Juventus, Manchester City, e chissà ancora quante ancora società, finiranno sotto la lente d'ingrandimento della giustizia. Non appena le indagini si avviano, si assiste sempre alla stessa reazione, da chi professa innocenza totale, a chi invoca il complottismo. Stante il fatto che esiste il principio di innocenza fino alla formazione del giudicato, nel mondo dal giustizialismo facile, una cosa va detta. In modo inequivocabile. Se non ci pensa il calcio a riformarsi, ci pensa la giustizia, o meglio, ci prova a picconare un sistema contaminato all'inverosimile anche da debiti oltre l'immaginabile. Picconate.
Parlare di macerie, quando è in corso una tragedia devastante come in Turchia o Siria, forse è inopportuno, ma altro non saranno che macerie quelle che raccoglieranno un giorno i grandi signori del calcio che cercano di eludere un sistema in cui le regole vengono tra l'altro adattate perchè i soliti noti possano cavarsela.

Il calcio italiano è letteralmente sfasciato, si è fatto scavalcare anche dal campionato tedesco per appeal, e non sanno che pesci pigliare per riformarlo. Però sanno benissimo, questo sì, come spararsi l'uno contro l'altro. E siamo arrivati al punto che chi ricorre alla giustizia per sanzionare possibili operazioni illecite, debba invocare una riforma del calcio. Cosa che chi è dentro il sistema non osa neanche tentare. Ma anche il calcio più potente al mondo, quello inglese, inizia a traballare. Il caso Manchester City, a prescindere se andrà in porto o meno, evidenzia che qualcosa di profondo rosso c'è che dovrebbe allarmare, inquietare, far saltare dalla sedia dove il sistema si è accomodato. Non basta schierare i migliori avvocato dell'Universo, per disintossicare il calcio dalle tossine che lo stanno maledettamente divorando.

Dall'Italia, all'Inghilterra, una costante c'è, anche se si tratta di due estremi, il sistema così non può più andare avanti. In Inghilterra si è andati oltre, in eccesso, in Italia, si è andati oltre, in difetto, al ribasso, le due estremità trovano il loro punto d'incontro nella necessità di doversi in Europa sedere ad un tavolo per riscrivere le regole del cacio, prima che sia la giustizia a mutilare i campionati facendo semplicemente il proprio lavoro. Il problema del calcio di oggi non è la VAR, il problema del calcio di oggi è la sua sostenibilità economica in una società sull'orlo di una crisi potente. Altro che disputa tra SuperLeague e FiFA!