PROBLEMI CON LA LEGGE - La notte del 30 maggio 2021, a Siena, in un appartamento della città toscana, Manolo Portanova, assieme a due parenti e ad un amico, avrebbe abusato di una studentessa refertata con trenta giorni di prognosi che aveva poi presentato denuncia. Sottoposto ai domiciliari nel giugno 2022, il giocatore era poi tornato ad allenarsi e il 25 luglio la vittima era stata ascoltata, in audizione protetta, confermando le accuse. Fino ad arrivare al processo svoltosi ormai quasi un anno fa.

MODUS OPERANDI - A livello giuridico, difficilmente gli organi inquirenti delle federazioni nazionali, entrano in conflitto con la Procura Generale del Coni, l’organo inquirente supremo, se così vogliamo definirlo, dello sport Italiano. Qualche tempo fa, l’istituto giuridico della sostituzione del procuratore federale da parte di quello del Coni nei procedimenti federali non era infrequente. Oggi, invece, questa sorta di scambio, si verifica molto raramente, ed ecco perché fa scalpore il caso del giocatore del Genoa, condannato penalmente lo scorso marzo con il rito abbreviato a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. Un caso noto e grave in attesa, ancora oggi, di appello. Nei suoi confronti, il Tribunale della FIGC, non ha preso nessun provvedimento,  anzi ha disposto l’archiviazione del caso perché, secondo il giudice Torsello, l’ordinamento federale non conosce alcuna norma sanzionatrice legata a condotte, definite riprovevoli, come quella del calciatore in questione. In poche parole? Hai stuprato una ragazza, mica ti sei dopato, che ce ne frega a noi.
La Procura del Coni, per fortuna, ha subito impugnato l’atto, basandosi sull’articolo 16 del decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 39, che obbliga le Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate di specificare le linee guida per la predisposizione di modelli organizzativi sia del controllo dell’attività sportiva, sia del comportamento da mantenere a tutela dei minori e per la prevenzione generale di molestie e abusi, nonché di prevedere specifiche sanzioni disciplinari per i casi di accertata violazione da parte dei tesserati. Questo, anche senza saper leggere tra le righe, è un chiaro richiamo al giudizio di Manolo Portanova, ed è scioccante come un ente debba far riflettere un altro ente sul giudicare un ragazzo accusato di stupro! Ma in che razza di mondo viviamo?
Ma non finisce qui, poiché lo scorso agosto, il tribunale d’appello della FIGC ha ribadito, in modo definitivo, il difetto di giurisdizione sul caso spiegando, in parole povere, che un tesserato può essere giudicato solo se il fatto oggetto dell’addebito disciplinare è riferito a un contesto legato all’ambito sportivo. I magistrati del calcio, non la difesa del calciatore che avrebbe tutto il diritto di difendere il loro assistito, hanno emesso una sentenza dove dichiarano che l’accaduto ha dei risvolti gravi a livello penale, ma a livello sportivo, non ci si può fare molto, sempre in soldoni, poiché l’atto è avvenuto in un immobile privato, ai danni di un soggetto terzo rispetto al plesso sportivo e al di fuori di manifestazioni o eventi sportivi di sorta. Quindi, è grave e andrebbe punito, ma privatamente, mica in forma sportiva pubblica. Insomma, ha stuprato una ragazza con amici e parenti, ma mica lo ha fatto in uno stadio. E poi, come specificato, il reato è ai danni di una studentessa, mica di una calciatrice o di una donna legata al mondo sportivo, che sarà mai. Questo è, purtroppo, il senso che a me, e a tantissimi altri, è giunto dopo la sentenza emessa, come ad insabbiare tutta la questione e a renderla molto meno grave di ciò che realmente è.

IL NUOVO RISCHIO - La Procura Generale dello Sport ha deciso, però, di non fermarsi, chiedendo cinque anni di squalifica con eventuale radiazione dal sistema sportivo per Manolo Portanova. L'appello è previsto nei prossimi mesi. Ma la Procura Generale dello Sport non ha nessuna intenzione di arrendersi e questo mercoledì ha chiesto al Collegio di Garanzia del Coni di riconoscere e affermare la propria piena giurisdizione sui fatti oggetto del procedimento e di dichiarare la responsabilità disciplinare del calciatore.
Come sempre, mi auguro che la giustizia faccia il suo corso, e che chi ha sbagliato, paghi, indipendentemente che sia un operaio o un calciatore di Serie A.