L'intervista a Massimiliano Allegri e le dimissioni presentate da Cesare Prandelli, rafforzano quel dilemma che da sempre divide il mondo del calcio, addetti ai lavori e appassionati: ma quanto influisce sui risultati di una squadra un Allenatore, quello bravo, con la A maiuscola?

Mi è capitato spesso di confrontarmi con amici, opinionisti o calciatori, trovandomi su posizioni totalmente diverse. Personalmente sono convinto dell'importanza del mister, che attraverso gli allenamenti, le soluzioni tecnico/tattiche, la lettura delle partite e le sostituzioni può decidere gli incontri. Viceversa è molto diffusa l'idea che è più importante avere giocatori forti, che la cosa più importante è che il tecnico, non faccia danni (che poi è come affermare che non sia scarso), ma specialmente che: "nessun allenatore ha mai fatto gol dalla panchina". Così quando Allegri ha affermato la stessa frase, nella brillante intervista rilasciata a Sky, sono rimasto deluso, ma non per questo ho cambiando opinione.

L'allenatore livornese nato nel 1967 è fermo da due anni, nonostante abbia lasciato la Juventus, dopo cinque scudetti consecutivi e due finali di Champions, perse. La sua percentuale di vittorie è del 70,48%, la più alta nella gloriosa storia della squadra di Torino. Grintoso, loquace, brillante e simpatico, è pronto per rientrare in un Top Club, molto probabilmente italiano. Tutto indica Roma e la squadra giallorossa come la più candidata a vederlo seduto sulla panchina, difficile, se non impossibile, un ritorno alla Juventus, mentre Napoli e Fiorentina ne sondano l'interesse. Possiamo qualificarlo come un bravo allenatore? Se gli è stato preferito Sarri, dalla dirigenza juventina, qualche domanda bisogna porgersi, ma sicuramente è un VINCENTE, che poi nel calcio è (per molti) l'unica cosa importante.

Per Allegri pronto a tornare, c'è Prandelli che decide di dimettersi. La sua lettera, resa pubblica dai media, mostra la sensibilità di un uomo che "ferito" fa la scelta più difficile e nobile, quel passo indietro a cui raramente assistiamo, non solo in ambito sportivo.
Avevo ritenuto conclusa la carriera di Prandelli dopo il burrascoso Mondiale in Brasile del 2010. Le esperienze successive all'estero e l'unica in Italia erano state deludenti, mettendolo ai margini, con la lista di antagonisti, fermi e in attesa di chiamata, sempre più lunga e agguerrita. Facevo ugualmente il tifo per lui, perchè quando una persona ha stile e signorilità merita sempre di avere un'ultima occasione. Firenze sembrava la soluzione ideale, ma purtroppo per lui, non quella giusta.

Ripercorriamo allora la sua storia: i primi risultati di rilievo sono sulla panchina dell'Hellas Verona, in serie B, nella stagione 1998-99 culminata con la vittoria del campionato e la promozione in serie A. La stagione successiva è più che positiva con un brillante nono posto, ma si dimette dall'incarico per accettare il corteggiamento del Presidente Zamparini del Venezia, in serie B, ottenendo al primo tentativo, la promozione in Serie A.  L'anno dopo viene esonerato dopo solo cinque gare poichè l'ultimo posto in classifica con zero punti, non soddisfa il "vulcanico" presidente. 
Nella stagione 2002-03, guida il Parma al quinto posto in Serie A con qualificazione in Coppa UEFA. L'anno successivo, gli emiliani chiudono nuovamente al quinto posto in classifica, in un anno di problemi societari. Passa alla Roma nel maggio 2004, ma deve dimettersi  prima dell'inizio del campionato, a causa della grave malattia che colpisce la moglie. Nel campionato 2005-06 è alla Fiorentina di Diego Della Valle, sostituendo Dino Zoff. Centra subito il quarto posto in classifica con accesso ai preliminari di Champions League. Lo scandalo di calciopoli e la sentenza della CAF che toglie 30 punti, penalizza il suo ottimo operato escludendo la squadra dalle Coppe Europee e ad iniziare la nuova stagione con 15 punti di penalizzazione in classifica, ma gli permette di vincere il prestigioso premio della Panchina d'Oro. Il premio più ambito dagli allenatori italiani gli viene consegnato anche  l'anno successivo dove, nonostante la pesante penalizzazione porta la "viola" al sesto posto. La Fiorentina, gioca, vince e convince, conquistando ancora il quarto posto. Ottimo anche il percorso in Coppa Uefa uscendo in semifinale contro gli scozzesi del Glasgow Rangers solo alla lotteria dei calci di rigore. Ottime le prestazioni anche nelle competizioni europee. Eliminata nella fase a gironi. Ripescata in Coppa UEFA, la squadra uscì ai sedicesimi contro l’Ajax , ma è l'anno seguente, ad essere entusiasmante,  Dopo aver superato la fase a gironi di Champions League da prima classificata con 15 punti, battendo due volte il Liverpool,  viene eliminata agli ottavi dal Bayern Monaco con un arbitraggio che definire vergognoso è semplicistico. La squadra arriva anche in semifinale di Coppa Italia, eliminata dall'Inter.

