Giuntoli non avrebbe mai pensato di dovere sostenere un simile clima di sofferenza e di difficoltà nell'intraprendere la sua avventura al servizio di una società da lui amata da tifoso, ma contrastata da Direttore Sportivo, nella cui mansione lo spazio per i sentimenti non può aprirsi, dovendosi chiudere ad una realtà difficile e contornata dai tempi ristretti.

Il caso Pogba ha rispolverato fantasmi mai sopiti, ed è una fortuna che in questo caso la società possa rendersi estranea alle disavventure del francese, altrimenti le truppe cammellate della giustizia sportiva si sarebbero mosse senza indugio. Quell'indugio che sembra arenarsi nei casi di altre società, ree confesse di fattacci irregolari, ma senza il pedigree della vecchia signora, ed allora non c'è trippa per gatti. Ed il caso Pogba è  emblematico! Naturalmente il giocatore è un ingenuo senza remissione di peccato. Rivolgersi così a presunti amici medici, ma non specializzati in quell'ambito sportivo così complesso e rigoroso nelle regole, è stato un comportamento privo di professionalità e di rispetto per i medici ed i preparatori della società che lo paga. Ma quello che lascia sorpresi è l'ingenuità sia del giocatore che della stessa società. Pogba ingenuo, perché la situazione era da considerare con un pizzico di cervello, valutando con i medici sociali cosa avrebbe dovuto fare. La stessa società, ingenua perchè con tutto quel Medical Center che hanno,  avrebbero almeno dovuto monitorare la situazione doping del giocatore, e di ogni altro tesserato, per mettersi al riparo da questi scherzi di vita quotidiana. E sanno benissimo se dalle altri parti pioviggina, da noi arriva un uragano. L'altra considerazione mi pervade sul caso in esame. Pogba ha preso una pomata per migliorare la guarigione o almeno il tono muscolare delle gambe, rese debilitate da infortuni e assenza dai campi di gioco. Teniamo presente che se la sostanza è nella lista dei dopanti, è comunque un prodotto che non viene nemmeno più preso nei moderni metodi dopanti. In più, non permetteva nemmeno una migliore prestazione sportiva, permettendo solo un'attività di miglioramento del tono muscolare, in via terapeutica. Restiamo sempre dell'avviso che la legge è stata violata, ma c'è reato e reato. Ad esempio c'era un giocatore che assumeva cocaina in dosi industriali e lo sapevano anche i bambini dell'asilo, ma per la giustizia antidoping i controlli erano sempre regolari. Chissà come mai? La risposta ce la diede il presidente di quella società, il quale ammise dopo anni che aveva una pompetta nei pantaloncini, dove teneva l'urina fornita da un compagno di squadra, così la "plin plin" era sempre pulita e sana. E meno male che non metteva l'urina della fidanzata, altrimenti come successo ad alcuni,  si poteva  ritrovare in stato "interessante". Mancano sempre le analisi mai effettuate da un giocatore del Milan, il quale si rifiutò di farle perché a suo dire la prassi delle richieste delle analisi non era conforme alla buona creanza da parte  dei medici dell'antidoping. E non solo non fu sanzionato, ma il Milan ricevette pure delle scuse. Mentre due giocatori di altre squadre che si presentarono con cinque minuti di ritardo, furono sanzionati con mesi di squalifica. Funziona bene l'antidoping in italia? E in Europa?

