LA SITUAZIONE - In casa Napoli sono ore caldissime per il futuro del tecnico dei Napoletani, Rudi Garcia. Il tecnico non è riuscito a ravvivare la squadra e l’ambiente dopo il titolo di Campione d’Italia vinto lo scorso anno, portandosi a casa solo 14 punti in 8 partite, 8 punti in meno del Napoli di Spalletti allo stesso punto del campionato scorso. Meglio in Champions League con 3 punti in due partite, con la seconda partita del girone persa contro il Real Madrid seppur giocando un ottimo calcio. Tifosi e addetti ai lavori sperano che il tecnico venga presto licenziato da Aurelio De Laurentiis, ma a mio avviso, le colpe non sono tutte sue.

IL DIRETTORE SPORTIVO - Il primo caso, quello più importante secondo me, ma meno preso in considerazione dai media, è quello del direttore sportivo. Il 4 maggio 2023, dopo la partita tra Udinese e Napoli terminata per 1-1 che ha consegnato il titolo al Napoli, Cristiano Giuntoli, direttore sportivo azzurro, in un colloquio privato con Aurelio De Laurentiis avrebbe cercato di terminare il suo contratto poiché considerava finito il suo ciclo. Il Patron azzurro avrebbe da subito accettato e compreso le dinamiche della scelta ma, una volta saputo dell’interesse della Juventus per il suo diretto, avrebbe intrappolato Giuntoli, impedendogli di fatto di firmare con il club di Torino. Di fatto, questo è il primo errore della gestione del Napoli campione. Molti di voi stropicceranno gli occhi alla lettura di tali parole, ma come si può considerare un errore il voler mantenere uno dei direttori sportivi migliori d’Italia degli ultimi 15 anni? Semplicissimo. Un qualsiasi tipo di lavoratore, che sia un magazziniere, un calciatore o appunto, un membro della dirigenza, sia anche il più bravo al Mondo nel suo ruolo, diventerà una zavorra allucinante qualora obbligato a lavorare controvoglia. Se a ció aggiungiamo che sei il miglior club della tua nazione, viene facile capire come al solo pensiero di andarsene da parte di Giuntoli, De Laurentiis avrebbe subito dovuto salutarlo e cercare altrove un sostituto. A Luglio inoltrato arriverà poi Mauro Meluso, dalla Spezia, ma il poco tempo avuto a disposizione non permetterà al direttore di origini Calabresi, di effettuare un mercato organizzato e progettuale.

LA SCELTA DEL TECNICO - Nella stessa data del 4 maggio 2023, iniziano i festeggiamenti per la vittoria dello Scudetto. Da lì a una settimana, anche Luciano Spalletti deciderà di salutare Napoli. Il tecnico Toscano rimarrà nella storia del Napoli per sempre dopo aver conquistato un titolo che mancava da 33 anni e dopo aver realizzato il record di piazzamento in Champions League, quindi, con la papabile ipotesi che sia difficile, se non impossibile, fare di più, meglio lasciare un bel ricordo. Appresa la notizia, la dirigenza azzurra ha cercato subito alternative di livello, con le dichiarazioni di De Laurentiis che parlavano di quasi 40 allenatori valutati per sostituire il tecnico uscente. E qui via con le ipotesi partite con Vincenzo Italiano, attuale tecnico della Fiorentina, passando per Luis Enrique, attuale tecnico del PSG e, terminando, con Thiago Motta, attuale tecnico del Bologna. Dopo vari no ricevuti, sia per difficoltà nel replicare la stagione trascorsa, sia per poco interesse nel futuro della rosa a disposizione, viene assunto come nuovo tecnico Rudi Garcia. il tecnico Francese, allena dal 2001, quando iniziò la sua esperienza con il Saint Etienne dove ottenne la promozione in Ligue 2 già al primo anno, stabilizzando la squadra nella seconda competizione Francese per ben 3 anni, prima di passare a Le Mans, in Ligue 1, con un bel nono posto conquistato e la finale di Coppa Francese svanita solo nelle semifinali. Nel 2008 viene assunto dal Lille, dove rimarrà per 5 anni conquistando una Coppa di Francia, un Campionato di Ligue 1, un titolo come allenatore dell’anno in Francia nel 2011 e stabilizzando una club come il Lille nelle zone alte della classifica Francese. Nel 2013 arriverà poi la chiamata della Roma, dove stabilisce il record di punti della formazione Capitolina (85 punti), superato l’anno seguente proprio da Luciano Spalletti (87 punti). Conclude la sua esperienza in giallorosso nel 2016 con 61 vittorie, 36 pareggi e 21 sconfitte in 118 match.
