Sono passati ormai sei mesi da quel famigerato 13 novembre 2017, in cui sotto gli occhi di un San Siro avvolto nella depressione si consumava la storica catastrofe sportiva della Nazionale Italiana che, dopo 59 anni, non si qualificava per i campionati mondiali di calcio, ancor oggi nonostante se ne sia parlato quasi quotidianamente, è fortemente duro accettare che tra circa tre settimane non ci saranno gli azzurri a dare la caccia alla Coppa del Mondo in Russia, si fa fatica a crederci.

Non sono stati raccolti del tutto i cocci di quella serata maledetta, difatti, non è ancora noto chi sarà il successore definitivo del dimissionario Carlo Tavecchio, essendo stata commissariata la Figc, il primo nome della risalita è Roberto Mancini, il secondo è Mario Balotelli, il resto è ancora un cantiere in pieno corso d’opera.
Dopo questi mesi di calma apparente e sospettoso silenzio è tornato a parlare l’artefice di quella tristemente memorabile caduta, vale a dire, l’ex commissario tecnico nonché profeta del 4-2-4 Giampiero Ventura. Già a pochi giorni dalla partita contro la Svezia, l’allenatore ex Bari e Torino aveva letteralmente preso tutti in contropiede con frasi ai limiti della decenza, sbandierando uno score che, altro risultato non portò se non quello di porre dei seri interrogativi sulla salute mentale del tecnico.

Il mio score è uno dei migliori degli ultimi 40 anni, ho perso solo due partite in due anni” aveva dichiarato l’allenatore appena 48 ore dopo la disfatta.

Innanzitutto, mi perdoni signor Ventura ma sono 3, anche la sua prima all’esordio contro la Francia terminata 3-1 per i galletti conta, non tanto per l’esito finale delle qualificazioni, quanto per dimostrarci che lo stesso gruppo di giocatori che, pochi mesi prima aveva tenuto testa alla Germania campione del mondo, in poche settimane di lavoro con Ventura, era già caduto in uno stravolgimento generale delle proprie qualità tecniche.
Il resto del bilancio parla di 9 vittorie e 4 pareggi dove, in nessuna di queste partite, l’Italia ha saputo sfoggiare tecnica e concetto di gioco degni della sua storia. Un modulo strampalato capace incredibilmente di tirare fuori il peggio dagli 11 in campo mettendo a repentaglio anche sfide contro avversari come Israele, Albania e Macedonia.

Ed arriviamo ad oggi dove ,dicevamo, Giampiero Ventura è tornato a far parlare di sé dopo essersi preso un po di ‘meritatissimo’ riposo tra le spiagge di Zanzibar, il tecnico è stato ospite a Che tempo che fa, programma trasmesso su Rai 1 e condotto da Fabio Fazio.
Ecco quali sono state le sue parole: “Arrivammo alla partita con la Spagna con numeri importanti. C'erano due possibilità: vincerla o andare agli spareggi. Subito dopo la sconfitta c'è stata una violenza inaudita alla prima sconfitta in un anno, in tanti a chiedere le mie dimissioni. C'è stata una deligittimazione esterna su di me, che ha condizionato la gara. C'era già stata una deligittimazione interna".
Ha poi aggiunto : “Per un anno ho fatto sia il ct che il direttore tecnico. Nel momento in cui sarei dovuto essere investito ufficialmente, poi improvvisamente hanno deciso di nominare Ulivieri. Questa è una delegittimazione. Dopo la gara con Israele mi sarei dovuto dimettere, perché tutto lo stadio fischiava la Nazionale. Mi sono dimesso dopo la partita con la Macedonia. Avevo presentato le mie dimissioni ai dirigenti. Le mie dimissioni comunque, non erano state accettate. Ma avevo già deciso che anche se anche se ci fossimo qualificati, non sarei andato ai mondiali".
E per concludere il gran finale: “Non mi sono dimesso dopo la Svezia perchè sarebbe stato come ammettere di essere l'unico responsabile di una disfatta che ha anche altri padri. Sono diventato il capro espiatorio di tutti i mali del calcio”.

Caro mister Ventura, sarà l’età o il jet-lag per il lungo viaggio in Africa o forse è ancora un po’ sopraffatto dagli eventi come noi italiani ma cerco ugualmente di spiegarle un po' come stanno realmente le cose:

1) Non c’è stata violenza alla prima sconfitta perché siamo un popolo di cattivi ma semplicemente perché, in uno scontro diretto fondamentale che avrebbe potuto portarci al primo posto del girone, lei ha deciso di andarsi a cercare una figuraccia in Spagna con un improbabilissimo 4-2-4 che lasciava molto a desiderare, per essere cortesi.

2) Al contrario di molti suoi colleghi, lei è uno dei pochi allenatori che pur non avendo conquistato né titoli né qualificazioni ha ottenuto un rinnovo contrattuale e, se questo è il suo concetto di delegittimazione, auspico di passare tutta la mia vita a subire continue delegittimazioni.

3) Sicuramente avremmo gradito il fatto che lei non andasse ugualmente ai mondiali anche in caso di eventuale qualificazione ma, non lo riterrei comunque un argomento valido per giustificare il fatto che alla fine ha fatto in modo che non ci andasse neppure la squadra e, comunque, dopo la Svezia era nella tempistica perfetta per rassegnare le dimissioni come del resto aveva promesso.

4) Bel tentativo, glielo riconosco ma la verità è che lei dopo la Svezia non si è dimesso semplicemente perché sarebbe stato un peccato rinunciare a quel bell’ingaggio che le aveva riservato la Figc e la cui rimanenza, da contratto, ha potuto continuare a percepire fino ad una decina di giorni fa quando finalmente lo stesso contratto è stato definitivamente risolto. Lei non è stato il capro espiatorio di nessuno, al massimo lo è stato Tavecchio, le sue dimissioni non sarebbero state in alcun modo isolate perché vede, appena mezz’ora dopo il match, purtroppo Buffon, Chiellini e De Rossi annunciavano il ritiro dalla Nazionale, così come sono arrivate le successive dimissioni del presidente Figc, in realtà, alla fine della fiera, per non ammettere di essere l’unico responsabile lei si è comportato come se fosse l’unico ad essere esente da colpe.


Obiettivamente non so se lei ha semplicemente usato le parole sbagliate o se fosse stato più opportuno mantenere il silenzio, in ogni caso, se vuole un esempio di quello che sarebbe stato un gesto sicuramente apprezzato, vada a rivedere Loris Karius al termine della finale di Kiev.