“Se il vostro avversario ha un carattere iroso, dovete tentare di irritarlo; se è arrogante, provate a incoraggiare la sua arroganza” - Sun Tsu

Con lo spauracchio della superlega quantomeno allontanato, la UEFA si prepara a cantare vittoria e a far entrare in vigore la sua serie di riforme, riguardanti in particolare il nuovo format della Champions League.  Dopo la fuoriuscita del Manchester City dalla Superlega, seguito poi da oltre la metà delle squadre aderenti, credere che la battaglia sia stata vinta da Ceferin & Co. parrebbe ovvio.  Ma è veramente così? Per natura, solitamente guardo sempre con sospetto gli eventi rapidi e facili alle virate improvvise.  Proprio ieri sera, mentre seguivo il palese sfaldamento del progetto Superlega promulgato da Agnelli e Perez in particolare, ho cominciato a pormi qualche domanda.  Possibile che, dopo essere usciti senza alcun indugio allo scoperto, mettendo a repentaglio la propria immagine, e non solo (ricordiamoci che la Juventus è quotata in borsa), questi abbiano deciso di abbandonare tutto in 48 ore? Se così fosse, se la rinuncia fosse dovuta semplicemente a causa delle reazioni forti di UEFA, FIFA, alcuni ranghi di tifosi e giocatori, mi verrebbe da pensare una cosa sola: quanta incompetenza. Possibile che uomini e società del genere, ben consapevoli che il loro progetto avrebbe sparigliato le carte di un sistema secolare, non avessero calcolato bene il rapporto rischi-benefici?  Al che, non credendo una simile cosa, ho cominciato allora  vagliare tutta una serie di alternative, alcune probabili altre meno, per cercare di comprendere, o almeno immaginare, che diamine sia successo.  Tra tutte le ipotesi che mi sono piovute in testa, alla fine solo due sono sopravvissute alle mie brevi riflessioni. 

Maggior potere contrattuale in sede riforme
E se Agnelli, Perez e gli altri sodali avessero fatto tutto semplicemente per spaventare la UEFA, ovviamente terrorizzata dalla possibilità di perdere appeal gli sponsor, nella competizione commerciale con una superlega? L’ipotesi non è poi così bislacca se ci pensiamo. Da anni la UEFA sta infatti spingendo (malamente e senza risultati) verso una maggiore equità del sistema. In altre parole, una redistribuzione più equilibrata dei ricavi tra tutte le squadre nelle loro competizioni. Una cosa assai invisa alle grandi, da sempre a spartirsi la fetta più grande della torta. Rinunciare a parte dei ricavi attuali, soprattutto in periodo di pandemia, significherebbe dover rivedere radicalmente i propri bilanci, per questi club ultra blasonati. Il che andrebbe a inficiare direttamente sul costo delle rose, sulla loro composizione e quindi, sul valore tecnico della squadra.  Prendendo quanto detto per assodato, missione compiuta? Assolutamente no! 

Di certo, almeno a livello mediatico, la UEFA non si è presentata alla porta della Superlega con il cerino in mano, chiedendo di patteggiare. Tutt’altro.  Apparentemente spaventati, almeno questo è quello che si percepisce, dagli effetti collaterali della rivoluzione, molti club avrebbero infine mollato il colpo, tornando tra le braccia della furente, ma pur sempre comprensiva, mamma UEFA.  Una battuta d’arresto devastante, in particolare per i reali promotori del progetto come Agnelli e Perez, i quali adesso probabilmente subiranno l’effetto boomerang delle loro sparate.  Per quanto tutto ciò potrebbe apparire plausibile, in cuor mio credo ho timore che un’altra ipotesi possa concorrere con quanto detto almeno ad armi pari. 

La guerra è solo rimandata
Come dicevo in un post pubblicato ieri, temo che la Superlega, prima o poi, diverrà realtà. Il calcio com’è oggi non è più sostenibile e le riforme della UEFA, striminzite e a mio avviso tutt’altro che eque, non basteranno a rivitalizzarlo.  Inoltre, rifacendomi alla frase di Sun Tzu con cui ho aperto, mi viene quasi il sospetto che questa resa sia più che altro un raffreddamento della questione. Mi spiego meglio.  Consapevoli di avere ancora una Champions da portare avanti, un Europeo alle porte e un Mondiale non più così lontano da giocare, in molti dei club (primi fra tutti i Qatarioti del Manchester City) si siano accorti come tempi e modalità non fossero giusti.  Ecco dunque l’idea, l’illuminazione, la via d’uscita più consona: chiedere scusa, ora che ancora si può per gentile concessione di Don Ceferin, riporre le armi e cercare di assorbire al meglio la derisione mediatica conseguente. Nel mentre, portare la UEFA a rivelare le sue carte (ben poche a quanto abbiamo visto) in una battaglia del genere. Ira e arroganza sono infatti venute fuori sin dalle prime ore, in questa faccenda. Stamattina ho sentito parlare alla radio di azione vincente della UEFA. Ma quale azione vincente, perdonatemi? La minaccia di esclusione di club e giocatori? Cause legali miliardarie (totalmente campate per aria, dato che l’associazionismo è un diritto)? 

