CALENDARIO FITTO - Negli ultimi 8 mesi sono tanti gli allenatori Italiani che si sono espressi negativamente sulla lunga lista di appuntamenti delle loro squadre: da Maurizio Sarri a Carlo Ancelotti, da Jurgen Klopp a Stefano Pioli, da Guardiola a Xabi Alonso, e chissà quanti ne sto dimenticando. Analizzando innanzitutto la Serie A, vediamo come una squadra di media-bassa classifica giochi 38 partite di campionato più almeno una di Coppa Italia, con 10 come massimale, per un totale di 48 incontri. Per le big del nostro campionato si aggiungono almeno 6 partite dei gironi delle competizioni Europee, più eventuali altre 7 per il tabellone della seconda parte del torneo, ossia 61 partite totali. Nell’arco della stagione in corso è stata poi aggiunta una formula nuova della Supercoppa Italiana, con una sorta di mini-torneo composto da quattro squadre (Prima e seconda in campionato assieme alle due finaliste di Coppa Italia) che comporta l’aggiunta di altre 2/3 partite da giocare. Numeri esorbitanti, ma c’è chi sta peggio, come il Manchester City che tra campionato, Champions League, Mondiale per Club, Supercoppa Inglese, FA Cup e Carabao Cup arriva vicino al centinaio di partite giocate. Follia.
Ma tornando al nostro paese, il numero elevato di match da giocare, accomunato alle infrastrutture vecchie e mal gestite, crea il problema degli infortuni e dei sovraccarichi di lavoro che, spesso, a detta dei lavoratori costringono al turnover e all’adattamento di giocatori fuori ruolo per mancanza di alternative. Per confermare questa tesi basti guardare il Milan di Stefano Pioli che quest’anno conta 29 infortuni ed è stata costretta ad adattare Theo Hernandez a difensore centrale e Christian Pulisic a falso nueve, non proprio il massimo delle soluzioni per una squadra che punta a vincere il campionato.

BEATA GIOVENTÙ - Uno dei problemi espressi spesso dagli allenatori, legato al discorso fatto in precedenza, è la mancanza di esperienza nel dover far giocare i ragazzi della primavera per totale mancanza di alternative. Questo discorso spesso stona con gli investimenti fatti nel calciomercato, mirato spesso alla ricerca di gemme preziose da far crescere e maturare per creare plusvalenze. Insomma, chi può farti fruttare di più di un calciatore già tuo che, nel peggiore dei casi, diventa una giovane alternativa ai titolari? Eh ma con i giovanissimi non si vincono i titoli, magari si gioca bene, ma le partite non si vincono. Cosi sembra, eppure non posso non farmi una domanda, che ci tengo a porvi poiché mi rimbalza continuamente nella testa, ma se ad un ragazzo della primavera non viene mai data fiducia, come fa a crescere? Certamente giovinezza non è sinonimo di talento, ma è sicuramente sinonimo di acerbità. Per sapere se un frutto sarà bello e buono, quindi vendibile, si aspetta la fine della maturazione, e non è che in un albero di mele, quelle che rimangono più acerbe vengono eliminate perché troppo lente nel processo di maturazione. Anche perché spesso, nel calcio, accade che il ragazzo X viene mandato in prestito ad un club minore, gioca bene, ma l’ambiente è totalmente diverso e una volta tornato a casa, non regge la pressione e finisce ad essere gettato nella spazzatura.
A tal proposito, un’altra domanda che mi sono sempre fatto è legata agli allenamenti, ma un calciatore non farebbe meno fatica a crescere se tutti i giorni si allenasse con compagni più forti di lui? Questa domanda inizió a circolare nel mio cervello con l’Inter di Antonio Conte e il buon Andrea Pinamonti. L’attaccante Italiano venne mandato in prestito al Frosinone, fece bene e i media iniziarono a pensare che se un ragazzo cosi giovane, riesce a mettere la palla in rete in una squadra che lotta per la salvezza, figuriamoci all’Inter. Quel ragazzo all’Inter giocherà meno di 100 minuti in una stagione intera, per poi finire per essere ceduto. Ora, ricito la domanda, ma un attaccante non cresce meglio al fianco di un Lautaro Martinez e di un Romelu Lukaku, affrontando difensori come Diego Godin e Stefan De Vrij piuttosto che a fare il fenomeno in una squadra di provincia? Probabilmente con la mentalità Italiana, non avró mai una risposta.

