RIPOSA IN PACE - Ci lascia, a 86 anni, uno dei più grandi campioni nel mondo del calcio Inglese, Sir Bobby Charlton. La notizia è arrivata tramite un comunicato ufficiale del Manchester United. Sono quasi 200 i goal segnati dall’Inglese in più di 600 partite, con tanti trofei portati a casa e una bellissima striscia di vittorie anche con la Nazionale Inglese. Un rapporto totale con il pallone per Charlton, capace di far gol in tutti i modi e di giocare all’occorrenza in tutti i ruoli dell’attacco. Calciatore totale, ambidestro, potente ed elegante al tempo stesso, giostrava principalmente come mezzala a tutto campo. Non di rado, veniva schierato come centravanti di manovra, mantenendo una continuità di rendimento altissima per tutta la sua carriera. I suoi strappi palla al piede, la sua capacità di regia e di inserimento negli spazi, nonché la sua leadership, lo consacrarono come uno dei fuoriclasse della sua epoca. Era inoltre dotato di un tiro potente e preciso dalla media e lunga distanza, oltre che di un eccellente colpo di testa, qualità che gli permisero di andare in rete con regolarità, pur non essendo un attaccante puro. Nel 1966 ha vinto il Pallone d’Oro, e si è tolto poi la soddisfazione di essere inserito da Pelé nella lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta in occasione del Centenario della FIFA. Nel 1994 è stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II e nel 2020 purtroppo gli è stata diagnosticata una forma di demenza, che piano piano lo ha logorato.

VITA PRIVATA - Robert Charlton, nacque ad Ashington, in Inghilterra, l’11 Ottobre 1937. Il padre era un minatore e fin da piccoli, Bobby e suo fratello Jack, dovettero fare i conti con la dura realtà della concretezza che spesso affligge anche i sogni più speranzosi. Grazie all’aiuto degli zii Jim e Stan, ex calciatori professionisti, i due riuscirono ad approdare nel calcio che conta, seppur con due risultati diversi. Nel 1961, Bobby Charlton, sposó Norma Ball da cui successivamente ebbe due figlie, Andrea e Suzanne. Il 6 Febbraio 1958, purtroppo, fece parte del disastro aereo di monaco di Baviera, dove morirono 23 persone.

CLUB - La sua celebre carriera inizia con la rappresentativa dell’Est Northumberland, dove venne visionato da Matt Busby, allenatore del Manchester United ai tempi, che gli fece firmare il suo primo contratto a 15 anni, nel 1953. Riuscì ad esordire in prima squadra nel 1956, contro l’omonimo Charlton, realizzando una doppietta. Rimase al Manchester United dal 1956 al 1973, ben 17 anni, giocando 758 partite tra campionato e coppe, segnando 249 reti e vincendo la Coppa d’Inghilterra del 1962, ben tre campionati Inglesi suddivisi tra 1956, 1964 e 1966, 4 Charity Shield, 1956, 1957, 1965 e 1967, una Coppa dei Campioni nel 1967 e un meraviglioso pallone d’oro nel 1966. A 36 anni decise di andarsene da eroe da Manchester, iniziando a girovagare tra Irlanda (Waterford) e Australia (Perth Glory) con una parentesi, ancora abbastanza importante, sempre in Inghilterra al Preston North End e successivamente, una parte meno importante, nella quarta serie Inglese.

NAZIONALE INGLESE - Nel 1958, esordì anche con la maglia della Nazionale, segnando una rete nel 4-0 rifilato dalla sua Inghilterra alla Scozia. Durante i Mondiali in Cile del 1962, Charlton giocó nel ruolo atipico di ala sinistra e portó gli Inglesi ai quarti, battendo l’Argentina proprio grazie ad una sua rete. Nel Mondiale del 1966, riuscì ancora di più ad imprimere la sua forza, segnando una rete spettacolare contro il Messico, dopo una superba cavalcata, e siglando una doppietta nella semifinale contro il Portogallo di Eusebio, che valse la finale. Nella finale purtroppo non riuscì a segnare, complice anche la marcatura di un giovane Franz Beckenbauer. Si ritirò dalla nazionale nel 1970 con 106 presenze e 49 gol. Al momento del ritiro deteneva il record sia di presenze sia di gol, record che venne superato da Wayne Rooney l’88 settembre 2015 in un match di qualificazione agli Europei contro la Svizzera.

RINGRAZIAMENTI - Quello raccontato da Bobby Charlton era, probabilmente il vero calcio Inglese. Era il calcio di un Manchester United tremendamente forte, in grado di schierare il mitico tridente Charlton-Law-Best. Nel calcio di oggi, probabilmente, non sarebbe un uomo da copertina, lui che amava calcare i campi e puntare su di sé le luci della ribalta solamente per parlare di calcio e non di gossip o di fatti extra calcio. Inglese fin dentro il midollo, aveva un’aria da prepensionato anche quando la carta d’identità non segnava neanche i trent’anni. Talento purissimo fin dalle origini, capace grazie alla mentalità di sfruttare ogni singolo briciolo delle sue potenzialità. Un architetto che sapeva segnare e regalare assist. Un falso nueve che sapeva trasformarsi in dieci. Grazie Sir Robert.