Facciamo una bella premessa.
Chi dice che la società intende tenere Pioli fino a fine stagione, non sbaglia, anzi... sbaglia per difetto. Per quanto riguarda il trio Cardinale-Furlani-Scaroni, Pioli rimarrebbe anche di più. Il problema era diventato l'umore della tifoseria che, in caso di sconfitta col Frosinone, avrebbe forzato la mano a Cardinale.

In settimana si era fatto sentire Maldini, che aveva fatto conoscere le sue ragioni. L'intervista è apparsa inopportuna a qualcuno, ma non lo era. In un certo senso, Maldini è stato tirato in ballo dalle dichiarazioni di Scaroni (cronaca...). Si è, quindi, sentito in diritto, anzi in dovere, di rompere il silenzio e dire come stavano le cose. Anche i peggiori criminali hanno il diritto di dire la loro, quindi non si vede perché non possa farlo un galantuomo come Maldini solo perché il momento non sarebbe stato quello giusto.

Vista la situazione complessiva, anche a causa delle dichiarazioni di Maldini, la società non sarebbe stata nella posizione di insistere su Pioli in caso di un'altra débacle casalinga.
E qui viene in ballo proprio Pioli.

Stefano Pioli da Parma sembra Dennis the menace, il Dennis Mitchell eroe dei fumetti, ma anche di un film con Walter Matthau degli anni '90. Quando vuole, riesce a lavorare bene, portando avanti le sue idee in maniera ragionevole, poi all'improvviso gli viene qualche idea meravigliosa e non riesce a resistere alla tentazione di metterla in pratica, proprio come contro il Dortumud. Il Milan aveva concluso il primo tempo in maniera soddisfacente, considerando da un lato che il Dortmund mostrava più facilità di manovra, ma dall'altro che i rossoneri avevano diverse assenze. Avrebbe potuto cercare la vittoria gestendo un pareggio comunque utile, però Pioli ha alzato il baricentro della squadra mettendo sotto stress i centrali e causando l'infortunio di Thiaw. L'errato impiego di Krunic centrale difensivo aveva sepolto il Diavolo, cioè il tifoso, come suo personale signor Wilson.

Inquadrando il match di ieri nel complesso dell'ultima settimana, possiamo dire che Milan-Frosinone è stata la continuazione virtuosa, con altri avversari, di Milan-Fiorentina e del primo tempo di Milan-Borussia (se la definizione ve ne ricorda una di Von Klausevitz sulla guerra, non sbagliate).

Contro i viola, Pioli aveva abbassato il baricentro della squadra, per fare sì che il dispendioso gioco di Italiano mandasse in riserva la benzina degli avversari. Passato in vantaggio, aveva mantenuto basso il baricentro, per far buon viso a cattivo gioco, dal momento che il pressing fiorentino impediva ai rossoneri di salire. Contro il Borussia nel primo tempo, inoltre, il Diavolo era stato abbastanza equilibrato, mentre si era messo a sbarellare quando aveva mandato alle ortiche la logica.

Ieri, Pioli ha schierato il 4-2-1-2-1 delle ultime esperienze migliori, con Hernandez al centro della difesa a fianco di Tomori, mentre Florenzi è andato in fascia. Reijnders e Musah proteggevano la linea arretrata se il Frosinone non era in possesso di palla, mentre l'olandese faceva il vertice basso quando la palla era del Milan. C'era Chuckwueze pronto a rientrare, se non ci riusciva Musah.
Una volta in vantaggio, il Diavolo ha saputo raddoppiare in contropiede col la palla lunga e pedalare di Maignan.
E' stata lodata la mossa di Florenzi esterno con Hernandez centrale difensivo. Peccato che entrambi i giocatori erano disponibili anche martedì
, senza che la soluzione venisse presa in considerazione. Anzi, la vulgata era stata che non c'erano alternative all'impiego di Krunic al centro della difesa, cosa non esatta. ​​​​​​La mossa di ieri era quasi scontata... quasi, perché in panca c'era anche Simic... quindi sarebbe stata scontatissima martedì. A maggior ragione, aver schierato Krunic a fianco di Tomori non aveva avuto senso.

Pulisic e Chukwueze sono apparsi ancora sacrificati in fascia. Chukwueze si è visto benissimo a metà primo tempo con una staffilata di sinistro dalla mezza destra. In posizione di seconda punta lo si è visto entrare nell'azione del primo gol rossonero. A parte il gol di martedì contro i tedeschi, il ragazzo è più imprevedibile per vie interne. E' mancino puro, per cui il difensore sa già che il rossonero usa solo il sinistro e che deve rientrare verso il centro andando su quel piede, quindi può concentrarsi su quello e ignorare il destro. Pulisic ha propiziato la prima rete intercettando palla a centrocampo e accentrando l'azione. Ha segnato, inoltre, il secondo gol tagliando il campo dalla mancina, come una falsa ala. Entrambi i giocatori sono validi, molto molto validi, ma confinati verso le linee laterali sono sprecati. Lo era Messias lo scorso anno. Due volte si accentrò per vie interne e due volte segnò, contro Monza e Atalanta. Poi fu esiliato di nuovo in fascia a farsi fischiare. Perché?