Dopo la scottatura Romana, tornerà in Francia girovagando tra Marsiglia e Lione ma senza troppe fortune, per poi andare in “pensione” in Arabia Saudita, all’Al Nassr, dove sarà esonerato dopo meno di un anno a causa del deterioramento dello spogliatoio e delle accuse di incapacità da parte dei calciatori nei suoi confronti. 

POCHE GIOIE - Gli errori di Garcia a Napoli sono da rifarsi principalmente nei suoi cambi spregiudicati e spesso poco sensati. In primis, l’accanimento totale verso Kvicha Kvaratskhelia, sempre sostituito dopo un’oretta di gioco. Oltre a questo, c’è un errore di visione tattica sia per quanto riguarda Stanislav Lobotka, utilizzato quasi da mezzala nonostante fosse il faro della squadra, sia per quanto riguarda Giacomo Raspadori, utilizzato da esterno, ruolo in cui ha ovviamente rimarcato il suo mal posizionamento.
Oltre a tutto ciò, la difesa fa acqua da tutte le parti. Se con Spalletti poteva quasi essere il vero punto di forza della squadra, con Garcia sembra totalmente allo sbando, complice anche la mancanza di certezze com Kalidou Koulibaly e Kim-Min-Jae di cui parleremo dopo. La principale colpa del tecnico però, sembra essere la mancanza di feeling con i calciatori, delusi dal non riuscire a vedere un vero albero maestro davanti a loro, situazione tangibile dalle varie reazioni mostrate dopo i cambi non accettati di queste prime giornate di Serie A. Anche qui, peró, vorrei spezzare una lancia in favore del tecnico, poichè sia a Roma che in Arabia due dei problemi citati, ossia la problematica difesa e la mancanza di capacità nel gestire la rosa, erano già emersi ma, evidentemente, non sono stati minimamente presi in considerazione da chi ha deciso di far sedere sulla panchina Partenopea un allenatore del genere.

IL MERCATO - Un altro problema della gestione della triade De Laurentiis-Meluso-Garcia è sicuramente legato al calciomercato. Proviamo a scaglionare ruolo per ruolo, in modo da capire meglio. Innanzitutto in porta abbiamo Alex Meret che, prima dell’anno scorso, è stato sempre un flop totale, tanto da far arrivare il Napoli ad offrire contratti golosissimi sia a Keylor Navas che a Kepa. Entrambi i portieri rifiutarono e nel Napoli di Spalletti, complice la solidità difensiva già citata, il portiere scuola Udinese fece abbastanza bene. Per molti fu la definitiva consacrazione del calciatore ma la realtà è che, in questa stagione, Meret è sembrato nuovamente quel portiere poco affidabile di due anni fa e sia Pierluigi Gollini che Hubert Idasiak non rappresentano valide alternative. Sulla fascia destra difensiva abbiamo invece capitan Giovanni di Lorenzo e Alessandro Zanoli. Il primo è definitivamente affermato nel calcio che conta, mentre il secondo rimane sempre in rampa di lancio e piace tanto a dirigenza e all’allenatore. Discorso completamente diverso sulla fascia opposta, dove Mario Rui segue la stessa dinamica di Alex Meret, portando a termine una stagione davvero importante ma arrivata dopo varie stagioni deludenti. Qui peró, arriva il presunto top player, quel Mathias Olivera paragonato da molti a Theo Hernandez, esageratamente. L’Uruguayano appare spesso fuori posizione, distratto e anche le sue falcate offensive non sono cosi determinanti come si immaginava. L’errore più grande a mio avviso, viene fatto al centro della difesa dove Kim viene ceduto al Bayern Monaco per 60 milioni di euro, lasciando di fatto un buco importante nella difesa Napoletana. Il Koreano è stato sostituito da Natan, difensore Brasiliano proveniente dal Braga, apparso ancora fuori dagli schemi del Napoli e con la necessità di tempo per integrarsi.
