Il Milan dovrebbe erigere un monumento colossale al Chelsea, qualcosa di simile alla Colonna Traiana. I londinesi sono caduti inopinatamente a Zagabria contro la squadra locale, società di antiche tradizioni, ma non una grande del calcio continentale. Una sorpresa che ha svegliato il Diavolo. Quando i rossoneri sono scesi in campo a Salisburgo, infatti, sapevano dello scivolone degli uomini di Tuchel e hanno guardato con altri occhi i meno titolati autriaci. Sarà, inoltre, più facile per il Milan non sottovalutare la Dinamo Zagabria nel prossimo turno, dal momento che la affronteranno ancora fresca di vittoria contro il Chelsea e prima in classifica. Più che di un risultato negativo per i rossoneri, come lo hanno frettolosamente definito, parlerei di un'autentica manna per il Milan che, tuttavia, dovrà essere bravo a sfruttarla.

Messo sul chi vive dallo scivolone del Chelsea, il Milan ha affrontato una squadra scorbutica come il Salsburgo in maniera... altrettanto scorbutica. Si è adeguato agli avversari, insomma, abbandonando pericolose velleità da aristocratici damerini, sempre in agguato dopo una vittoria come quella del derby. Concreto è proletario, il Diavolo ha pensato a uscire indenne da un match che sapeva tanto di trappolone per figli di papà con la testa fra le nuvole.
Il tecnico austriaco Jaissle sembrava un giovanissimo allenatore da scuola calcio. E questa era un'altra insidia psicologica. Jaissle, invece, aveva studiato bene gli avversari rossoneri e messo in campo una squadra che, in qualche modo, riproduceva lo schema aggirante a corna di bufalo del terribile Chaka Zulu (il quale, vissuto un paio di secoli fa nell'Africa australe, oltre che a essere un pericoloso sanguinario, era anche un ottimo stratega militare). Capaldo a destra e Okafor a sinistra, in particolare, dovevano martellare e aggirare le fasce di Calabria e Hernandez, molto portati all'avanzata e, pertanto, a scoprirsi. Non solo, il tecnico del Salisburgo, aveva ordinato una francobollatura feroce su Bennacer in fase di ripartenza dell'azione rossonera, per cui c'era sempre un uomo a turno sull'algerino ogni volta che questi recuperava palla o ne entrava in possesso nella propria metà campo. Per affondare meglio i colpi a sorpresa, inoltre, Jaissle aveva creato un labirinto di 4-5 uomini sulla fascia sinistra davanti a Hernandez. Non era una marcatura a uomo, ma una francobollatura sugli uomini.

Alzando il ritmo, il Salisburgo amplificava la pericolosità degli stratagemmi di Jaissle e, poco prima della mezz'ora, qualche minuto prima di dover rifiatare, andava in gol. Uno dei bersagli tattici di Jaissle, Bennacer, vedeva la palla sparire al limite dell'area di rigore. Il ruvido, ma fastidioso, Fernando la dava a Okafor. Lo svizzero, buonissimo giocatore, snobbava tutti, poi ingannava Lukaku con un tunnel quasi da indifferente e, alla fine, metteva di piatto in porta. Maignan era convinto che lo svizzero del Salisburgo tirasse a giro nell'angolo lontano, per cui aveva improvvidamente allargato le gambe. La palla, invece, passava beffarda proprio fra quelle gambe divaricate. Non sappiamo se Okafor abbia visto il movimento di Maignan e abbia accentrato il tiro all'ultimo momento o se il tiro gli sia venuto male. Vista l'abilità con cui il giocatore aveva beffato Kalulu, potrebbe davvero averlo fatto di proposito. Per quel che concerneva il risultato, tuttavia, non cambiava nulla, perché il Salisburgo era in vantaggio e nel calcio conta solo questo. Chi crede il contrario, confonde il football con la ginnastica artistica.

Ogni medaglia ha il suo rovescio, comunque. Gli austriaci avevano corso tantissimo, come cavalli cui qualcuno aveva infilato una foglia di cactus in una zona poco nobile del corpo. Erano stremati e avevano bisogno di rifiatare. Il Milan, che dopo il risultato del Chelsea non era sorpreso di essere in svantaggio, veniva fuori con efficacia. Sulla fascia sinistra rossonera, il labirinto di Jaissle attorno a Hernandez si concentrava troppo sul francese e si lasciava aggirare. De Ketalaere la dava di prima a Bennacer che la dava a Leao che serviva un rasoterra di sinistra a Saelemaekers. Giroud, pessimo fin lì, aveva l'intuizione del campione di razza e, trovatosi di fronte al belga, saltava con grande riflesso lasciando passare il sinistro del compagno, che si insaccava. Disorientato, Kohn andava molle sulla sfera e non riusciva a evitare il pareggio.