Jovic ha indirizzato la partita con la rete che ha sbloccato il punteggio e con l'assist a Tomori per la terza rete. Non è Giroud però, cioè non è un pivot. Non ne ha la struttura fisica, del tutto diversa, né la forma mentis. Inoltre, più che aggredire gli spazi come fanno altri centravanti, si defila per uscire dai radar delle difesa. In occasione della prima rete, è rimasto indietro per catturare la respinta, mettendosi in condizione di realizzare un tap-in letale. Sul terzo gol, si è defilato sul secondo palo. E' un giocatore che scompare per riapparire all'improvviso, un po' come Gerd Muller. In ogni caso, in generale, a me piace.

Il Frosinone si è presentato dall'alto, si fa per dire, della metà classifica, ma alla fine verrà risucchiato nella lotta per non retrocedere. Ogni anno qualche provinciale parte forte per fare subito il grosso dei punti e poi sperare di non scoppiare prima del traguardo. In ogni caso, prima o poi torna alla sua dimensione naturale. Il 4-4-2 di Di Francesco mi ha ricordato quello di Conceiçao visto col Porto nel 2021 proprio contro i rossoneri.  Un bel modulo, ben realizzato, ma con una squadra tecnicamente modesta.

Questa considerazione ci consente di tornare al titolo dell'articolo, in quanto il successo rossonero è partito da un'occasione netta proprio del Frosinone. Tomori ha regalato palla a Cuni, ma Maignan è uscito chiudendogli gran parte dello spazio disponibile per segnare. Subito dopo, Pulisic ha intercettato un pallone e innescato l'azione del vantaggio rossonero. Il volto di Pioli, inquadrato dopo la rete di Jovic, era quello di che in un baleno era passato dall'incubo al bel sogno: ovvero un viso scavato e uno sbuffo liberatorio: spavento e poi sollievo.
E qui, al sollievo, si devono fermare le considerazioni, lontane da quel clima di euforia che si è manifestato in maniera eccessiva. Per quanto avversario dignitoso, il Frosinone è da battere se lo affronti in casa. Con il dovuto rispetto, una partita del genere sarebbe stata un cartellino da timbrare anche all'epoca di Giussy Farina e non può autorizzare alcuna euforia. E ciò anche se alla società, vista la situazione complessiva, l'euforia torna alquanto utile.

In campo Pioli si è fatto contagiare dalla foga nei minuti finali. Sul 3-0 ha fatto più che bene a far entrare Bennacer, Pobega e, se vogliamo, Traoré. Se non li fai entrare sul triplo vantaggio quando lo fai? Ma è stata una leggerezza potenzialmente grave far entrare Camarda a partita riaperta dopo il gol di Brescianini. Era il minuto 85 e nei 10 minuti complessivi in cui si è giocato poteva ancora succedere di tutto. Si ricordi Pioli di Milan-Roma e di come i suoi cambi rimisero in partita i giallorossi.
Negli spogliatoi, su di giri, il tecnico di Parma ha enunciato una sua dottrina ovvero che, quando c'è la prestazione, hai fatto il tuo, anche se non arriva il risultato, In realtà, il calcio non è sport di prestazione (come nei tuffi o nella ginnastica artistica, in cui una giuria dà i voti), bensì uno sport di risultato (contano i gol). Se fai solo la prestazione, non hai fatto il tuo, anzi non hai fatto nulla di agonisticamente rilevante. Di solito la prestazione (come i pali, le traverse, le palle gol o le parate del portiere) sono gli affari vari e perdite di tempo addotte come argomento da chi vuole negare l'evidenza dei risultati. 
E questa dottrina conferma che la partita di ieri non aggiunge o toglie molto a quanto accaduto in passato: lasciato alle spalle lo spavento, arrivato il sollievo, Pioli si è fatto prendere la mano. E chi lo sa che, fino alla fine, non arrivi ad abituarmici s questo suo modo di essere, forse al punto da volergli bene. Be'... magari fino a quel punto no... o sì... non lo so... vedremo, al cuore non si comanda.

Su una cosa, comunque, concordo con lui al 100% e senza riserve ovvero che non bisogna nascondersi e bisogna puntare allo scudetto. Forse aveva ragione Giaccherini nel dopo partita, quando ha affermato che il Milan non ha la continuità per vincere il titolo. In verità, quella continuità sembrano averla più Inter e Juventus. Però, al momento non sei distante dalla vetta, considerando che sei solo a un terzo di campionato.
Non dovrebbe essere questo il momento di abdicare, pertanto. Sbaglia chi sbandiera di essere soddisfatto del quarto posto, di un posticino al sole con la qualificazione alla Champions, con  annesso introitino dei diritti. Fa bene Pioli, invece, dopo solo un terzo di campionato, a puntare allo Scudetto.
Giocarsela, da questo punto di vista, non vuol dire cedere all'euforia, ma avere dignità e orgoglio. Il Milan doveva puntare allo Scudetto anche dopo Lecce e dovrà puntarci sempre fino a che sarà ragionevole farlo.
 Se poi, come è probabile, non ci dovesse riuscire, sarebbe un altro discorso. In tal senso, ho condiviso le dichiarazioni di Pioli nel dopo partita.

Il rischio è che Pioli si metta improvvisamente a fare i dispetti al signor Wilson, come Dennis the Menace. Ma questa è un'altra storia per un tecnico i cui limiti non sono affatto nella competenza. Quella c'è.