Ogni occasione è buona per parlare del calcio che verrà. Diciamo così. Pare evidente che c'è una volta sistemica di guardare un pò al modello della NBA, un calcio d'elite, ma non per tutti. Un calcio per ricchi. Un calcio che si possono permettere solo i grandi colossi.

I Golia del calcio, della società, ma per Davide non ci sarà alcun posto. Non nella Super League. Eppure sarebbe una fantastica idea quella di mescolare i campionati, superando quelli nazionali, andando oltre i confini. Con il giusto sostegno potrebbe essere da grande stimolo per tutto l'ambiente calcistico. Un calcio internazionale per una società senza più frontiere. Ma non è questo quello che vogliono i grandi, se così li possiamo chiamare, signori del calcio. 

Vogliono un calcio dove il merito sia segnato dai bilanci, dai fatturati, da quanti soldi puoi fare girare. Non è più tempo di ideali. Ma di casse. Il calcio è governato dai conti.

Ma questo non sarà più calcio, sarà altro. Perchè la cosa spettacolare del calcio è il sogno e la passione. Sognare di poter arrivare nella massima serie, sognare una provinciale nel grande contenitore del calcio europeo. Vedere le piccole sfidare le grandi, e magari riuscire anche ad abbatterle. Ma come detto, il tempo di Davide contro Golia sta giungendo ad esaurimento. Almeno per gli architetti del calcio che verrà. Non c'è posto per i pesci piccoli, non c'è posto per i sogni, per le emozioni delle periferie. Non sarà per tutti. No.

Si snatura così uno sport che ha la sua anima nella passione. Però a dirla tutta il calcio della massima serie, è ancora uno sport? O è diventato altro? Quell'altro che sta andando proprio nella direzione della Super League per ricchi? E allora non ci resta che andare alla ricerca del Robin Hood del terzo millennio e tifare per lui.
Un giustiziere che con il suo arco ruberà ai ricchi del calcio per salvare l'anima del calcio, quello vero.