Il 14 luglio 2021 Gianluigi Donnarumma passó ufficialmente dal Milan al Paris Saint Germain dopo mesi di trattative e di commenti poco piacevoli. Dopo otto anni in rossonero, conditi da 258 partite giocate, il portiere se ne andó a parametro zero, senza portare alcunché di monetario al Milan, se non il risparmio dell’ingaggio. Ai tempi, la valutazione del portiere Italiano si avvicinava ai 70 milioni di euro, mica spicci, eppure non si riuscì a trovare l’accordo per il rinnovo e Donnarumma voló in Francia. Nei giorni scorsi, Enzo Raiola, cugino di Mino Raiola, oggi a capo del team che detiene la procura di Gigio e di tanti altri, ha rilasciato un’intervista particolare a Tuttosport. In tale intervista, l’agente ha dichiarato che ai tempi delle trattative con il Milan, Mino e il suo assistito volevano solamente che il Milan arrivasse in Champions League ed erano disposti a trattare per la permanenza, o per lo meno per il rinnovo di contratto con un clausola fissata ad un prezzo più basso del cartellino, mirata ad accontentare entrambe le parti prese in causa. Dopo un po’ di tira e molla peró, Paolo Maldini, ai tempi amministratore delegato del Milan, si mise di traverso, augurando il meglio al portiere della Nazionale ma affermando di aver già individuato il sostituto (Mike Maignan). Il Milan aveva quindi, presumibilmente, già raggiunto l'accordo per il portiere Francese, voltando pagina dopo i mesi difficili della contrattazione per il rinnovo che non è mai arrivato. In ballo c'era anche il possibile passaggio del portiere campano alla Juventus, ma Raiola chiarisce che a gennaio non ci sono stati contatti con altri club, visto che il calciatore aveva fatto di tutto per non tradire il suo club.
Seguendo questa versione, fu lo stesso Gigio Donnarumma a non voler accettare il patto instaurato precedentemente con la Juventus. Ad aprile, infatti, Raiola e la dirigenza bianconera si sarebbero accordati per il passaggio del portiere in Bianconero qualora il Milan non fosse riuscito ad entrare in Champions League, ma una volta visto il trattamento a lui riservato, Donnarumma avrebbe categoricamente rifiutato di rimanere in Italia, addirittura a costo di restare tra gli svincolati per un anno. Il PSG fino a quel momento non era mai comparso nel futuro del giocatore, ma fu una telefonata di Mino Raiola a cambiare tutto e convincere Al-Khelaïfi a puntare sul giovanissimo portiere, nonostante la porta dei francesi fosse difesa da un veterano come Keylor Navas. L’intervista a Raiola si conclude con una stoccata da parte dell’agente riferita, guarda caso, sempre al club Milanese. Raiola asserisce infatti che il portiere Italiano aveva ricevuto chiamate importanti in precedenza, ma le aveva sempre rifiutate perché il suo interesse era quello di rimanere in rossonero, seppur alla fine, aspettando, aspettando, il Milan abbia deciso di lasciarlo andare. 

Capire dove sta la verità diventa difficile, soprattutto se iniziamo a ricordare dei momenti in cui la stessa buonanima di Mino Raiola, esprimeva pubblicamente il suo interesse a far diventare grande il suo assistito. Gigio Donnarumma di settimana in settimana appariva già lontano dal Milan, con o senza la controversia di Paolo Maldini e non sono pochi i dubbi riguardanti il fatto che, magari, proprio in seguito ad una richiesta di cessione da parte dell’agenzia Raiola, la dirigenza rossonera abbia ricercato un nuovo numero uno, puntando poi su Mike Maignan.
La cosa certa, peró, è che Donnarumma non ha sicuramente fatto un passo in avanti nella sua carriera, se non a livello economico. Al Milan era il muro Italiano, era apprezzato più o meno da tutti, e il suo attaccamento alla maglia avrebbero potuto renderlo una vera e propria bandiera del club. A Parigi invece, la sua avventura è iniziata malissimo, facendo la riserva di Keylor Navas ed apparendo “goffo” nelle poche uscite in cui si trovava tra i pali. Poi c’è la questione giocate con i piedi, che i tifosi rossoneri ben conoscono e che spesso gli hanno perdonato senza troppe pretese, mentre a Parigi sono diventate un vero e proprio banco d’imputazione per il giovane Italiano. Per diversi periodi, c’era chi, come il sottoscritto, voleva addirittura il cambio della titolarità in Nazionale, dando spazio ad altri portieri più affidabili e sicuramente titolari.
Con il tempo poi, per fortuna, Gigio è riuscito ad offrire grandi prestazioni con la maglia del PSG e buone prestazioni con la maglia della nazionale, facendo ricredere anche alcuni scettici, ma la ferita dei tifosi del Milan è rimasta aperta e, probabilmente, mai verrà cancellata. Durante la partita del 12 settembre 2023, ad esempio, a distanza di due anni dal suo addio al Milan, il portiere, in difesa dei pali Azzurri durante la partita, valevole per la qualificazione agli Europei del 2024, tra Italia e Ucraina, è stato fischiato a più riprese. Inizialmente si pensava fossero fischi riferiti all’errore di qualche giorno prima, contro la Macedonia, dove un mal posizionamento del portiere ha portato al pareggio la squadra avversaria. Nella realtà dei fatti peró, la partita giocata a San Siro, fu un tripudio di fischi partiti proprio dalla Curva Sud, quella curva che pochi anni prima inneggiava a gran voce il nome del calciatore. Al di là della scelta fatta, sicuramente dolorosa, i tifosi del Milan vanno a contestare al ragazzo di non essere stato chiaro, di aver preferito l’insinuazione di dubbi e dubbi, piuttosto che preferire la limpidezza dei suoi pensieri e parlare chiaro.

Col senno di poi, è difficile capire da che parte stia la ragione, se la dirigenza rossonera abbia deciso veramente di scaricare il ragazzo o se siano stati gli agenti del portiere a salutare anticipatamente il club, l’unica cosa certa, in questa storia, è che Donnarumma avrebbe potuto diventare una colonna storica del club di Milanello, ma alla fine si ritrova a Parigi, con il rischio di finire sul mercato o in panchina con l’esplosione dell’ennesimo talento in giro per il mondo che i Francesi, difficilmente, deciderebbero di farsi scappare, o con una serie di prestazioni negative che porterebbero i Francesi a chiedere a gran voce il ripudio dell’Italiano, andando, di fatto, a rendere la sua carriera molto più instabile e legata a delle variabili che, nemmeno i Raiola, possono controllare.