Prandelli è all'apice della carriera e il 23 settembre 2009, raggiunge Fulvio Bernardini in testa alla classifica degli allenatori più vincenti della storia viola, a quota 99 successi e dopo tre giorni, a Livorno ottiene la centesima vittoria in 197 partite (record assoluto) alla guida dei gigliati. Il campionato però si conclude con 17 sconfitte, all'undicesimo posto, mettendo fine anche al suo splendido ciclo.

Cesare Prandelli lascia la Fiorentina e il 30 maggio 2010 accetta l'incarico di CT della nazionale Italiana, sostituendo Marcello Lippi dopo la conclusione del campionato del mondo.
L'esordio è amaro, sconfitta contro la Costa d'Avorio per 1-0. L'Italia disputa le qualificazioni al campionato europeo 2012 e con la vittoria 1-0 sulla Slovenia nel settembre 2011 proprio a Firenze si qualifica alla manifestazione continentale con due gare d'anticipo, ottenendo il record di precocità nella qualificazione al campionato europeo, con 22 punti in otto gare. Nel dicembre 2011, in pieno scandalo scommesse, invita Simone Farina al raduno della Nazionale, in segno d'apprezzamento per il calciatore che ha rifiutato 200 mila euro (più del doppio del suo compenso stagionale) per "combinare" la partita di Coppa Italia Gubbio-Cesena, denunciando il fatto e facendo partire l'inchiesta sull'Operazione Last Bet. Confermando il suo impegno sociale, come già dimostrato anche fuori dal rettangolo di gioco. Agli Europei 2012, l'Italia è inserita nel Girone C dove pareggia 1-1 con Spagna, all'epoca detentrice del titolo Mondiale e Europeo e Croazia e vince 2-0 con l'Irlanda, risultato che porta l'Italia ai quarti di finale al secondo posto nel girone, dietro la Spagna.  L'Italia batte l'Inghilterra allenata da Roy Hodgson ai rigori per 4-2 e va in semifinale contro la Germania, battendola  per 2-1. La finale è amare, un 4-0 netto per la Spagna. La Nazionale diverte e disputa una buona Confederations Cup 2013, è in Girone con Brasile, Giappone, Messico. In semifinale gli Azzurri sono sconfitti ai rigori dalla solita e solida Spagna e guadagnano il terzo posto battendo l'Uruguay ai rigori.

Per l'Italia e per Prandelli il campionato del mondo 2014, che si disputa in Brasile, benchè iniziato con la vittoria per 2-1 con l'Inghilterra, è una pessima esperienza, che si conclude con l'eliminazione al primo turno, dopo le sconfitte 1-0 con Costa Rica e Uruguay. Ripetendo quanto accaduto a Lippi nel Mondiale precedente. Dopo l'eliminazione il 24 giugno 2014 Prandelli, sommerso dalle critiche per le convocazioni e il comportamento di Cassano e Balotelli, annuncia le proprie dimissioni irrevocabili, venendo sostituito da Antonio Conte.

