La decisione forte e netta di Aurelio De Laurentiis di virare su un allenatore come Carlo Ancelotti, sinonimo di esperienza e cultura vincente, ha fatto scalpore non solo a Napoli ma in tutta Italia. Quello che ha colpito più di ogni altra cosa è stato il cambio repentino di atteggiamento nell’arco di 48 ore da parte della dirigenza partenopea, si è passati da “Se Sarri vuole continuare, noi abbiamo la massima fiducia” a “Grazie di tutto Sarri, buona fortuna”.

Non solo ADL, anche lo stesso popolo azzurro ha presto liquidato il profeta del cosiddetto sarrismo e non è difficile comprenderne le ragioni: la piazza partenopea, fulcro del tifo più caldo d’Italia, si è juventinizzata, della serie : belli i record, bello l’attacco al Palazzo ma l’unica cosa che conta è vincere. La mossa del presidente di Filmauro è chiara e diretta ma è stata fulminea solo nelle modalità, Sarri è stato esonerato già da almeno un anno e la dicotomia di pensiero al termine della stagione nuovamente conclusa alle spalle della Juventus era già il preludio ad un addio annunciato e solo rinviato. 

 

Al termine della gara di andata degli ottavi di finale di Champions tra Napoli e Real Madrid disputatasi nella stagione 2016/17 si è creata la spaccatura totale tra il presidente e Maurizio Sarri, mentre il tecnico si complimentava con la squadra per la prestazione fornita nonostante l’1-3 finale, il patron azzurro sferrava un attacco non indifferente alla gestione tecnica parlando di ‘assenza di cazzimma’ e mancato inserimento dei rinforzi appositamente portati dal presidente per risolvere il famigerato problema napoletano della cortezza della rosa. Da quella sera le dichiarazioni di Sarri e di De Laurentiis sono sempre andata in vie completamente opposte così come le scelte gestionali del club hanno assunto una visione completamente sfiduciata nei confronti del tecnico. La reazione odierna dell’allenatore certifica come ormai fosse venuto a mancare anche il dialogo tra le parti : “non meritavo di essere liquidato così...” 

 

In questi ultimi 12 mesi mentre Sarri vestiva i panni del Don Chisciotte battagliero e si attrezzava per sconfiggere il palazzo bianconero perdeva di vista quanto accadeva nel palazzo azzurro, dapprima lo scorso mercato estivo esile e senza colpi ad effetto, poi le dichiarazioni sulla stanchezza della squadra rea di essere troppo spremuta e poco conservata negli impegni, la bordata presidenziale a gennaio : “È inutile che compri qualcuno per poi vederlo non giocare...”, infine la chiusura di campionato : “Se non cambi mai è difficile arrivare fino in fondo”, qualche piccolo attacco agli arbitraggi giusto per non spaccare anche il rapporto con i tifosi e infine giù il sipario . Addio Maurizio, benvenuto Carlo!

 

Sarri conclude la sua esperienza sotto il Vesuvio con tante belle storie ma nessun successo, proietta sul suo triennio partenopeo un’immagine di stampo totalmente zemaniano: tanto divertimento, tante schermaglie ma, nessun trofeo. I punti e il trend sono dalla sua parte, molto meno lo è la bacheca, difatti, Maurizio Sarri chiude quest’avventura al di sotto sia di Mazzarri che di Benitez e ora ADL non può più sbagliare. Con Ancelotti cambia tutto il Napoli.