Udine aveva raccolto consensi e sorrisi, tanto sembrava una nuova Juventus, veloce, ordinata e grintosa. In più il pressing nella metacampo avversaria diventava un "must", ovvero un pezzo forte del repertorio. E se in terra di Friuli la squadra bianconera (sponda Juventus) imperversava sui resti di un Udinese annichilita e timida, ieri a Torino il Bologna ha fatto vedere i sorci verdi all'armata di Allegri. 

Thiago Motta è allenatore sopraffino, ex grande calciatore, con il ritmo del gioco nel sangue, ha tutto per diventare un  mister per squadre di ottimo livello. Il suo Bologna ha saputo bloccare la Juventus per tutto il primo tempo, impedendole ogni giocata nella metacampo, e intasando le fasce, per non permettere ai velocisti juventini di lanciarsi in scorribande micidiali e soprattutto chiudendo ogni linea di passaggio. 

Che la Juventus di ieri non fosse proprio una delizia al vedersi, era nell'aria, soprattutto dopo avere visto già dagli inizi che la palla girava tra i difensori e che le idee poco più avanti latitavano, come i palloni che arrivavano a Chiesa e Vlahovic, poco reattivi e piuttosto ingenui nel pretendere di cavarsela con iniziative personali e veroniche improduttive. Ed in mezzo al campo Moro, Ferguson, Ndoye e Aebischer hanno giocato con forza tecnica e carattere. I contrapposti Fagioli, Locatelli, Rabiot e Weah hanno invece sparso le chiome in giocate impossibili e poca lettura di passaggi e inserimenti mai decisivi o pericolosi. Cambiaso, l'oggetto misterioso e al centro degli sguardi dei tifosi juventini, si arrabattava contro avversari che lo conoscevano bene, e che  sapevano come neutralizzarlo.
E qui il primo errore di Allegr
i. Cambiaso bisognava non schierarlo.  E' stato un vantaggio per Thiago Motta, che aveva già studiato le contromisure per un ragazzo che lui stesso aveva cresciuto, e che ne conosceva le capacità e le caratteristiche. 

A questa Juventus mancano ancora due giocatori essenziali: un terzino come Holm, ed un regista vero, in grado di lanciare palloni con i tempi giusti e la precisione che serve per mettere le punte davanti alla porta, eludendo gli interventi delle difese avversarie. E visto come si affannava a centrocampo nel contrasto contro i centrocampisti felsinei, mancherebbe anche un mediano "cattivo" e che aiuti la difesa nei raddoppi sulle punte avversarie, senza permettere loro di giocare la sfera con tranquillità e libertà di pensiero. Ed il disastro è stato Alex Sandro, in ritardo sul primo gol, dove azzoppa il compagno Bremer e lascia la parte destra libera, consentendo l'inserimento di Ferguson, che ringraziava e depositava in fondo al sacco. E non era la prima volta che il pericolo si affacciava da quelle parti, e sempre con avversari liberi a destra, e giocatori juventini assenti e ritardatari. E in fatto di ritardi, la squadra bianconera ha spesso perso palloni per mancanza di velocità, prontezza e grinta. E persino di testa, i duelli venivano quasi sempre vinti dai rossoblù.
Il Bologna ha schierato Zikrzee e Orsolini, come punte, ma con compiti tattici di marcatura sui centrocampisti non permettendo la giocata semplice, chiudendo le linee di passaggio e con una buona schermatura sui centrocampisti nel servizio  alle punte juventine, oscurando i passaggi su Chiesa, Valhovic e obbligando Weah a tornare spesso indietro, mentre avrebbe dovuto tentare qualche dribbling sulla fascia, spostando l'inerzia del gioco in profondità.
Ma l'americano figlio d'arte, è sembrato timido e impacciato, seppure spesso servito male e in ritardo. Il reparto difensivo bolognese ha fatto un figurone, anche grazie al sacrificio degli attaccanti e dei vari Lykogiannis, Moro e Ferguson, che hanno saputo occupare bene le zone di campo che dovevano servire alla Juventus per attaccare. 

