Oggi è difficile parlare di calcio, quello giocato intendo.
La vita quotidiana di ognuno di noi è fatta di un sacco di cose “importanti”... lavoro, famiglia, problemi da risolvere, conti da far quadrare, e il calcio, quella passione nata da bambini, rimane l’unica isola felice, l’unico posto al di là della realtà, dove per qualche istante si riesce ad estraniarsi da tutto e lasciarsi andare a pensieri più leggeri che servono per staccare la spina. 

Fin da bambino il pallone e i loro protagonisti hanno riempito le mie giornate e i miei sogni, pian piano nel tempo quel tempo si è sempre più assottigliato lasciando inevitabilmente spazio ad altri “doveri”, ma la sua presenza era sempre impressa nella mente. Nei miei primi cinquant’anni di vita, ho cambiato molte cose. Amicizie, fidanzate, biciclette, motorini e macchine, gusti alimentari ed idee politiche, pure il carattere è cambiato, ma l’amore e la passione per il calcio e per la mia Juventus è rimasta l’unica costante della mia vita.
Estraniarsi dalla realtà pensando alla prossima partita, di come l’avremmo affrontata, con quale modulo, con quale piglio agonistico, poi viverla e gestire le emozioni del dopo gara, sia positive che negative, parlarne per giorni e giorni con gli amici avversari di sempre. Per noi esseri comuni mortali è sempre stato l’unico “svago mentale”.

Ora non è più così e tutto si è rovinato, anzi tutto HANNO rovinato. 

Già nel 2006 è stato molto difficile rimanere in piedi in mezzo alla tempesta, e a fatica ho raccolto i cocci e pian piano ho ritrovato, almeno in parte, quella passione. L’ho fatto riponendo nuovamente fiducia dopo essere stato tradito da chi gestiva la mia passione. La nuova anima della Juventus aveva dato un’impressione diversa. Dal 2010, quando un giovane Agnelli aveva preso in pugno le redini della Juventus, era iniziato un percorso di lungimiranza tecnica ed economica. La squadra piano piano ha ritrovato quel suo dna smarrito, la squadra in campo iniziava a dare soddisfazioni e la dirigenza mostrava una gestione ineccepibile, tanto da diventare una “ società modello” per tutti.
E così, mentre altri incontravano problemi sotto ogni punto di vista, noi abbiamo scritto un decennio leggendario ed irripetibile, sul campo e negli uffici, dove tutto sembrava filare liscio, dove il filo conduttore che teneva in equilibrio, campo e finanza sembrava essere perfetto. Da tifoso ne ero fiero, e sono convinto che fino ad un certo punto sia stato realmente così; poi qualcosa è cambiato e tutto il castello è crollato.
Non voglio assolutamente ripercorrere le tappe della disfatta tecnico/economica della squadra, perché ormai sono palesi e le conosciamo tutti. Sappiamo tutti dove e quando sono iniziati i problemi. 

Quello che provo oggi, a cinquant’anni, è un senso di delusione, rabbia, disgusto per l’ennesimo tradimento. 
Sto parlando con voi cari Agnelli, Paratici & Co. che avevate in mano la nostra squadra la nostra passione, che avevate in mano la nostra fiducia e i nostri sogni, gli unici di una vita difficile, e li avete traditi. Dopo quello che era successo nel 2006, non è stato facile fidarsi nuovamente di qualcuno, ma l’amore incondizionato per la maglia ha avuto la meglio. Dopo il 2006 dovevate avere l’impegno e l’accortezza di fare le cose per bene da subito e per sempre, e se anche ad un certo punto c’erano delle difficoltà impreviste, ci voleva il coraggio e l’umiltà di accettarle. Il tifoso davanti alla trasparenza non avrebbe mai mollato o criticato, ma ciò che avete fatto non può essere perdonato. Ora voi ve ne siete andati, ma a raccogliere nuovamente la “m***” ci avete lasciato noi, da soli. 
Non mi interessa se altri hanno fatto lo stesso o più o meno e l’hanno sempre fatta franca, non mi interessa, noi siamo la Juventus e lo sanno tutti che gli occhi addosso, le procure, le attenzioni, le abbiamo solo noi. Lo sappiamo tutti e lo sapevate anche voi, motivo in più per essere più attenti e trasparenti. Invece come dei polli vi siete affossati da soli, e avete servito su un vassoio d’argento, la possibilità di distruggerci ancora una volta.
Tanto a voi cosa cambia? Voi continuate la vostra vita da milionari, con nuove ambizioni da un’altra parte, tanto siamo noi a pagare il conto sportivo di questo scempio. Noi che a fatica ci togliamo dei soldi ogni mese per avere quei novanta minuti di “aria”, noi che dobbiamo sentirci derisi e offesi da chi fino a poco ci vedeva alzare trofei su trofei, che trovavano nelle nostre poche sconfitte gli unici momenti belli della loro esistenza sportiva. Ci avete nuovamente messi in una situazione pessima, a combattere per la nostra storia e la nostra maglia, ma stavolta è diverso, sarà diverso. 
Sarà diverso, perché onestamente io non ho più voglia e non ho più la forza né per difendervi né per fidarmi dei nuovi.
Sono stanco, deluso e di rialzarmi stavolta non ci penso nemmeno.
Avete spezzato il sogno di un bambino che per cinquant’anni ha portato nel cuore con orgoglio lo stemma tatuato. Non vi perdonerò per questo, tutto il bene che avevate fatto, per quanto mi riguarda, non esiste più, perché c’è un limite a tutto.
Grazie mille!!!