Campionato terminato, scudetto assegnato, grattacapo ben tornato. Da qualche mese a questa parte, seguendo le dichiarazioni del presidente Gravina, la FIGC starebbe “seriamente” pensando - le virgolette sono d’obbligo in questi casi - a rivedere il format del campionato italiano. Un’iniziativa non da poco e, soprattutto, che merita una seria riflessione. Modificare un sistema radicatosi nel corso di vari decenni non è semplice. Da italiani - anche se non siamo i soli - amiamo le nostre abitudini e, quando incorre un cambiamento importante, il timore di rimetterci si fa importante. Detto ciò, è indubbio come il nostro sistema necessiti di una revisione sostenuta, se non addirittura radicale. Qualche settimana fa, in una nota pubblica della FIGC, il presidente Gravina ha affermato come ogni proposta messa sul tavolo sarebbe stata vagliata. Sebbene io non sia nessuno per farlo, né abbia i mezzi per arrivare all’attenzione del presidente, mi piacerebbe comunque mostrare a voi tutti la mia piccola riflessione in merito. Un’idea di riforma che parte dalle tesi principali dell’assioma su cui è doveroso ragionare: 

  1. Creare un format che permetta di mantenere elevato il livello della competizione, dalla prima all’ultima gara
  2. Incentivare i club partecipanti a dare il meglio in ogni scampolo di stagione
  3. Mantenere il medesimo numero di partite o, se possibile, diminuirlo
  4. Mantenere o aumentare l’appeal del nostro campionato nel mainstream internazionale

Per arrivare a una soluzione che cerchi di esaudire almeno buona parte delle tesi sopra riportate, alcuni attori sullo scenario politico-calcistico hanno proposto l’introduzione di un sistema a playoff/playout. A mio avviso, per quanto una fase a eliminazione diretta aumenterebbe l’interesse, lo farebbe però esclusivamente in un’unica parte di stagione. Inoltre, sempre secondo il mio modesto parere, porterebbe con sé due criticità

  • svilirebbe l’impegno investito durante tutto il percorso a girone
  • potrebbe andare ad aumentare un numero di partite già oggi esoso

Altra ipotesi messa più volte sul tavolo delle decisioni sarebbe ridurre il numero di squadre partecipanti. Sebbene ciò rispetterebbe la tesi riguardante la necessità di diminuire il numero di partite, non necessariamente avrebbe effetti decisivi riguardo il livello competitivo e il ritorno d’immagine del torneo. 

Non trovando personalmente convincenti tali proposte, ho provato dunque a estrapolare altre ipotesi da realtà già esistenti sullo scenario internazionale. Analizzando campionati di minore interesse, come alcuni esempi situati nel Nord-Europa, ma non solo, ho cominciato a delineare questa mia personale proposta: un campionato a due fasi. Sebbene detta così possa apparire balzana come proposta, facendo una breve analisi si potrebbe riscontrare come le 4 tesi di partenza potrebbero essere tutte soddisfatte con la sua entrata in vigore. 

FASE I - Girone d’andata, girone all’italiana
Nella prima fase di campionato
, il cosiddetto girone d’andata da sempre in uso, non cambierebbe nulla rispetto a quanto già accade oggi. Tutte le partecipanti iscritte al torneo si sfiderebbero l’una contro l’altra, in uno scontro secco. La classifica andrebbe a comporsi dunque come si è sempre fatto, con 10 squadre nel tabellone di sinistra e 10 nel tabellone di destra, tipico delle grafiche a cui siamo abituati. Volendo si potrebbe ridurre anche a 9 club per tabellone, ma per ora facciamo finta di continuare con lo stesso numero di squadre. Così facendo, al termine di gennaio avremmo ancora una classifica unica che iscriverebbe il numero 19 sotto la colonna delle partite disputate per squadra. Se fin qui non ci sarebbe alcuna differenza col presente, le cose comincerebbero a cambiare con l’avvio della seconda parte di stagione. Al termine del campionato invernale infatti, il tabellone di sinistra e di destra andrebbero a creare due competizioni separate

  • girone Scudetto in cui andrebbero a concorrere le prime 10 squadre del torneo
  • girone Salvezza per gli altri club classificatesi sotto la decima posizione

FASE II - Due gironi equilibrati e più scontri diretti
Con l’inizio della seconda parte di stagione, avremmo così non più un singolo campionato, ma ben due all’interno della Serie A.
Le squadre non si affronterebbero più tutte l’una contro l’altra, ma sfiderebbero esclusivamente quelle del proprio girone di appartenenza. Perché questo? Molto semplice: mantenere una sorta di equilibrio all’interno delle gare e aumentare il numero di scontri diretti. Dovendo affrontare solo le altre partecipanti del proprio girone, le varie squadre andrebbero a giocare solo 9 partite, a meno che non si andassero ad affrontare due volte all’interno della medesima fase. Ciò comporterebbe non avere più solo due stracittadine milanesi o romane, non più solo due derby d’Italia o altri scontri al vertice, ma ben tre. Il che avrebbe una ricaduta positiva sugli incassi da stadio e gli introiti televisivi. L’appeal del campionato, essendo composto da scontri diretti molto serrati, aumenterebbe e permetterebbe alla lega di meglio negoziare i propri diritti con i vari compratori. Inoltre, al termine della stagione difficilmente si troverebbero squadre prive di obiettivi. Questo almeno per quel che riguarda il girone Scudetto - dove ben 7 posizioni porterebbero in Europa su 10 -, ma per quanto riguarda il girone Salvezza? Effettivamente, con solo 3 retrocessioni il rischio che 2 o 3 squadre si salvino con largo anticipo rimarrebbe. Sarebbe duopo apportare dunque due piccoli correttivi:

  • aumentare gli slot della retrocessione da 3 a 4, come avveniva quando il campionato era a 18 squadre
  • premiare la prima classificata del girone Salvezza

Come premio per quest’ultima, si potrebbe ipotizzare ciò che avviene oggi in Germania tra la terzultima della Bundesliga e la terza classificata della Bundesliga 2. Sebbene appartenenti a due categorie differenti, esse di sfidano per evitare la retrocessione o, dall’altra parte, conquistare la promozione. Traslata questa formula nel nostro discorso, vedremmo dunque la settima classificata del girone Scudetto sfidare la vincitrice del girone Salvezza, magari in uno scontro secco a campo neutro, per l’accesso alla Conference League
Potrà sembrare troppo redicale, se non addirittura balzana, come proposta. Quantomeno, come dicevo in precedenza, andrebbe a rispettare le 4 tesi focali del nostro assioma, ovvero: 

  1. Competitività → più equilibrio con match tra squadre di pari livello
  2. Motivazioni → obiettivi difficili da raggiungere prima della fine della stagione
  3. Organizzazione → numero di partite identico o leggermente ridotto
  4. Appeal → più scontri diretti di alto livello in grado di attirare l’interesse del mainstream

Quante possibilità ci siano che una simile riforma possa effettivamente avvenire, anche solo in alcune sue parti, sinceramente non saprei dire. Detto ciò, di tanto in tanto, non fa male lavorare di fantasia, anche se ciò significa scardinare meccanismi in funzione praticamente da sempre. E chissà che, prima o poi, non sia proprio la fantasia a portarci in un modo di vedere e intraprendere il mondo più confacente, più equilibrato e, perché no, più bello per tutti. 
Presidente Gravina, ma soprattutto caro forum di VxL, a voi la parola. 

Un abbraccio
Igor