C’era una volta, un bambino di Casarsa della delizia, che amava tanto giocare a pallone: il suo nome è Bryan, non propriamente il tipico nome friulano, ma tant’è, i suoi genitori lo chiamarono così, vuoi per le origini canadesi del papà, vuoi perché adoravano Bryan Ferry e la musica dei Roxy Music. Quel bambino non aveva solo la passione per il calcio, era anche bravo: la qualità mostrata con la palla cresceva più veloce della sua età. E fu così, che nel 2009, si incamminò sul sentiero verso il destino: al compimento del quattordicesimo anno, lasciò gli amici della terra natia per andarsi a 'guadagnare' un posto nel grande calcio, mettendosi alla prova nelle giovanili del Milan. In realtà, i rossoneri si erano invaghiti di questo ragazzino già da un po’, avendolo osservato da vicino nel Liventina Gorghense, club trevigiano ‘satellite’ del Milan. Nelle giovanili rossonere poi, Bryan si faceva notare parecchio, messo in ‘cabina di regia’ da Aldo Docetti - all’epoca allenatore della primavera - posizione in cui vinse il premio ‘golden boy’ durante il torneo di Viareggio, titolo assegnato al miglior giocatore della rassegna. Non solo gli ‘occhi’ degli addetti ai lavori su di lui: ad accorgersi della grande qualità di passaggio, e della visione di gioco sopra la media, anche Massimiliano Allegri - al tempo allenatore del club di Milanello - che il 06 dicembre del 2011 lo fa esordire in Champions League, a soli 16 anni e 9 mesi, buttandolo nella mischia all’81° minuto di Viktoria Plzen - Milan, in luogo di Robinho: uno degli esordi più precoci della storia del ‘diavolo’.

Il 10 novembre del 2013, a distanza di quasi due anni dallo storico debutto europeo, l'italo-canadese fa la sua prima apparizione in serie A, subentrando a Kakà al 39° della ripresa di un Chievo - Milan che non vide reti, ne grandi emozioni. Il 06 gennaio del 2014 con la prima gara da titolare, arriva anche la prima rete nel massimo campionato: sembra l’inizio di una grande storia d’amore. Sembra, e invece il diciannovenne Cristante, prepara la valigia e parte in direzione Lisbona, sacrificato dal 'condor' Galliani sull’altare di una ghiotta plusvalenza: sei milioni di euro, la cifra investita dal Benfica per assicurarsi il baby milanista.

L’avventura in terra lusitana, non va come sperato, anche se le poche presenze con le ‘aquile’, gli permettono di fregiarsi della vittoria della Primeira Liga, titolo conseguito al termine del suo primo anno portoghese. Con il club della capitale, ha modo di allenarsi - fino all’esonero - sotto la sapiente guida di Jorge Jesus, che ne fa il suo regista in un centrocampo a due, posizione in cui si esprime con buoni risultati, racimolando cinque presenze in campionato e tre in Champions League. Al termine della seconda stagione, il Benfica non convinto dalle prestazioni del centrocampista, decide di mandarlo in prestito al Palermo, società che crede nel ragazzo e ‘strappa’ anche un eventuale diritto di riscatto, il che rende l’idea di quanto poco puntassero ancora i lusitani su di lui.

Dopo giovanili ‘sfavillanti’ ed esordi da togliere il fiato, comincia quindi un periodo molto difficile per l’ex bambino prodigio. In una situazione ‘disastrata’ come quella dei rosanero, con svariati allenatori messi al ‘patibolo’ dal presidente Zamparini (buonanima), Bryan non riesce ad incidere, e viene ceduto ancora, stavolta al Pescara: Oddo, allenatore degli abruzzesi, prova Cristante da regista in un centrocampo a tre, posizione in cui non riuscendo a esprimere al meglio le proprie caratteristiche, finisce per essere ancora una volta un comprimario, più che l’uomo a cui affidare le chiavi della squadra.