CASI TRICOLORE - In Serie A sono tante le squadre che numericamente contano ragazzi di talento, spesso utilizzati peró solo per fare numero. E allora analizziamo le squadre di Serie A sotto questo punto di vista. Iniziando proprio dalla Salernitana che conta in squadra Andres Sfait ed Emanuele Elia. Il primo ha giocato meno di mezz’ora in Coppa Italia, il secondo non è mai sceso in campo. Nell’Hellas Verona abbiamo Diego Coppola, Nicola Patane e Juan Manuel Cruz, figlio del “Jardinero” Julio. Il primo viene da un infortunio, ma ha dimostrato di non sfigurare nella difesa Scaligera, trovando spesso spazio mentre il secondo non ha mai calcato il campo con la squadra Veronese. Juan Manuel Cruz invece ha giocato due partite, sembrando un po’ fuori dagli schemi e quindi ritornando tranquillamente in panchina a guardare Milan Djuric fare il titolare, che con tutto il bene, non stiamo parlando di Andry Shevchenko. L’Empoli sembra, invece, voler provare ad invertire la rotta, dando spazio sia a Gabriele Guarino, che a Luca Belardinelli, Stiven Shpendi e Jacopo Fazzini, senza contare Matteo Cancellieri, Nicoló Cambiaghi e Daniel Maldini. Ragazzi giovani, tutti Italiani tranne Shpendi, con un futuro roseo a cui viene data fiducia settimana dopo settimana, saranno evidentemente pazzi ad Empoli, eppure ogni anno il loro bilancio sorride, anzi, ride a crepapelle. L’Udinese utilizza una tecnica diversa, costruisce una rosa da 60 giocatori e poi non si schioda da quei 13/14 uomini, eppure anche loro, a livello di scouting, non scherzano affatto. Il Cagliari che non se la passa affatto bene, si è affidata a Gabriele Dossena, crescendolo e rendendolo titolare, e nelle ultime settimane anche Matteo Prati e Zito Luvumbo stanno trovando la titolarità. A Sassuolo c’è forse l’interesse maggiore con Filippo Missori, Luca Lipani, Cristian Volpato, Emil Ceide e Samuele Mulattieri. Giovani e talentuosi, ma con pochissimi minuti nelle gambe.
Ribadisco, finora abbiamo trattato le squadre dalla ventesima posizione alla quindicesima, ossia le ultime cinque classificate, squadre che non viaggiano nella totale tranquillità ma che per la maggior parte, preferiscono affidarsi all’usato sicuro piuttosto che testare le proprie risorse. Bando alle ciance arriviamo al Genoa, interessato a lanciare i talenti delle altre squadre (Radu Dragusin, Koni De Winter, Aaron Martin) ma che se ne frega dei propri talenti, non avendo mezzo nome realmente giovane e talentuoso in squadra al momento, cresciuto e formato dal Genoa.
Tanti talenti invece, quelli lanciati dal Frosinone di Di Francesco, dai prestati Matias Soule, Kaio Jorge, Enzo Barrenechea e Reinier, fino alle proprietà di Giorgi Kvernadze, Marvin Cuni, Arjon Ibrahimovic, Anthony Oyono, Ilario Monterisi e Mateus Lusardi. Gioventù, freschezza e divertimento per una squadra che sta stupendo un po’ tutti, togliendosi non poche soddisfazioni. Una situazione significativa è anche quella del Lecce, attuale campione Primavera in carica, ma che ha deciso di portarsi dietro solo Patrick Dorgu, che tra l’altro sta facendo benissimo. Nessuna chiamata per Zinedin Smaijlovic, Daniel Samek e Rares Burnete, protagonisti della Primavera Leccese. Certo i talenti nella squadra Pugliese non mancano eh, ma abbastanza inspiegabile, secondo me, il non puntare su calciatori che nella passata stagione hanno performato cosi bene.