Sarò in errore, ma la Superlega si è sfaldata per volere della stessa e non per effetti esterni. Questo è almeno quello che penso e, nel dirlo, sono altresì convinto di come la guerra sia solo rimandata.  Troppi appuntamenti da rispettare e accordi da onorare. No, meglio fermarsi. Abbiamo visto come il nemico si comporta in simili situazioni e non ci fa paura. Abbracciamolo ora, facciamo in modo che le sue braccia stringano le nostre spalle e non il fucile. Attendiamo il momento giusto, magari cavalcando la crisi economica del settore, oggi solo ai primi barlumi, presto probabilmente devastante. Facciamo emergere le contraddizioni e l’incompetenza di questo sistema. Rendiamo la Superlega, magari indigesta, ma infine necessaria agli occhi di tutti. 

“Se sei capace, fingi incapacità. Se sei attivo, fingi inattività” - Sun Tzu  

Quanti santi in questo inferno
In cauda venenum, ultimi avvenimenti messi da parte, sono e rimango convinto che l’appuntamento con la Superlega, per un motivo o per l’altro, sia solo rimandato. E, dicendo questo, sono alquanto dispiaciuto. Al di là del dispiacere però, quali alternative, mio caro lettore?
In questi giorni abbiamo visto quanti siano stati in grado di strapparsi le vesti, tutti pronti a combattere contro il nemico alle porte, il nuovo Satana incarnato sulla terra. Televisioni, politici, schiere di tifosi, persino giocatori contro questa immensa rivoluzione epocale che, effettivamente per quel che mi riguarda, imporrebbe un sistema totalmente iniquo e anti-sportivo.  Mi pare però doveroso sottolineare un paio di aspetti. Primo fra tutti: il calcio così com’è si trova sul ciglio di un burrone, amici miei. Non è più sostenibile, i conti non tornano e il livello di indebitamento sta tornando a essere quello pre-Fair Play Finanziario. Il rischio che colossi come Real Madrid, Barcellona, Milan, Inter, Juventus falliscano ore è reale e, addirittura, si percepisce. Che fare per evitarlo, tenendo conto che se falliscono le grandi, le attrattrici di sponsor e tv, crolla l’intero castello?
Dall’altra parte, lascio stare i tifosi, ma mi permetto di dire due paroline a politici e soprattutto calciatori (in particolare i super-stipendiati) che si sono mossi così ardentemente contro la Superlega. Cari i miei signori, se il calcio si trova in queste condizioni oggi, è anche (non solo, ma anche) colpa vostra! Da quanto in Italia si attende una legge sugli stadi? Da quanto è necessario fare 20 (dico, venti) assemblee di Lega per trovare una benedetta quadratura d’intenti nella nostra massima serie? Quando mai ho visto atleti a sette zeri concedere, o quanto meno accettare, di decurtarsi lo stipendio perché non più sostenibile?
Così non va, signori. Fare la voce grossa per cavalcare l’onda mediatica, puntare sul cavallo vincente per quale like, non basta. Che cosa accadrebbe se oggi Mr. Agnelli andasse dai suoi giocatori a dire “carissimi, senza Superlega si chiudono i rubinetti. Dobbiamo ritrattare i contratti”. Sarò infimo e cattivo, ma state pur certi che ci sarebbe una fuga tale che manco l’Esodo dall’Egitto potrebbe competere.

Per concludere e riassumere, ci si è accontentati di rastrellare l’erba matta, senza però estirparne le radici nel profondo. Il problema c’è signori e sul tavolo non paiono esserci strategie valide per contrastarlo. Quanto accaduto non credo porterà a stemperare i toni. UEFA ed ex scissionisti si guarderanno come moglie e marito dopo un tradimento perdonato per un po’. 
Se così si andrà avanti, e temo che così sarà, la Superlega riapparirà prima o poi, magari rimanendo lì ferma, nascosta dietro una sedia, come un deterrente nel caso le cose vadano male. E se ciò accadrà veramente, un po’ come accade per le recidive di malattie gravi, non ci sarà scampo. 
Chiudo dando un’occhiata alle azioni in borsa. La Juve sta segnando un tremendo -12% (ieri oltre il -9%). Tenendo conto che, dopo l’aver guadagnato un + 17% a seguito dell’annuncio della Superlega, non ci ha guadagnato, né perso nulla. Ma rimane comunque un segnale poco confortante, finanziariamente parlando. 

Un abbraccio

Igor