Il pessimismo cosmico, un pensiero, un'ideologia, un discorso che rimanda ai periodi adolescenziali, tra i banchi di scuola delle medie e superiori, quando, la professoressa, o il professore di lettere, spiegava questa concezione di vita collocabile al profilo di uno dei più grandi poeti e scrittori italiani: Giacomo Leopardi. Quest'ultimo, attraverso questo termine, esponeva il suo modo di interpretare la vita come un qualcosa che non ha un vero e proprio senso, un'esistenza caratterizzata dalla sola e unica sofferenza, una figura, quella dell'uomo, dell'essere umano, impotente dinanzi a tale sistema, al destino. Il tutto potrebbe essere riassunto con il termine di Rinuncia.
Spesso, nel ritmo frenetico della quotidianità, le avversità incontrate inducono l'individuo sociale ad assumere e a dare corpo a questo tipo di pensiero.
Colti dalla stanchezza mentale, oltre a quella fisica, e dalla smania di risolvere e avere una vita che vada liscia come l'olio senza ostacoli e problematiche, è altamente probabile che ciascun attore sociale incappi in questo mood psicologico.
Quest'ultima è una tematica che, specie ai più giovani, li riguarda da vicino, forse è un problema considerato risolvibile con poco, ma la realtà effettiva è un'altra, poiché la percentuale di ragazzi, specie tra gli adolescenti, in stato di depressione, è tragicamente in aumento. Quest'ultimo è una tematica molto delicata, per la quale occorrerebbe scrivere pagine e pagine, per cui ritengo sia corretto archiviare qui l'argomento.   

Tornando all'ideologia Leopardiana, specie nell'ultima giornata del massimo campionato maschile di Calcio italiano, la Serie A, pare ci sia un allenatore che rispecchi alla lettera il concetto di pessimismo cosmico.
Di chi stiamo parlando?
Del tecnico della Lazio, Maurizio Sarri.

Dopo l'ennesima delusione data ai tifosi con un nuovo k.o. stagionale
, specie ai 1200 presenti alla trasferta di San siro contro il Milan, come se non bastasse, l'allenatore ha gettato benzina sul fuoco con delle dichiarazioni post partita a dir poco stucchevoli!
Queste le parole:
Noi non siamo una grande quadra. Non possiamo considerarci una grande squadra. Non lo eravamo neanche l'anno scorso nonostante avessimo conquistato il secondo posto. Siamo una squadra che quando gioca con queste squadre qui ha una differenza di cilindrata.  Champions? la Champions per noi è un lusso, la vita ce la giochiamo in campionato!

Espressioni che non possono passare inosservate, parole che fanno riflettere. Il tecnico toscano è noto anche con il soprannome di Comandante per via del suo carattere deciso, forte, trasparente, un allenatore senza peli sulla lingua, dice ciò che pensa, parla come mangia. Ma dinanzi a tali discorsi, la sue peculiarità caratteriali sembrano andare oltre, contro l'obiettivo che risiede nell'essenza dello sport, ovvero la competenza agonistica.

Come possono i giocatori scendere in campo con l'intenzione di vincere? Come possono i calciatori combattere per la propria maglia e i colori? Come possono i tifosi andare allo stadio per trasmettere entusiasmo alla squadra se il compito del motivatore assoluto, ovvero il suo allenatore, viene meno?   

Tra gli altri tasti toccati c'è stato anche il discorso mercato. Sarri ha speso parole forti nei confronti della società, accusando quest'ultima di non averlo accontentato in estate con gli innesti richiesti. Anche qui risultano delle incongruenze, poiché all'inizio della stagione, alle prime interviste, aveva accusato le testate giornalistiche, sostenendo che quest'ultime avessero scritto parole non vere relative ai nomi presenti nella sua lista dei desideri.

Egli affermò: Su di me dette solo cavolate! Io ho preferito il silenzio. La mia volontà rispecchia quella della società.   

OggiSe ho avallato il mercato? Difficile rispondere alla domanda. Io parto da certi nomi, poi si arriva a questo o quello e posso esprimere la mia preferenza. Io parto da A, poi si arriva a X o Y e scelgo tra quelli. Ma io sono partito da A. Quelli che ho indicato io non sono arrivati, quindi vado avanti con quelli a disposizione.   

Come si suol dire: la volpe quando non arriva all'uva dice che è acerba?  Il Calciomercato Lazio vanta 8 colpi messi a segno nell'ultima finestra estiva. Innesti che hanno dato più lunghezza, esperienza, ad una rosa ritenuta, fino allo scorso anno, limitata dal punto di vista dell'organico. Spesso si sente affermare che la partenza del Sergente abbia indebolito drasticamente la rosa, ma se si pensa che a centrocampo sono stati acquistati 3 giocatori di livello, come Rovella, Kamada e Guendouzi, questa tesi sembra lasciare il tempo che trova.  

Come ci si può lamentare di un mercato non all'altezza? 
La situazione della squadra capitolina, sponda nord del Tevere, è di estrema delicatezza: soli 7 punti raccolti in 7 giornate di campionato. Ciò risulta essere il peggior inizio degli ultimi anni della Lazio, con numeri e percentuali che destano preoccupazione ai tifosi e anche ai vertici della Società. Non a caso, il patron Claudio Lotito, in queste settimane, sta optando per un ritiro della squadra all'interno del centro sportivo di Formello.   

Il quadro clinico della situazione dovrà rispondere di una diagnosi ben definita, anche se nelle ultime settimane il problema sembra nascere, sembra avere un'origine quasi certa, racchiusa nel termine di mentalità. Spesso abbiamo preso in considerazione questo elemento come la fonte della problematica biancoceleste, ma mettendo i giocatori come causa responsabile. Ad oggi, il problema è sempre lo stesso, non è stato risolto poiché analisi analitiche più approfondite stanno individuando l'artefice nella mentalità, non dei giocatori, dei vari organi del corpo della squadra, ma dalla materia grigia dell'allenatore.  

Come può un dispositivo funzionare con la scheda madre malfunzionante? Come può una persona vivere senza cervello?
Come può avere successo una squadra, un gruppo di lavoro se il suo leader non funziona o non è funzionale come dovrebbe? 
 

Molti supporters iniziano a chiedersi e ad affermare:
Caro Mister, il suo dogma si basa sulla mentalità vincente o sulla limitatezza e la rassegnazione del pessimo cosmico Leopardiano?