A volte la stampa è un buon mezzo non solo per cogliere informazioni e rimanere aggiornati ma è, anche e soprattutto, un indicatore non di poco conto che espone in modo chiaro e preciso l'argomento di punta che troneggia nelle tavole del popolo durante la cena collettiva, non c'è da stupirsi se la rilevanza effettiva di una data questione viene posta in posizione di secondaria importanza al confronto di un tema che però può godere di una più che utile e lucrativa rilevanza "popolare". Tale premessa per introdurre un argomento che è stato anche al vaglio dell'opinione giornalistica ma che, ovviamente, non ha avuto riscontro nell'interesse del mercato, un pò perchè l'informazione da mesi è inquinata anche e soprattutto dall'ennesimo show messo in scena dalla politica, un pò perchè tutti sono bravi a battersi il pretto e fregiarsi di un orgoglio italiano che emerge solo quando c'è da mostrare striscioni relativi al sangue del capitano della nazionale che probabilmente farebbero rivoltare persino un australopiteco.

Una premessa forte per introdurre la querelle che ha riguardato la vendita dell'intero pacchetto dei diritti tv per il triennio 2018-2021, l'ultimo regalo che ci ha lasciato in eredità quel gran presidente FIGC che era Carlo Tavecchio, l'ex presidente di quella gran federazione che neanche è stata in grado di eleggere il suo successore e neanche è stata in grado di dedicare due paroline a quell'obbrobrioso striscione di infimo contenuto apparso a San Gallo lunedì sera, una stigmatizzazione dell'atto che è venuta a mancare ed è stata più premura dei giocatori tramite i loro profili Instagram, piuttosto che interesse di chi è stato incaricato di riformare il calcio italiano dalle sue basi... 

Facciamo un passo indietro a torniamo all'argomento principale : La commercializzazione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021 stilando un percorso che ha portato fino a due giorni fa.

1) Siamo nel mese di gennaio del 2018 e, mentre l'Italia sta ancora cercando di capire come siamo rimasti fuori dal mondiale, Tavecchio grazie al suo "ottimo lavoro" che ha portato alle dimissioni da presidente federale, è stato giustamente indicato come commissario della Lega Calcio e, dunque, viene affidato a lui l'incarico di concludere la spinosa questione relativa al bando dei diritti tv della Serie A che, lo ricordiamo, è spinosa perchè già da sei mesi non si trova un accordo tra domanda e offerta.

2) La questione, da spinosa, diventa un vero e proprio caso. Mediaset da tempo ha già manifestato avversità verso la possibilità di acquistare l'esclusiva abbassa drasticamente l'offerta presentata tre anni prima. Sky è più o meno dello stesso avviso, la politica perseguita da Tavecchio nei suoi due mandati federali non hanno valorizzato il prodotto; sono poche le squadre che tengono alto il livello di interesse e di collocazione del pacchetto sui mercati esteri e ancor meno sono le infrastrutture all'altezza di una vera e propria commercializzazione su scala globale, difatti, se San Siro e lo stadio Olimpico possono ancora fare perno sul valore storico e sull'ampiezza dell'impianto, sotto il profilo della modernità solo l'Allianz Stadium(Juventus Stadium, ndr) e la Dacia Arena si allineano ad una media di qualità competitiva.

3) Dopo indiscrezioni, nuovi incontri, summit e trattative disparate, scade ufficialmente il termine ultimo per il raggiungimento dell'accordo e, pare si andrà alle buste, cercando di salvare un accordo che sta diventando un problema non di poco conto. L'offerta congiunta di Sky e Mediaset si attesta sugli 800 milioni di euro totali, ben distanti dall'obiettivo di oltre 1 miliardo a cui punta la Lega che, tramite Tavecchio, comunica che qualora non si trovasse l'accordo, si andrà ad analizzare l'offerta di un'azienda indipendente e, per la prima volta, esce il famigerato nome di MediaPro, colosso spagnolo che è già in possesso dei diritti della Primera Liga.

4) Sky e Mediaset, da concorrenti assumono quasi la figura dei partner, ambedue non possono permettersi di rimanere fuori da un accordo così importante e, per contrastare il muro imbastito dalla Lega, le due emittenti iniziano a collaborare, tuttavia, non si tratta di una partnership del tutto paritaria, difatti Mediaset, da un certo punto di vista, sta semplicemente aiutando Sky dato che non ha la forza economica sia per proporsi come ultimo broadcaster, tantomeno, per contrastare in solitaria la ricca proposta che invece hanno ufficialmente presentato gli spagnoli : 1,05 miliardi di euro, la cifra a cui puntava Carlo Tavecchio.

5) Il fatto che Sky abbia come scudiero Mediaset fa dell'emittente italiana appartente al gruppo inglese un vero e proprio monopolista naturale del mercato e va completamente a scontrarsi con la linea dettata dalla Lega Calcio e, per cui si sta arrivando a questa situazione, infatti uno dei motivi alla base di questa commercializzazione aggressiva imposta da Tavecchio, è il fatto di voler uscire da una situazione in cui vi è un unico grande broadcaster, quindi giustamente per evitare un monopolio italiano la Lega tenta di crearne uno spagnolo(?!) per di più ad un prezzo totalmente fuori mercato che altro risultato non ottiene se non quello di arricchire le istituzioni, i grandi club, dare un contentino di sussistenza ai piccoli club, e intanto costringere le emittenti italiane a bussare a testa china agli spagnoli per potere avere una fetta piccola di partite del campionato del loro paese! Sempre se agli spagnoli non disturba...