Hanno comunque impressionato Ndoye e Zikrzee, forti, veloci e bravi anche nel gioco aereo, entrambi dotati di gran tecnica. Bremer e Alex Sandro hanno patito molto la capacità di controllare e gestire la palla, facendo salire la squadra, anche con tocchi di prima deliziosi. Saranno due pezzi pregiati per le prossime campagne acquisti. E dietro il solo Danilo ha saputo prendere bene le misure agli avversari, ma quando impostava era spesso obbligato al lancio lungo, che però permetteva ai difensori di gestire senza difficoltà la situazione, ed anche perché Vlahovic, sbagliava spesso sponda e Chiesa sembrava svogliato nel recupero della posizione sulle "spizzate" del compagno. In avanti si registrava una stanchezza mentale preoccupante. 

Nel secondo tempo, Allegri striglia i suoi e mette in campo forze fresche, come Jiling, Milik e finalmente Pogba. E da un'azione combinata Pogba/Jiling nasce il cross (notevole) dell'inglese per la testa di Valhovic, il quale finalmente si ricorda chi è e cosa sa fare e con un fantastico colpo di testa con avvitamento, segna nell'angolo alla sinistra del portiere Skorupski. Qualche minuto prima, il serbo aveva già segnato, ma il VAR gli annullava il gol per fuorigioco di posizione di Rabiot (forse svagato nell'azione). Pogba, serve molto a questa squadra, la sua forza fisica e  la caratura mondiale che esibisce possono essere il miglior acquisto della campagna estiva. Ieri non era che al 50 per cento di quello che potrebbe fare, al pari di Fagioli e di Rabiot, ancora in ritardo di condizione. E probabilmente, la scarsa forma fisica dei ragazzi di Allegri può essere una scusante per la prestazione non convincente di ieri. Mettiamoci anche la scarsa condizione di qualcun altro, ovvero l'arbitro Di Bello, che quando arbitra Juve commette  sempre disastri. Ieri c'era il fallo da rigore di Jiling su Ndoye, ma prima ce n'erano due, per falli di Moro su Chiesa e fallo di mano di Lucumi su giocata in area di Weah. E sebbene la mano fosse a terra, ma ben lontana dal corpo, era esattamente come il fallo di mano di Bongiorno contro il Milan, punito con il penalty.
La sceneggiata del dirigente bolognese e di alcuni addetti alla panchina, sono sembrati esagerati e di pessimo gusto. Come a dire: "Con la Juventus lamentati sempre che qualcosa si ottiene". Solo che stavolta la squadra torinese ha molto di più da recriminare, compreso il gol annullato con molta generosità  dall'arbitro pugliese. Naturalmente si avrà la punizione dell'AIA contro il Var e l'arbitro per avere sbagliato in favore della Juventus, e non per gli altri errori che si sono succeduti nella partita. Decisione che nello scorso campionato con due erroracci a favore della Lazio contro la Juventus, non fu considerata. Forse si dovrebbe comprendere che le decisioni arbitrali si possono anche accettare, come di solito la Juventus fa, con Allegri che non ha mai parlato di arbitri, persino in casi eclatanti ed imbarazzanti. Bene ha fatto Thiago Motta, uomo di sport e di classe, che sa benissimo cosa è successo in campo, a non parlare dell'arbitraggio. A volte le lezioni si danno anche in silenzio.

Quel silenzio che il Sindaco Nardella non ha saputo gestire, indicando Bruxelles come un covo di juventini, ovvero personaggi che a suo dire  mettono i bastoni tra le ruote della Fiorentina. E tutto questo per la mancata ricezione di finanziamenti per il nuovo stadio a Firenze. Sappia bene il Nardella che a Torino non soffrono della sindrome da Fiorentina, come invece pare si soffra a Firenze della sindrome Juventina. A Torino siamo abituati a fare le cose, senza lamentarci e lo stadio l'abbiamo costruito con i soldi della famiglia Agnelli. Se ci tengono tanto allo stadio, veda di invogliare il Presidente Rocco Commisso, che dalla Juventus ha preso molti soldi per i vari Chiesa e Valhovic, a predisporre i fondi per lo stadio. La Juventus non c'entra niente! E se avesse tutto quel potere che dice abbia a Bruxelles, avrebbe già ottenuto di cacciare Ceferin, Gravina,  Chiné e di riprendersi uno scudetto rubato in "segreteria"!

L'unico interesse per la Fiorentina è rappresentato da una bistecca con l'osso, vero vanto della cucina toscana: buon appetito!