Nel secondo tempo, dopo aver ricaricato le pile, il Salisburgo riprendeva ad attaccare, ma come accade spesso quando le pile non sono nuove, bensì solo ricaricate, l'energia della ripresa si esauriva prima, dopo una ventina di minuti. Fernando quasi a voler onorare lo sciagurato Egidio Calloni rossonero, aveva il tempo di sparare alto dal secondo palo un cross da sinistra di Kjærgaard che chiedeva solo di essere spinto in porta (per la cronaca, Egidio Calloni in rossonero ha segnato quasi un gol ogni tre partite, quindi andrebbe rivalutato almeno in parte, ma questo è un altro paio di maniche).
Passati i 20 minuti di sfuriata austriaca, la partita prendeva la piega di uno di quei match di pugilato da sotto-clou, dove pugili anonimi si pestano secondo la regola del un-pugno-a-te-e-uno-a-me. Pobega, alla sua migliore prestazione in rossonero della stagione, subentrava a Bennacer e si adattava meglio a questo botta e risposta con cui le squadre, alla fin fine, si facevano poco male. Dava anche qualche randellata, procurandosi come decorazione una gloriosa ammonizione.
Il Salisburgo appariva stremato, per cui nei minuti finali retrocedeva spinto dal Milan che, dal canto suo, ne aveva ancora. Sesko, giocatore molto interessante, aveva sostituito lo sciagurato Fernando e sfiorava il palo dalla distanza dopo un assist involontario di Hernandez, identico a quello con cui Chala aveva innescato il gol rossonero nel derby. Si trattava solo di un alleggerimento, tuttavia, perché erano Origi e Diaz ad arrivare pericolosi in area. Il belga si liberava nell'area del portiere, ma la conclusione veniva smorzata dal neo-entrato Bernardo. Diaz, sul quale torneremo più avanti. seguiva un'invenzione filtrante dello stesso Origi, ma Kohn lo anticipava con un'uscita capolavoro.

L'ultima azione rossonera, però, sembra scritta da Eupalla, dea del calcio.
Seguiamo quest'azione in diretta, come se si svolgesse ora: sulla mancina, Leao si accentra e fa partire un filtrante per Origi che viene intercettato alla disperata prima che il belga arrivi sulla sfera. La deviazione stampa la palla sul palo opposto a Kohn battuto.
Va ricordato, peraltro, che il Milan era andato vicino allo svantaggio nei primi minuti della ripresa, ma Fernando aveva sbagliato il gol
, per cui, in qualche modo, Eupalla ha conferito una logica al match ricordando ai rossoneri che, pur essendo andati vicino alla vittoria, avrebbero anche potuto perdere. Né il Salisburgo né il Milan avrebbero rubato alcunché se avessero vinto, ma avendo segnato una rete per parte, hanno pareggiato. Un po' come Jean De Lapalisse, che se non fosse morto, sarebbe rimasto vivo.

A parte le battute, Pioli è stato intelligente nella gestione dei cambi. Ha inserito Diaz a una ventina di minuti dalla fine, quando il Salisburgo iniziava a calare. Questo ha permesso di ottimizzare il rendimento dello spagnolo e gli ha consentito di giocare più avanzato, al limite dell'area, visto che gli austriaci retrocedevano più spesso. Essendo una seconda punta rapida, solo la prontezza di riflessi di Kohn, ancora più rapiro nell'anticipo fuori dai pali, gli ha negato il gol. De Ketalaere, invece, ha sofferto il ritmo forsennato degli avversari, distinguendosi per singole giocate di pregio, ma vedendo spesso e volentieri le streghe in copertura. Per come gioca il Milan, non è un ruolo facile quello del regista offensivo o della mezza ala di raccordo fra il reparto arretrato e quello avanzato. Nel derby il belga aveva iniziato male, per poi salire in cattedra, mentre contro il Salisburgo ha diluito la propria prestazione a singhiozzo finché è stato in campo.
Il futuro è suo, quindi stringa i denti, perché si diventa grandi anche vedendo un po' di streghe di tanto in tanto.