Siamo nel 2016, Bryan ha appena ventuno anni, ma la sua carriera sembra già sull’orlo di un precipizio. Quando sembra che al peggio non ci sia mai fine, arriva il trasferimento che fa cambiare direzione alla sua carriera: il 27 gennaio del 2017, in seguito alla cessione di Gagliardini - che dall’Atalanta passa all’Inter per 25 milioni di euro - Cristante arriva alla ‘dea’ in prestito biennale con diritto di riscatto. Gasperini ha già le idee molto chiare di cosa fare di quel centrocampista che si porta sulle spalle l’appellativo di 'brocco'. Alla seconda apparizione con i bergamaschi va subito in rete, gol dell’ex per lui nella trasferta vittoriosa al Barbera di Palermo. Al termine della stagione, saranno tre le reti in dodici presenze. Convinti dai 5 mesi ‘in prova’, l’Atalanta decide di riscattare subito il ragazzo, che nel secondo anno, impiegato per lo più da trequartista, mette a referto addirittura dodici marcature in quarantasette presenze: un’autentica esplosione. Nell’impostazione tattica dettata da Gasperini, la ‘pulizia’ dei passaggi corti e lunghi del friulano, apre diversi scenari oltre le linee nemiche; scenari in cui si vengono a creare diversi spazi da poter attaccare, con Ilicic e Gomez deputati alla fantasia e a Cristante collocato da trequartista, ‘solo’ l’incombenza di accompagnare l’azione e inserirsi nello spazio creato dalla punta: dettami che si vanno a sposare perfettamente con le caratteristiche dell’ex Milan, bravo a calciare con entrambi i piedi, e ‘possessore’ anche di un buon tiro dalla media distanza. 

L’annata superba, gli fa riconquistare ‘fascino’ e visibilità, e la Roma orfana di Nainggolan passato all’Inter, decide di puntare forte sull’atalantino, sborsando trenta milioni di euro pur di aggiungere al proprio pacchetto di centrocampo, quello che è di fatti per numeri e rendimento, il miglior centrocampista della stagione precedente.

Esattamente come sulle montagne russe, ogni salita conduce inevitabilmente a una discesa: ancora una volta Bryan passa da ‘star’ a ‘brocco’ nel suo passaggio in giallorosso. Il direttore sportivo Monchi (mor…. Suoi) pensava che l’ex Atalanta potesse essere il sostituto naturale del belga, il quale aveva condiviso nella stagione con Spalletti, la stessa particolarità di aver giocato da ‘finto’ trequartista, con caratteristiche però molto diverse dall’italiano. L’esperimento fallisce miseramente, ancora peggio quando a pensare di impiegare nel ruolo di mezzala pura viene acquistato Pastore…"ma è del mestiere questo?" Cit. Zalone. Nonostante un’annata non esaltante, nella sua prima stagione da romanista, Di Francesco - allenatore dei giallorossi - (poi Ranieri) lo impiega per ben quarantaquattro presenze, condite da quattro gol. 

Alla fine del campionato, esattamente il 26 maggio del 2019, Daniele De Rossi dice addio alla Roma, dopo diciotto anni in maglia giallorossa. Nell’ultima intervista da calciatore, Daniele dirà delle parole che puntualmente tornano attuali, come fossero senza tempo nella carriera di “Sir Bryan”:

C’è un Bryan Cristante che viene da Bergamo, o comunque dal nord italia; non è romanista. Ma io ne voglio altri cento di gente così, che dà l’anima in allenamento, dà l’anima in campo, da romanista.

Sono sincero, quel che dice De Rossi è legge per me, ma quando ho sentito le parole pronunciate durante quella intervista, ho pensato che fossero solo un modo di difendere un compagno da critiche esagerate, ingiuste. L’ho pensato per anni. Praticamente fino a ieri sera.

Perché Cristante è così, non ruba l’occhio: è un giocatore di cui guardi la faccia e pensi “Ahò, ma sta sveglio?

