Ho 50 anni, e da sempre sono stato al fianco della mia Juventus e sempre ci sarò. C’ero con Trapattoni, Lippi, Conte e il primo Allegri. C’ero con Maifredi, Del Neri e Ferrara. Insomma ho cambiato moglie, ma non mollo e mollerò mai la mia squadra. 
Ma oggi è il momento di intervenire a difesa dei nostri colori, della nostra storia e della nostra immancabile passione. E proprio in virtù di queste cose non posso e voglio più tollerare uno scempio del genere. Non sto parlando di risultati o di vittorie, perché quelle sono parte del gioco e dei cicli di una squadra, ma parlo di rispetto per i nostri colori e la nostra maglia. 
Non sono un professionista del settore manageriale di una società, e nemmeno un allenatore o dirigente sportivo, ma dall’alto del mio mezzo secolo di vita, credo di poter avere una certa esperienza che mi possa permettere di esprimere la mia idea sull’attuale momento della Juventus. 

Non dubito sulla serietà dei professionisti che oggi ricoprono una carica esecutiva, sono convinto che allenatore, dirigenza e giocatori (forse non tutti) si stiano impegnando quotidianamente per il bene di questa squadra, ma è evidente a tutti che c’è uno o più problemi che necessitano di un intervento da parte della proprietà, a dare un segnale forte. 
Ripeto, il problema non è il vincere, perché non si può vincere per sempre, e se criticassi squadra, giocatori e società per questo dopo i dieci da protagonista sarei un ingrato. Il problema è il modo in cui non si vince più. Eravamo una società modello, presi da esempio da molti, avevamo conti perfetti e un progetto lungimirante tecnico ed economico. Eravamo una squadra con un DNA chiaro a tutti. Non saremo belli ma contro di noi tutti dovevano sputare sangue per non uscire sconfitti. Anche in serie B avevamo un senso di squadra e di appartenenza incredibile. Avevamo un vantaggio economico, tecnico e mentale incredibile rispetto alla concorrenza, e abbiamo gettato tutto al vento. 
Non è accettabile vedere in campo una squadra spenta, morta, giocatori che non corrono, svogliati, errori tecnici da amatori. Tutto questo non è accettabile. Accetto le sconfitte, ma dopo aver dato tutto in campo. La maglia bianconera merita il sudore l’impegno e il senso di appartenenza che ci ha da sempre distinto. Anche quando tecnicamente eravamo inferiori agli avversari, col nostro DNA siamo sempre riusciti ad arrivare in alto, ma soprattutto a onorare i nostri colori. 

Oggi tutto questo è svanito. Siamo una squadra mediocre che nessuno più teme, senza anima, senza senso di appartenenza. Non abbiamo leader, non abbiamo un progetto lungimirante, abbiamo i conti disastrosi, non abbiamo idea di come uscirne.
È colpa di Allegri? Della dirigenza? Del presidente? Qualcuno ha sbagliato, perché disfare una squadra come quella che avevamo fino al 2019, sotto tutti i punti di vista, economico, tecnico e morale è senza dubbio frutto di errori di programmazione di qualcuno. 

Per molti Allegri è il responsabile maggiore, forse è vero, ma il problema è che alla spalle ha una società che nulla sa fare in questo mondo, dove nessuno ha una reale esperienza in questo campo e che hanno scelto lui proprio per questo. Contratto lungo e generoso per guidare una squadra che non ha la guida di società capace. Non abbiamo più i Moggi o i Marotta, manca un vero direttore sportivo e di conseguenza ne pagano i conti allenatore e squadra. 
Il Milan è tornato a fare il Milan quando in società è arrivato Maldini che di calcio ne capisce qualcosa, all’Inter idem con Marotta. 
Ora, questa Juventus è tornata nel 2010, quando c’era da ricostruire a partire dall’orgoglio, dal DNA, e qualcuno dovrebbe capire chi tra le persone che oggi sono al comando dei vari settori è all’altezza. 
Quando un presidente davanti ai microfoni fa dichiarazioni che parlano di una squadra cha nel DNA ha la vittoria e l’essere protagonista sempre, mi aspetto di vedere in campo qualcosa di decisamente diverso da quello che sto vedendo. 
Io arrivo anche settimo in campionato, non è un problema, a patto che quello sia realisticamente il massimo risultato ottenibile, e se ho la sensazione che quella squadra ha dato il massimo, sarò sempre orgoglioso.
Oggi non è così. Oggi pretendo assolutamente di più. Per la storia per l’orgoglio per noi tifosi che mettiamo in campo anche i nostri soldi, meritiamo di più. 
Meritiamo anche e soprattutto uno stadio con i tifosi dentro a sostenere la squadra, e questa società è riuscita anche a toglierci questo, rendendo lo Stadium un teatrino di periferia, invece della bolgia che ci aveva contraddistinto negli anni.

Qualcuno intervenga e fermi questo tracollo, e riporti la squadra a difendere i nostri colori e la nostra storia con orgoglio e senso di appartenenza. Anche a costo di scelte coraggiose e ammissioni di responsabilità. 
Sarebbe il momento del ritorno a casa di Del Piero e ad oggi come guida tecnica non vedo strade diverse da una………una soltanto!!!!!