Senza essere uno squadrone, lo Sparta di Praga è, comunque, una buona squadra della fascia media europea. Non è quindi un'equipe di oneste scamorze, magari insidiose perché un po' più avanti nella preparazione, visto che, a fine ottobre, la forma fisica deve ritenersi livellata ovunque. La maniera, quindi, con cui il Milan ha disposto dello Sparta nel secondo tempo può essere considerato un capolavoro autentico, e rende l'idea di quello che può essere e dare questa squadra, nonostante sia da potenziare al centro della difesa. La conduzione tecnica, inoltre, ci rivela quello che può fare Stefano Pioli, quando dà il meglio di sé.

Il tecnico rossonero non ha ceduto alla tentazione di far giocare Donnarumma Senior al posto di Tatarusanu, assumendosi un rischio altissimo, vista l'orrenda prestazione del rumeno contro la Roma (anche il rigore del secondo gol giallorosso era nato da una presa difettosa dell'estremo difensore su un tiro banale). Non ci si può permettere di perdere psicologicamente questo giocatore, almeno fino a gennaio. Pioli, inoltre, non ha ceduto alla tentazione di rimettere in campo Hernandez e non perché sia spremuto, ma perché avrebbe invece rischiato di spremerlo, anche psicologicamente. Una serata di relax per il francese gli permetterà di prepararsi al meglio per le prossime partite. Il turno di riposo concesso al terzino, ha permesso, poi, di valutare la resa di Dalot sulla mancina. Il portoghese ha dimostrato di percepire lo spazio come a destra, anche se posizionato a sinistra, senza cali di rendimento in fase difensiva. Ha dimostrato, del resto, di cavarsela a sinistra anche in attacco, nonostante sia di piede destro. Pioli, poi, ha evitato di mandare Diaz a morire tatticamente sulla fascia, facendolo giostrare alto intorno a Ibrahimovic che coi suoi movimenti, gli dettava gli spazi in cui infilarsi. Krunic è stato schierato come terzo centrocampista, col compito di fare la navetta fra i due reparti, correndo lungo una verticale mezzo-sinistra di 40 metri. 

Anche ieri sera, in realtà, Pioli è entrato a San Siro temento molto l'avversario, cosa che non è stata senza senso, per carità, visto che il forte Lille si è fatto sorprendere dal non eccezionale Celtic, andando in svantaggio di due gol e rimediando solo in parte nel finale. Il Milan, quindi, ha segnato a metà primo tempo senza essersi spinto in avanti in maniera massiccia. Ibrahimovic, punta di diamante, ha attirato su di sé l'attenzione della difesa ceca, passandola indietro in una specie di deserto, in cui l'unico rossonero era lo smarcato Brahim Diaz, pronto a entrare nella difesa avversaria scompaginata: rete dello spagnolo con un tunnel sporco al portiere. Non molto dopo, Ibra, che si stava rivelando un incubo per i cechi, costringeva l'avversario al fallo da dietro e l'arbitro fischiava il rigore. Lo svedese, purtroppo, pur spiazzando il portiere con una finta riuscita, calciava col corpo leggermente troppo indietro e la palla finiva beffarda fuori, spizzando la traversa.

Il momento che ha deciso tutto il match è arrivato al 42°, quando lo Sparta piazzava un uomo smarcato in area di rigore, che deviava malamente fuori, mentre l'arbitro fischiava un fuorigioco che non c'era. Poco dopo i cechi entravano ancora in area, pur non concludendo. Pioli capiva dove rischiava di cascare l'asino ovvero che, anche l'avversario meno forte ti può combinare il servizio, se lo lasci in vita, per quanto pesto e agonizzante, visto che una distrazione può capitare sempre. Il secondo tempo capolavoro del Milan nasceva proprio da queste due punzacchiature dello Sparta nel finale della prima fase.

Pioli decideva di regolare i conti con l'avversario, muovendo le truppe in forza fuori dai quartieri, oltre che dare il necessario respiro a Ibrahimovic. Al ritorno in campo, mandava avanti i suoi con un nuovo modulo in cui Diaz faceva il centravanti arretrato con Castillejo e Leao, subentrato a Ibra, larghi sulle fasce. I rossoneri avrebbero potuto raddoppiare con Leao da sinistra, ma il portiere ceco restava in pedi fino all'ultimo e respingeva. Tonali ribadiva in porta, ma l'estremo difensore respingeva ancora. Poi, al quarto d'ora, i rossoneri segnavano, quando è sceso Dalot e Leao si è accentrato per fargli spazio, proponendosi come terminale di un lancio del terzino, di destro con trivela. Forse Pioli aveva dettato questo cambio tattico o ha colto allora la palla al balzo, sta di fatto che, da quel momento, Leao ha giocato al centro. Diaz, dal canto suo, allargava il raggio d'azione, giocando alla Chala. Lo Sparta attaccava, ma i rossoneri andavano sicuri allo scontro frontale, quello che consentiva la ripartenza alta con cui Dalot prendeva in controtempo gli avversari sulla sua fascia. Gol del terzino e e rossoneri avrebbero potuto dilagare, ma controllavano in maniera attiva. Facevano, infatti, circolare la palla con maestria e i giocatori dello Sparta andavano in confusione. Anche stamattina, a colazione, pare che questi ragazzi si chiedessero dove fosse la sfera.

Il Milan ieri ha mantenuto il controllo del gioco fino alla fine, senza attendere gli avversari, per cui non si è stancato, ma si è addirittura riposato, in quanto sono stati gli altri a correre a vuoto. Pioli, dal canto suo, ha dimostrato di avere un potenziale di inventiva notevole e che può realizzare capolavori, se decide di attingere alle sue intuizioni tattiche, divertendosi e facendo divertire i giocatori. Lo Sparta non era la Roma, vero, ma la Roma non era il Bayern da ispirare tanto timore.

Nei momenti in cui lo schieramento dello Sparta, scompaginato, si apriva lasciando voragini, Diaz si è prodotto in corse interminabili anche sulle lunghe distanze. Il passo corto lo obbligava a muovere le gambe vorticosamente come Speedy Gonzales, ma il ragazzo non si è tirato indietro. Tonali migliora di partita in partita, consentitemi di dirlo, alla facciaccia dei suoi detrattori snob!

Finché questo allenatore e questa squadra si divertiranno, non sentiranno la fatica e saranno gli avversari a doversi preoccupare. E' la condanna degli artisti, dei poeti, degli inventori e degli innovatori: non possono essere normali.