Il Napoli vincerà sicuramente lo scudetto, e dico che sarà ampiamente meritato. La città si prepara alla grande festa, il terzo scudetto è alle porte. A Napoli quando si festeggia non si scherza mica! Ci saranno balli, salti e mortaretti, magari qualcuno comincerà pure a sparare, così tanto per non farsi mancare nulla. Ma io spero che non ci scappi la solita vittima del deficiente con l'arma che spara a casaccio, pensa di fare festa ed invece combina guai enormi. Eh sì, Napoli. Città di grandi esagerazioni, con nel cuore Pulcinella, De Filippo, Totò ed oggi soprattutto, Maradona. 

E' stato proprio lui, Diego, il principale protagonista dei primi due scudetti. La sua classe e le sue vicende fuori campo furono impresse a vita nel nostro mondo dorato del calcio. Amava le donne, il calcio e qualche sniffatina di coca non se la negava mai. Probabilmente era nelle mani dei capi camorra,  che da una parte lo osannavano e lo proteggevano, mentre dall'altra lo rovinavano con festini di ogni tipo, e che la droga fosse un suo problema lo aveva ammesso più volte lui stesso.
Ma era anche e soprattutto un'anima nobile. Aveva fatto molta beneficenza, non dimenticando le sue umili origini. Organizzò persino partite di calcio in campetti angusti, per finanziare le cure per la malattia di un suo tifoso, aggiungendo una cifra cospicua per l'assicurazione che dovevano stipulare per la partecipazione dell'intera squadra.
Begli anni! Poi, il declino, la difficoltà ad ambientarsi in un mondo troppo cattivo per lui, la FIFA che lo prese di mira e lo squalificò per doping dopo un esame accurato alla fine di una partita dei Mondiali americani. Il personaggio cominciava a diventare scomodo, e soprattutto non si poteva più passare oltre alle sue problematiche con la droga e i gol di mano che arbitri africani non avevano visto! Com' é finito lo sappiamo tutti, anzi no, c'è ancora un procedimento aperto, tanto per non farsi mancare nulla nemmeno dopo la sua morte.  

Ma se Diego è stato il Re di Napoli, Victor Osimehn ne sarà il principe! La sua stagione è stata a dir poco esplosiva. Dotato di un fisico straripante e di una tecnica veramente invidiabile, possiede anche la capacità di attrarre il pallone nei  tempi e nelle giocate che spiazzano quasi sempre le difese. Fortissimo di testa, da solo fa mezza squadra. Ed infatti quando non c'era la sua assenza si sentiva, e la squadra sembrava perdesse metà della sua forza. Si, perché è in grado di fare reparto da solo e riesce anche a fare la prima fase difensiva, grazie alle sue lunghe leve ed alla facilità di muoversi nelle zone dove le difese preparano la fase di rilancio. Quando circa due anni fa Giuntoli lo acquistò dal Lille, spendendo circa settanta milioni, nessuno avrebbe predetto una simile escalation sportiva. Oggi è il re incontrastato dei marcatori in serie A.
Già, ma come lo hanno pagato? Sembra 52 milioni in contanti, ma venti o poco meno, con plusvalenze! Plusvalenze? E cosa sono?
Ah, dimenticavo, sono le rogne che Chinè, noto Procuratore del tribunale federale della Figc vorrebbe castigare a chiunque. Specialmente se fittizie! E qui caro Procuratore, altro che fittizie! 
I quattro giocatori oggetto dello scambio sono il portiere Orestis Karnezis, ed i giovani primavera Claudio Manzi, Luigi Liguori e Ciro Palmieri. Di questi, solo Karnezis ha militato nel Lille, ma ha già appeso le scarpe al chiodo. Invece abbiamo gli altri tre che hanno fatto una carriera prodigiosa. Manzi, gioca oggi in serie C nel Turris, Luigi Liguori in Eccellenza nel Casoria (diettanti), e Palmieri, in serie D nel Nola (pure questo nei dilettanti). Tra costoro, solo Karnezis ha avuto una pur breve apparizione in Francia con il Lille. Gli altri non si sono nemmeno mossi, e non sanno tuttora dov'è Lille, ed hanno pure denunciato la scarsa  attenzione che hanno avuto da parte del Napoli, che li ha letteralmente illusi e poi gettati via come materiale di scarto.
In questo caso mi sento di dire che più che una plusvalenza fittizia, si tratta di truffa bella e buona. E si deve considerare l'alterazione dei principi contabili di bilancio, tanto cari a Chinè e Santoriello, ma che pare fino ad oggi, come il caso D'Onofrio, hanno dormito alla grande. Ma qui lo scandalo non poteva rimanere sotto la polvere del tappeto già di suo polveroso! E la tenacia di Chinè e soci, orientata a picchiare duro sulla Juventus, oggi si trova a dovere spiegare come mai un fatto così eclatante sia passato sotto silenzio. Sarà dura spiegare a Gravina, De Laurentiis e Ceferin che purtroppo la legge è legge, e se si condannerà in qualche modo la Juventus, preparariamoci alla condanna del Napoli. E se si condanna il Napoli, si condannano anche Giuntoli e De Laurentiis, esattamente nello stesso modo in cui sono stati condannati i vertici della Juventus. E qui oltre alla mancata lealtà ed alla falsificazione di bilancio abbiamo anche il falso e perciò equivarrebbe ad avere comprato una partita. Minimo serie C, e scudetto revocato (forse anche questo donato all'Inter).
Ma sono sicuro che, nelle pieghe della legge, che spesso deve tenere conto della benevolenza nei confronti dell'imputato, non si arriverà a tutto questo. Per cominciare, le procure interessate, ad esempio quella di Torre del Greco, ci metteranno anni a risolvere la questione, non c'è nessuna fretta.
Poi la Procura federale, non ricevendo le carte in tempo utile, applicherà la famosa prescrizione, nel frattempo avrà condannato la Juventus, ma si sa, la Juventus è sempre colpevole, persino dopo la trasmissione di Report, dove le nefandezze perpetrate contro la squadra bianconera sono venute a galla, ma il teorema è rimasto nelle menti perverse: Moggi rubava!
Tranquilli tifosi napoletani, siete in buone mani, ci pensano i giudici Torsello, Chiné e altri santi che girano in quel paradiso. Mal che vada una "grazia" da Gravina arriva sempre. Ma noi speriamo che invece ci sia un approccio alla giustizia che tenga conto dell'uguaglianza davanti alla legge, della giusta proporzionalità tra il fatto conteso e la gravità che ne deriva. E poi che invece di usare articoli fumosi che dicono tutto e niente, si condanni una società per una fattispecie contemplata da una norma, e non da un insieme di raggiri artificiosi che l'unico intento che hanno è arrivare ad una sentenza di colpevolezza a tutti i costi. Pensate se una persona qualunque si trovasse nelle mani di un giudice che ti fa capire che non hai scampo, che noi (plurale majestatis) abbiamo deciso che sei colpevole, e che quindi è inutile che ti affanni tanto, il mio potere ti annienta, soprattutto in forza di un codice corporativo che di deontologico ha poco o nulla. 