Ma torniamo alla storia di Pogba! La Juventus è in attesa delle controanalisi, ma nel frattempo si guarda in giro. Ormai il rapporto con la Juventus si è rotto, e si è rotto soprattutto quello che è alla base di ogni rapporto di lavoro: la fiducia! Sono ormai quasi diciotto mesi che Pogba riceve un lauto stipendio senza fornire uno straccio di prestazione che non solo sia continuativa, ma nemmeno in grado di guardare al futuro. E' difficile che le controanalisi diano un verdetto diverso dal primo. Vorrebbe dire che hanno commesso un errore macroscopico già nelle prime analisi, e dovrebbero fornire spiegazioni al fatto che il giocatore per almeno un mese la società non possa utilizzarlo, con danno tecnico e finanziario.
Ma ormai la sensazione è che si confermerà la positività al testosterone. In questo caso la Juventus può richiedere la risoluzione del contratto e, calcolato un risparmio di almeno trenta milioni di Euro, la possibilità di cercare un profilo adatto nella finestra di mercato di gennaio. Si parla di Hojbjerg, grintoso mediano in forza al Tottenham, quasi in scadenza di contratto, ma soprattutto fuori dai piani tecnici dell'allenatore degli Spurs, e seppure abbiano già sparato alto, si potrebbe chiudere con una formula che non dissangui la Juventus e che permetta ai londinesi di monetizzare comunque l'uscita di un giocatore non più nei piani della società. Un forte incontrista, con piedi comunque educati, è il tipo di giocatore che attualmente manca di più alla Juventus. Fagioli e Locatelli non hanno queste caratteristiche, essendo più votati alla costruzione del gioco che all'interdizione.
Ma potrebbe non finire qui, perché ci sarebbe anche la figura di Martin Vazquez, madridista con le valigie in mano, ancora valido fisicamente ed esperto, che si può acquistare a zero per fine contratto. Andrebbe ad occupare l'altra casella libera o meglio mancante dello scacchiere bianconero. Infatti è un difensore laterale, con grandi doti di inserimento e difensive,  abituato ai grandi palcoscenici calcistici e in grado di inserirsi con autorevolezza nello spogliatoio piuttosto giovane della Juventus.
Il terzo colpo ci sarebbe già in linea di arrivo, e non c'è bisogno di fare molta strada. Si tratta del prolungamento del contratto di Rugani, esperto e disposto a ridursi l'ingaggio, cosa che alla società piace parecchio. E Rugani ha esperienza, e seppure abbia giocato poco, ha sempre accettato le decisioni del Mister, senza mai sollevare problemi. Inoltre a mio avviso, è stato piuttosto denigrato, poichè mi ricordo che quando giocava nell'Empoli, un giorno marcò Morata e lo fermò sfidandolo nella  sua migliore qualità, la velocità. Ed oggi avere un difensore che non teme attaccanti veloci è importante, perché Bremer, Danilo e Gatti non sono molto veloci. 

Nel frattempo si deve avere pazienza con i giovani. Ai quali bisogna anche permettere di avere un pò di tempo per crescere. Fagioli, Jiling, Miretti, Nicolussi Caviglia, Hujsen e Yildiz, sono sicuramente dei futuri ottimi giocatori, forse anche dei campioni, ma il tempo deve maturare per tutti, e matura meglio se al tuo fianco hai buoni consiglieri, e giocatori esperti che ti possono prendere per mano. Quando arrivano le crisi, sono i più anziani che devono suonare la carica, non i giovani, che comunque possono essere contagiati dall'ottimismo e dalla forza persuasiva di chi ha qualche esperienza in più e cicatrici di molte battaglie. 

In attacco, la squadra è abbondantemente coperta, anzi potrebbe fare a meno di un giocatore, come Kean, poco utilizzato, che se giocasse in altre squadre potrebbe esprimere le sue capacità, magari in prestito, così da risparmiare lo stipendio e valorizzarlo. Intanto in prestito sono andati i vari Soulé, Barrenechea e Kajo Jorge, tutti al Frosinone, e la lista si allungherebbe con molti della Next Gen volati verso altri lidi sempre in prestito e con lo sguardo attento della casa madre pronta a cogliere l'occasione per riprenderli oppure per monetizzare e reperire altre risorse.  

Se poi la Juventus riuscisse a ritornare in Champions, allora i cordoni della borsa si potrebbero aprire e preparare qualche buon colpo per l'avvenire, e le piste non mancano, come quella che porta all'altro fratello Thuram, Kephrem, mediano forte e di grandi prospettive. Insomma, se non tornano altri tormenti, la Juventus può tornare in corsa. 

Nel frattempo il sasso nello stagno ha prodotto qualche onda, e si stanno allungando verso altre società, come il Napoli, che il suo Presidente pontificava come il covo degli onesti, ma che ora si trova nelle more della legge, perché ora i magistrati napoletani, che nei loro uffici hanno la sciarpa azzurra, devono per forza rispondere ai colleghi oltralpe di Lille, che sulla vicenda Osimehn hanno un'opinione diversa da quella di Chiné e company, che hanno già assolto la questione, ma che ora potrebbero dovere fare marcia indietro.
Ma si sa che la prescizione è come il vento, fa dimenticare chi si ama e ricordare chi si vuole colpire.
Ad majora!