Nessun problema, se non fosse che in mancanza del Brasiliano, bisogna fare affidamento a Leo Ostigard e Juan Jesus, complici anche i problemi fisici di Amir Rrahmani, e i due difensori non possono essere i titolari di una squadra che vuole confermarsi Campione di Italia. Se pensiamo che il Sassuolo, attualmente dodicesimo in classifica, gioca con Martin Erlic e Mattia Viti, con Gian Marco Ferrari riserva, ci rendiamo conto di come una squadra che lotta per la salvezza abbia un reparto di difesa più completo. Passando poi a centrocampo, se ne è andato Tanguy Ndombele, sostituito da Jens Cajuste. Qui il Napoli presenta Lobotka, altro calciatore che prima dell’annata scudetto era ampiamente criticato e contestato, e poi Diego Demme come alternativa, calciatore che da quasi due anni chiede di essere ceduto e che per larghi tratti sembrava quasi fuori rosa. Al fianco dello Slovacco, figura Andrè Zambo Anguissa, apparso spompato dopo un’annata straordinaria e con Cajuste come alternativa. Poco più avanti è rimasto Piotr Zielinski, un altro che per ogni sessione di mercato sembra dover partire per passare il testimone ad Eljif Elmas, che comunque resta sempre per fare il panchinaro. Senza contare Jesper Lindstrom, acquistato come sostituto di Hir ing Lozano, percui fatto passare come ala destra, quando in realtà è sempre stato un trequartista, al massimo una seconda punta, ma mai un’ala. E quindi sulla destra il titolare è Matteo Politano, sempre apprezzato da Spalletti, che comunque lo utilizzava come riserva. L’ala Italiana è forse il giocatore più rappresentativo del mio discorso visto che da anni si cercano acquirenti per sbolognarlo e che sarebbe finito al Valencia, con tutta probabilità, se Gattuso non fosse stato licenziato dal club Spagnolo. Proseguendo troviamo anche Gianluca Gaetano, un altro bel trequartista imprigionato dal discorso delle liste Champions League, rilegato stabilmente in panchina con qualche apparizione qua e là. Sulla sinistra offensiva abbiamo la punta di diamante del club, Kvicha Kvaratskhelia, vero top performer dell’anno scorso ma, a mio modo di vedere, osannato oltre modo per una stagione ad altissimi livelli. Una stagione appunto, non 3 o 4. E, inoltre, i momenti bui, quelli in cui anche le cose più semplici sembrano difficilissime, capitano a tutti. Ecco quindi che il Georgiano negli ultimi 7 mesi ha segnato solamente un goal, facendo mancare, e non poco, l’apporto realizzativo al suo club.
E quando non funziona il Georgiano come si fa?
La prima alternativa è Alessio Zerbin, ala rimasta sulla stessa solfa di Gaetano, necessità di calciatori cresciuti nella primavera Partenopea da inserire nella lista Uefa. L’Italiano seppur stia migliorando di stagione in stagione, difficilmente rappresenta una vera e valida alternativa a Kvaratskhelia. Dopodiché, abbiamo Giacomo Raspadori, abbastanza inutile nello schema tattico del Napoli poiché agendo da seconda punta, non ha modo di entrare negli schemi azzurri al meglio, se non come ipotetico trequartista in un 4-2-3-1, ma anche lì non ricopre il suo ruolo naturale. Il reparto offensivo è poi completato da due punte di peso ossia Victor Osimhen e Giovanni Simeone. Se l’Argentino smania in ogni situazione per fare bene, abbiamo già parlato dei problemi di natura caratteriale legati al Nigeriano, che ad oggi ha anche smesso di esultare dopo i goal, quasi a rimarcare un addio sempre più probabile. Guardando la rosa del Napoli si ha la netta sensazione che i calciatori abbiano over-performato durante la stagione passata ed ora, oltre ad avere un netto calo fisico, sono ritornati normali, come quei supereroi che una volta tolta la tutina colorata, tornano ad essere comuni civili mortali.