Zero calciatori anche per la Lazio, che ha pure deciso di regalare Luka Romero, ma che si presenta in Serie A con una delle età medie più alte, senza alcun giovanissimo da coccolare e crescere. Il Monza di Raffaele Palladino, invece, dopo aver lanciato Michele Di Gregorio, diventato fondamentale nel difendere i pali dei Biancorossi, monitora sia Giorgio Cittadini, che Andrea Carboni e Samuele Birindelli per quanto riguarda la difesa, dando un po’ di fiducia anche a Samuele Vignato, Warren Bondo e Valentin Carboni. Anche qui poche produzioni casalinghe, ma i giovani ci sono.
Il Torino di Ivan Juric pareva interessato a dar fiducia a Gvidas Gineitis, calciatore di cui si parla un gran bene, che peró ha fatto presto a ri-essere rilegato in panchina. Negli ultimi due anni peró, c’è una squadra che, anche grazie al criticatissimo allenatore, ha lanciato diverse scommesse, questa è la Roma di José Mourinho. Pietro Boer, Edoardo Bove e Nicola Zalewski senza contare alcuni calciatori venduti profumatamente come Benjamin Tahirovic o Felix Afena Gyan. José Mourinho farà sicuramente discutere, ma quando si tratta di avere coraggio per far giocare dei ragazzini, è avanti anni luce.
Anche l’Atalanta di Gian Piero Gasperini sono anni che lancia prodotti del vivaio, attualmente si contano Marco Carnesecchi, Nadir Zortea, Matteo Ruggeri e Giorgio Scalvini, vero diamante della squadra nerazzurra.
La Fiorentina di Vincenzo Italiano invece si è trovata costretta a lanciare Michael Kayode, Pietro Comuzzo e Luca Ranieri, chissà se senza infortuni (Dodó e Yerri Mina) avrebbero dato le stesse possibilità ai ragazzi sopracitati. Il Napoli invece, si tiene ben stretti i suoi Alessandro Zanoli, Gianluca Gaetano ed Alessio Zerbin, che non crescono e nemmeno giocano, ma fanno così tanto comodo per le liste di Champions League. Contenti loro…
A Bologna gli scout stanno facendo benissimo, ma occhio a Tommaso Corazza, Kasper Urbanski e Tommaso Ebone. Tre ragazzi della primavera dei rossoblù che stanno trovando sempre più spazio. Arrivando alle tre big, abbiamo il Milan con il suo Chaka Traorè lanciato in Champions League nella disfatta contro il Borussia Dortmund, per battezzarlo ed eliminarlo dai radar come si deve. Scusate, ho reputato vergognosa la sua gestione. Oltre all’Ivoriano, ci sono anche Davide Calabria e Tommaso Pobega, senza contare quel Davide Bartesaghi convocato in prima squadra più per tappare il buco di vice Theo Hernandez che per altro. Per i meno esperti, Jan Carlo Simic, autore del suo primo goal in Serie A con il Milan, verrà tranquillamente salutato una volta rientrati i titolari, vedesi Matteo Gabbia…
La Juventus di Allegri, che conta prestiti in tutta Italia, ha altresì deciso di puntare su tanti giovani come Dean Huijsen, Andrea Cambiaso, Fabio Miretti, Hans Nicolussi Caviglia e Samuel Iling Junior. Anche qui viene spontaneo chiedersi, ma senza infortuni e le squalifiche di Paul Pogba e Nicoló Fagioli, questi ragazzi sarebbero stati utilizzati ugualmente o avrebbero fatto la stessa fine degli ex compagni, oggi a Frosinone? Tra l’altro pare che a Gennaio anche Huijsen e Caviglia vadano a giocare in Lazio, anche se la mia sensazione è che a Torino abbiano capito che il campo a Frosinone è “morbido” e visti i problemi finanziari, fare qualche plusvalenza con dei giovanissimi, può solo far bene. Chiudiamo questa lunga carrellata con l’Inter, che conta Bastoni e DiMarco nello scacchiere titolare, ma un calciatore come Lucien Agoumè, arrivato in primavera come il fturo Pogba, che non è mai sceso in campo. Indubbiamente sono tanti i prodotti del vivaio che potrebbero essere lanciati, ma spesso sembra più facile non lavorare con i giovani e lasciare che lo facciano gli altri, per poi lamentarsi dei prezzi folli che richiedono le società che hanno, invece, deciso di puntare sui loro “cuccioli”. Non sarebbe più facile amalgamare esperienza e gioventù anche nei club più grandi?