6) MediaPro vince il bando e dalla Lega Calcio arrivano feste da unità nazionale per il successo dell'operazione, annuncia che presto verrà costituito un canale unico della Lega anche se da Sky fanno notare che sia impossibile, sia per le norme dell'Antitrust e sia per i tempi tecnici che ci vorrebbero ad avviare un'operazione di questo tipo. "Fandonie!" urla Tavecchio che, intanto, ha lasciato il posto a Gaetano Miccichè, eletto presidente della Lega Calcio che assumerà ufficialmente la carica al termine del commissariamento. Miccichè da subito inizia a creare un fronte comune con il Commissario Straordinario della Lega stessa Malagò, l'attuale presidente del CONI; entrambi sono diffidenti verso gli spagnoli, non solo per la complicata struttura che si cercherà di creare in tempi stretti ma anche per i primi dubbi che da subito manifesta MediaPro sul rispetto dei pagamenti.

7) MediaPro inizia a creare un clima surreale nel calcio italiano, Sky presenta un esposto alla Commissione Antitrust che viene respinto ma con riserva, difatti, la Commissione non blocca l'affare degli spagnoli ma sottolinea come sia elemento essenziale che gli spagnoli stessi, in quest'operazione, assumano il ruolo di un intermediario e non quello di un monopolista che possa bloccare l'attività di un mercato che nonostante le condizioni, non dovà mai porre limiti alla libera concorrenza. MediaPro inizia a non adempiere ai suoi doveri, l'anticipo di 158 milioni promesso dal colosso iberico non arriva e, se per qualcuno può sembrare un cumulo di briciole rispetto alla cifra che dovrà comporsi in totale, per alcuni club di Serie A può essere una catastrofe perchè con i ricavi dei diritti tv ci programmano l'intera stagione!

8) Non c'è limite al peggio, gli spagnoli non solo continuano a tergiversare sul versamento dell'anticipo ma continuano a rimandare la presentazione della fideiussione bancaria che garantisca la solvibilità del miliardo e 50 milioni che ha permesso al broadcaster di vincere il bando. Sky continua a fare pressione e montano anche le proteste di alcuni club che non possono permettersi un clima di incertezza tale attorno ad un tema fondamentale. L'establishment calcistico si spacca : Miccichè e Malagò vogliono la risoluzione immediata del contratto e il ritorno alla trattativa con Sky, così come molti club ma i fedelissimi di Tavecchio, su tutti Claudio Lotito vogliono che venga concesso altro tempo. Gli spagnoli rilanciano : "Dateci altro tempo e alziamo l'offerta addirittura a 1,2 miliardi", il problema è che di tempo non ce n'è. I "dissidenti" indicono un'assemblea per richiedere la risoluzione immediata del contratto per insolvenza: alla prima votazione i favorevoli alla risoluzione sono 11, giusto uno in meno rispetto al quorum di 12 per l'approvazione, la votazione si ripeterà il giorno dopo e i magheggi di Lotito portano i risultati sperati, infatti, anche 24 ore dopo la risoluzione non viene approvata: alcuni club nemmeno si presentano e dei 15 presenti votano "sì" solo in 10. MediaPro è salva di nuovo

9) Gli spagnoli si fanno furbi e provano a gettare acqua sulle fiamme, versano la caparra da 64 milioni e elargiscono un generico versamento da 186 vincolato solo dalla possibilità di creare il canale unico della Lega Serie A ma, della fideiussione nemmeno l'ombra. La situazione si fa insostenibile. Sky si presenta al Tribunale di Milano e ottiene la sentenza che aspettava, come anticipato dalla Commissione Antitrust, infatti, MediaPro deve comportarsi come un intermediario ma di fatto punta ad una presa totale dell'intero pacchetto commerciale comportandosi come un vero e proprio operatore. MediaPro vuole commercializzare in proprio la pubblicità, ha omesso di indicare i minimi d'asta, ha intenzione di produrre format da 270 minuti che si avvalgano di piattaforme esterne, tagliando di fatto fuori dal mercato gli editori e i broadcaster.

10) La fideiussione continua a non arrivare e ora, lo spettro di iniziare la prossima stagione senza copertura televisiva si fa sempre più prepotente, tanto da unire tutti: i club non possono più aspettare, la lotta di Malagò e Miccichè porta finalmente alla soluzione più giusta : il 29 maggio 17 club su 17(le retrocesse non votano, ndr) votano per la risoluzione del contratto e rimandano a casa gli spagnoli che ora sono entrati in trattativa avanzata con la Ligue 1. Godeteveli voi cari amici francesi. Si ritorna a trattare con Sky supportato da Perform, un supporto che nonostante l'assoluta forza contrattuale dell'emittente italiana, permetterà alla stessa emittente di alzare l'offerta verso i 950 milioni che, si spera, metterano d'accordo tutti.

Si conclude così una storia durata 4 mesi e, una volta tanto, sembra bene. Pur di non riconoscere gli errori dei suoi mandati che hanno portato alla svalutazione del prodotto, Carlo Tavecchio stava per affidare il pacchetto della Serie A a dei perfetti avvoltoi pronti a smembrare pezzo per pezzo il prodotto del calcio italiano e chi lo sa, se magari tra un colpo di mercato e l'altro, tra una foto di qualche modella e l'altra, tra un attacco inutile e l'altro, si deciderà una volta per tutte di iniziare nuovamente a lavorare seriamente per riportare in alto il calcio italiano senza che nessuno lo difenda solo quando si tratta di episodi arbitrali ma anche e, soprattutto, quando si tratta di salvaguardarne il valore se magari un giorno qualcuno decidesse di parlarne con la stessa dedizione adottata quando si tratta di parlare del modulo nuovo di Mancini.

LM