Da quel momento è un susseguirsi di esperienze negative. L'8 luglio 2014 è ingaggiato dai turchi del Galatasaray. Debutta il 25 agosto, perdendo la Supercoppa di Turchia col Fenerbahçe ai rigori. Malissimo in Champions League, raccogliendo solo 1 punto in 5 partite, tanto da venire  esonerato dopo la sconfitta in trasferta con l'Anderlecht nella fase a gironi, che elimina i turchi da qualunque competizione europea. I tifosi sono inferociti e il terzo posto in campionato alle spalle di Fenerbahçe e Beşiktaş, un'aggravante. Nella breve esperienza turca Prandelli ha collezionato 8 sconfitte in 16 partite. Dopo 2 anni di inattività,  a settembre 2016, firma un contratto biennale con il Valencia, che alla sesta giornata si trova in quattordicesima posizione nella Liga spagnola. Il 30 dicembre seguente si dimette. Prandelli aveva debuttato in Liga con una vittoria a Gijon, poi 3 pareggi e 4 sconfitte e l'addio con la conquista di 6 punti su 24, lasciando il Valencia al terzultimo posto. Nel maggio 2017 è sulla panchina dell'Al-Nasr, club degli Emirati Arabi Uniti, ma a gennaio 2018, dopo l'eliminazione dalla Coppa del Presidente, viene esonerato. Chiude la sua avventura dopo aver totalizzato 5 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte con la squadra al terzo posto in campionato. E' il Genoa e il presidente Preziosi a chiamarlo, per sostituire Ivan Jurić, nel dicembre del 2018. L'inizio è entusiasmante con la vittoria di prestigio contro la Juventus per 2-0, ma Prandelli non riesce a dare continuità di risultati. La salvezza arriva, ma solo all'ultima giornata e grazie alla sconfitta dell'Empoli con l'Inter. Non sufficiente per meritare la  conferma.

Il 9 novembre 2020 fa ritorno, dopo dieci anni, sulla panchina di una Fiorentina in difficoltà. Il Presidente Commisso lo chiama per sostituire Giuseppe Iachini e portare entusiasmo ad una tifoseria amareggiata dai miseri risultati. L' esordio è subito amaro con la sconfitta casalinga 1-0, contro il Benevento. In Coppa Italia, cede agli ottavi ai supplementari contro l'Inter. Dopo altre 2 sconfitte e 3 pareggi, finalmente i primi 3 punti in campionato,  contro la Juventus. Un percorso certamente non brillante : 6 vittorie, 6 pareggi e 11 sconfitte, dove ha ugualmente tentato di portare correttivi e esperienza. Due giorni dopo la sconfitta casalinga per 3-2 contro il Milan e con la squadra al quattordicesimo posto in classifica, rassegna le dimissioni. E' di dominio pubblico quanto Cesare Prandelli ami Firenze, città dove ha scelto di abitare e la Fiorentina, squadra che ha allenato probabilmente negli anni migliori della sua lunga carriera che probabilmente volge alla conclusione, sebbene l'allenatore bresciano sia nato nel 1957. Allenare logora, bisogna riuscire a tenere sempre la tensione a l'attenzione altissima, proporre cose nuove, mai ripetitive e reggerne lo stress non è cosa semplicissima. Ho avuto la fortuna di conoscere un grandissimo calciatore che mi ha raccontato le difficoltà di Sacchi, quando allenava in Spagna e la tensione nervosa lo stava "divorando", obbligandolo a fermarsi.

Cesare Prandelli merita il nostro applauso, un grazie per tutto ciò che ha proposto, nel bene o nel male, perchè nella vita, come nello sport si può vincere o perdere, ma è come si affrontano le situazioni che determina il reale valore di una persona. Si è vero, VINCERE è l'unica cosa importante, ma fra tantissimi perdenti c'è ancora chi non ha imparato ad affrontare le sconfitte, incollati alle panchine, credendosi bravi o bravissimi, mentre il più delle volte sono solo fortunati o sostenuti da giornalisti amici. 
Perchè sopra la panca, anche una capra campa.