ANTONIO CONTE - Come detto quindi, Rudi Garcia ha le sue colpe, seppur sia sbagliato, secondo me, attribuirle tutte al tecnico Francese. I tifosi ora insorgono e le voci della trattativa con Antonio Conte sta facendo impazzire la piazza. Ma può, il tecnico Pugliese, effettivamente elevare e migliorare le sorti del club? Innanzitutto sarebbe totalmente contrario alla politica di crescita degli ultimi anni del Napoli, con allenatori freschi o bistrattati percettori di uno stipendio decisamente inferiore a quello di Antonio Conte, che non andrebbe a guadagnare meno di 8/9 milioni di euro. Poi, sicuramente sarebbe più facile riconfermarsi in Italia, ma si andrebbero ad azzerare le possibilità di continuare una progettualità anche in ambito Europeo.
Infine, il modulo. Antonio Conte predilige il 3-5-2 e lo mette in pratica oltre ogni logica e possibilità, quindi a Napoli farebbe lo stesso. Messo Alex Meret in porta quindi, si ritroverebbe con 4 centrali difensivi di cui 3 obbligati a giocare e, sebbene Rrahmani abbia già giocato in una difesa a 3 e Juan Jesus possa benissimo fare il braccetto difensivo a sinistra, adattare Leo Ostigard e Natan potrebbe essere molto più difficile. Mancherebbe poi il difensore bravo con i piedi, marchio di fabbrica di Conte e dei suoi lanci lunghi in profondità partiti direttamente dalle retrovie. Il problema maggiore sarebbero gli esterni con calciatori che sicuramente andrebbero sprecati poiché gli esterni prediletti dal tecnico sono terzini con doti offensive quindi a destra troverebbero conferme sia Di Lorenzo che Zanoli, ma difficilmente rimarrebbe Matteo Politano, troppo offensivo e già bocciato dal tecnico Pugliese nella sua precedente esperienza all’Inter. Jesper Lindstrom sarebbe poi ancora di più un pesce fuor d’acqua, visto che nel nuovo possibile scacchiere azzurro non avrebbe assolutamente un ruolo e quindi, l’investimento di 30 milioni di euro avvenuto solo pochi mesi fa, andrebbe totalmente in fumo. Il centrocampo si ridisegnerebbe come posizioni e ruoli ma gli interpreti resterebbero pressoché gli stessi con la fascia sinistra occupata da Olivera con Zerbin riserva, facile quindi che anche Mario Rui rimanga fuori dai giochi. Davanti il Napoli ne guadagnerebbe sicuramente potendo schierare Giacomo Raspadori nel suo ruolo naturale di seconda punta, affianco ad Osimhen e con Simeone pronto a subentrare al Nigeriano.
L’unico tarlo rimarrebbe Kvicha Kvaratskhelia che ha sempre giocato da ala e potrebbe trovare difficoltà nell’adattarsi a fare la seconda punta, portando il tecnico Italiano a preferirgli, stando alle caratteristiche che solitamente richiede, Giacomo Raspadori.
Ricordo inoltre, che Antonio Conte è famoso per l’ostinata fissazione di giocatori esperti, utili alla causa ma senza possibilità di crescita, altro aspetto che va a cozzare con le politiche Napoletane degli ultimi anni. Infine, riuscire a recuperare i buchi di bilancio lasciati dal tecnico per ottenere le migliori prestazioni e vittorie, sono difficili da risanare nel nostro campionato, ove i diritti televisivi sono decisamente inferiori a quelli della Premier League, chiedere a Beppe Marotta e Piero Ausilio per conferme.

Insomma, l’ambiente Partenopeo è in fermento per il possibile arrivo del tecnico, dato che anche il presidente azzurro ha fatto sapere che o lui o si rimane con Garcia, almeno per ora, ma le valutazioni vanno fatte e qualcuno deve prendersi la responsabilità di tutto ciò che sarà, qualunque sia il risultato al termine della stagione in corso.