solo, nonostante ci siano ancora venti minuti da giocare, tra tempo regolamentare e recupero. 
Abraham, subentrato a Dybala che aveva abbandonato il campo a causa di un leggero affaticamento (si spera), avrebbe la possibilità di chiudere la contesa, con gli spazi che inevitabilmente lasciavano i "milanesi", disposti in un assetto da “tutto per tutto”: l’inglese porta palla fino all’area di rigore, affronta Skriniar e con una finta si libera al tiro, ma la conclusione purtroppo termina larga, alla destra dell’estremo difensore di casa: Tammy...facciamo sta convergenza alle gomme, eh?!  L’arrembaggio finale dell’Inter, si spegne sotto i colpi di testa di baluardo-Smalling, autentico mattatore del match, non solo per il gol realizzato, ma sopratutto per aver rispedito al mittente qualsiasi minaccia interista. Il fischio finale si fa attendere tra le interruzioni dovute ai falli, e cambi dell’ultimo minuto: i cinque primi decretati dall’arbitro Massa, durano almeno il doppio, quantomeno così veniva percepito il tempo dagli spalti colorati di giallo ocra e rosso pompeiano: solo i cori, il cantare a squarciagola, filtrava l’ansia: 

Se i tuoi colori sventolo!
I brividi mi vengono!
Non mi stanco mai di te!
Forza Grande Roma alè!

Il coro che ha accompagnato la scorsa stagione, fa lo stesso con l’intero tempo di recupero della sfida. Infine, il fischio arriva. Divampa al cielo l’urlo liberatorio, accompagnato da braccia che più festanti non si potrebbe. Uno sguardo a Max: la gioia, gli occhi lucidi e un abbraccio che sa di tutto:
Gruppo: “Ce l’abbiamo fatta Max! Sei il nostro talismano!”
Max: “Ve l’avevo detto che vincevamo!”
Kikko: “il prossimo anno vieni ancora, e potrai dire di nuovo l’ultima volta che sono andato a San siro la Roma ha vinto!”

L’uscita dalla scala del calcio, è bella, sarebbe addirittura meravigliosa se solo non ci fosse il neo della stampella “scomparsa”. Che amarezza. Davvero un qualcosa di incommentabile. Comprendo al massimo la necessità di evitare spiacevoli inconvenienti: è giustissimo prevenire al massimo eventi che possano creare disturbo, ma aprire gli occhi e rendersi conto di chi si ha davanti, credo sia altrettanto corretto. Oltre il danno, la beffa di averla persino perduta, non ritrovata dov'è stata "ritirata", per mancanza di un posto idoneo al deposito di oggetti. Peccato. Una macchiolina in una giornata speciale.
Nik: “tranquillo Max, te la ricompriamo noi! Te la facciamo tutta giallorossa!”
Saremo noi la tua stampella caro Max. Come te che hai sorretto un Inter - Roma divenuto storia nell'emozione degli occhi.Ti sosterremo come facciamo insieme per la nostra amata As Roma.
Certe volte è così: la vita ti toglie tutto, persino l'appoggio di una stampella, ma hai le spalle larghe, lo sai molto meglio di me, degli altri, e nessuno però può togliere la fierezza del passo, lo spessore dell'uomo, che è immenso. Sempre con te anche quando la distanza e le forze non te lo permetteranno; al tuo fianco, in quell'abbraccio che sapeva di tutto. 

Torno a casa, vado su VxL e scopro di aver vinto il secondo trofeo della critica per l’articolo “questo è il calcio: amore puro!” Che gioia! Che giornata memorabile! E aggiungiamoci questa pagina qui, perché Max pieno zeppo di dolori, preso a schiaffi dalla sofferenza, viene allo stadio per stare con noi, insieme a noi, ancor prima che per seguire una partita, che ovviamente è solo il passatempo di due ore, seppur valga tantissimo per noi. Max allo stadio con noi: questo è il calcio, amore puro!

A te Max.
A voi fratelli.
ForzaRoma27