E’ lento, macchinoso”: questa affermazione non l’ho sentita dire, l’ho pensata. Spessissimo. 

Si fanno le 20:00 del 14 agosto, escono le formazioni ufficiali e leggo:

Rui Patricio, Mancini, Smalling, Ibanez, Karsdorp, Pellegrini, CRISTANTE, Spinazzola, Dybala, Zaniolo, Abraham.

…Aspè non ho letto bene…

Cristante? 

Vabbè si saranno sbagliati, si sono scordati che abbiamo preso Matic.

Apro l’emittente per vedere la partita ed era lì. No, non è vero, perché non si vedeva! (!!!!!!!!! ! = imprecazione incatenata nei meandri del cervello)

Finisce la gara all’Arechi, e Cristante è il match winner. Non solo per il gol: la Roma ne poteva fare cinque - a stare stretti - pur se poi finisce solo 0-1. Più palloni giocati, più contrasti vinti, quantità e qualità al servizio della squadra e degli avanti romanisti, che quest’anno hanno un peso specifico diverso, e richiedono maggior sacrificio.

E allora non può essere un caso. Questo ragazzo l’abbiamo soppiantato di critiche sin dal primo giorno che ha messo piede a Trigoria. Forse anche prima. E lui come ha risposto? Mai una parola fuori luogo, mai un accenno di reazione alle critiche, se non lavoro e dedizione alla causa. Gira e rigira, Cristante gioca sempre, e più degli altri. Per la Roma ha fatto un’intera stagione da difensore centrale; per la Roma ha fatto il mediano davanti alla difesa, il regista, la mezzala e il trequartista. Per la Roma ha fatto panchina, quando Fonseca gli preferiva Diawara e Villar. Per la Roma si è preso insulti, di continuo: “è na pippa” è il must da cinque anni. Per la Roma ha sempre dato tutto, con il massimo rispetto di ruoli e tifosi. E' sempre passato nell'arco degli anni come un 'medioman', un calciatore che se c'è "vabbè ci può stare, non è lui il problema numero uno", ma che se andasse via "finalmente regà, adesso c'è lo spazio salariale per prendere uno bono": si lo 'spazio salariale', perchè ormai siamo economisti, non tifosi. Nel frattempo 'lo spazio salariale', lo riempiono calciatori come Diawara, che guadagna due milioni e 'spicci' da anni, godendo praticamente di un abbonamento in tribuna d'onore dalla panchina.

Corre in media undici chilometri a partita, recuperando una quantità industriale di palloni.

E’ un fenomeno quindi? No, non lo è. Come già detto, mi aspettavo - come tutti - Matic accanto a Pellegrini, e probabilmente sarà proprio il serbo il titolare quando anche Wijnaldum sarà al cento per cento. Mourinho però, ha fatto capire ancora una volta, che le parole al miele spese spesso e volentieri per lui, non erano frutto di una scelta obbligata, ma di un rispetto sincero per le qualità di questo calciatore troppo spesso bistrattato, anche dal sottoscritto.

E allora scusa Bryan, se più di qualche volta, preso dalla rabbia, ho rivolto parole offensive a te o ad altri calciatori. Scusa, perché solo ora mi rendo conto di quanto spesso sei stato utile alla causa, sacrificandoti in ruoli non tuoi, adattando di continuo le tue caratteristiche per risultare utile agli allenatori che imperavano nella capitale; perdonami, perché solo adesso, con Mourinho, ho capito che sei indispensabile, anche con i difetti che puoi avere, che poi, chi non ne ha?

Infine grazie: per aver scelto i nostri colori, per averci regalato tre punti, per la tua espressione imperscrutabile, per essere uno degli eroi che ci hanno portato un trofeo, per le battaglie in campo e i modi gentili fuori. 

 

Grazie Sir Bryan! Forza Roma Sempre!

 

ForzaRoma27