Mi ricorda la vicenda di un mio amico sacerdote, il quale si trovò nella difficoltà di comprendere le inquietudini che aveva una bimba che praticava il catechismo. Disse ai suoi genitori, ovvero la madre ed il suo compagno, che dovevano fare indagini e comprendere cosa avvenisse, magari con l'aiuto di assistenti sociali. In poche parole finì per essere accusato  di avere molestato la bambina! I giudici, imbeccati da assistenti sociali e altri soggetti non meno identificati, lo prelevarono e lo interrogarono. Siccome pensava di essere innocente pensò di parlare a cuore aperto e di dire tutto quello che sapeva, ed anche a rispondere alle domande sibilline degli inquirenti. Fu il suo errore, perché avrebbe dovuto invece propendere per il diritto di non dire nulla, se non in presenza del suo avvocato. Ma il danno era fatto, riuscirono a metterlo in confusione e a trovare nelle pieghe dei suoi discorsi fatti "discordanti", mentre la campagna di stampa, ben artichettata dalla Procura, lo stava dilaniando. Era il periodo in cui era facile, nella coscienza comune, accusare sacerdoti per pedofilia e fatti del genere. La comunità parrocchiale, invece era con lui, conoscevano sia la sua persona che la famiglia della bambina, dove sembrava che l'origine dei mali fosse proprio in casa. Ma quando il nostro reverendo professò e ribattè con forza la sua innocenza, gli dissero papale, papale: "Tanto abbiamo deciso, e sarai condannato!" La forza della fede lo aiutò a subire il carcere, anche grazie  alla comprensione dei suoi compagni di cella che avevano capito che era innocente, ed anzi svolse ugualmente la sua missione religiosa con grande forza d'animo, diventando un punto di riferimento per i carcerati che vivevano con lui. Ma gli rimase sempre il cruccio più grande: la bambina, avrebbe retto una simile bugia che devastava la vita di un innocente?
Oggi è uscito, ed è rientrato nella comunità ecclesiastica, non senza qualche strascico e sospetti, ma io l'ho voluto a casa mia, che mi benedicesse la casa ed a dargli il mio conforto, di chi ha creduto nella sua innocenza. 
Forse i giudici a volte hanno un potere più grande di loro, e ne fanno un pessimo uso, si veda il caso Tortora.