INSEGNAMENTI ESTERI - Negli altri top Campionati Europei da tempo la musica è ben diversa. Per evitare di scrivere un libro eviteró di approfondire i discorsi legati alla Liga Nos o all’Eredivisie, campionati che sono paragonabili ai nostri pulcini per l’età dei ragazzi che scendono in campo. Eviteró anche di farvi una carrellata come per la Serie A dei Top 5 campionati, ma voglio prendere in considerazione le big. Partiamo dal PSG, probabilmente la squadra più ricca d’Europa, che spende miliardi in commissioni per acquistare giocatori svincolati, ma che con la nuova gestione di Luis Enrique ha deciso di dare spazio a Arnau Tenas, Warren Zaire-Emery, Cher Ndour e Hugo Ekitike. Se gli ultimi due sono delle riserve con un buon minutaggio, particolare attenzione va data a Zaire-Emery, calciatore attualmente valutato 50 milioni di euro, titolare persino in Champions League. Da un club miliardario all’altro, anche il Manchester City ha deciso di dar fiducia a Rico Lewis, Sergio Gomez, Phil Foden ed Oscar Bobb, con i due Inglesi che risultano spesso decisivi nelle vittorie della squadra di Pep Guardiola. Anche il Barcellona sotto la guida di Xavi ha riniziato a dar spazio ai giovani Canterani, lanciando Inaki Pena, Alejandro Balde, Fermin Lopez e Lamine Yamal. Quattro giocatori che attualmente valgono 120 milioni di euro totali e che un anno fa ne valevano appena 15. Se con quattro calciatori riesci a creare un gruzzoletto con cui puoi comprarti due club di Serie B, eventualmente è il caso di provarci di più a trovare queste benedette gemme rare.
Concludo con i Tedeschi del Borussia Dortmund, pazzi per lo scouting. E se le cessioni di Ousmane Dembelè, Jadon Sancho, Robert Lewandowski ed Erling Haaland non dovessero bastarvi, pensate che attualmente in rosa troviamo Marcel Lotka, Mateu Morey, Giovanni Reyna, Julien Duranville, Jamie Bynoe-Gittens, Youssoufa Moukoko e Paris Brunner. Io la valutazione di questi ragazzi non ve la dico, ma salvatevi l’articolo e riapritelo quando uno di questi verrà ceduto, le cifre parleranno da sole.

CORAGGIO D’AZZARDO - Questo parallelo è stato gentilmente offerto da… vabbè dai, torniamo seri. Il confronto tra le nostre big e quelle dei campionati “rivali” è schiacciante. In Italia si cerca la perla, acquistando giocatori sconosciuti, mandandoli in prestito in qualche squadra inferiore, dove, nel caso migliore, giocheranno per poi tornare alla casa madre, fallire, ed essere inseriti in una trattativa per acquistare un giocatore giovane di un altro club, nel peggiore dei casi, concluderanno la loro carriera lasciando solo un enorme buco di bilancio. All’estero invece, prendono il calciatore, lo accudiscono e lo lasciano correre, non lo cancellano dagli spogliatoi del club dopo la prima brutta prestazione, anzi, è proprio lì che decidono di andare avanti con la progettualità.
Mi auguro che le squadre Italiane che continuano a puntare sui giovani (Empoli, Frosinone, Bologna e Atalanta su tutte) non si stanchino e non “falliscano” con i loro obiettivi, perché, in tal caso, il futuro del nostro calcio sarà sempre più grigio.