Per l’ennesima volta ci troviamo davanti al fatto che di calcio bisogna parlarne, ma non di ciò che succede in campo, frutto di lavoro, sudore e passione, ma di ciò che succede in certi uffici e tribunali. La storia insegna e la Juventus sembra non voler mai imparare. Si perché nel mondo, in ogni ambiente esistono le regole e i codici ufficiali scritti, e quelli, invece, non scritti, e cioè tutti quei taciti accordi tra le parti che regolano il tutto. In ogni ambiente, sportivo, politico, industriale bisogna sapersi adattare, accettare, scendere a compromessi e non esagerare, e proprio questo ultimo passaggio è il più importante. Quando si fa parte di un ambiente, si conosce tutto di tutti e ci si muove all’interno di queste dinamiche, sapendo dove ci si può spingere, fino a dove arrivano gli altri, e il più bravo ad interpretare le possibilità, solitamente vince. Il bello arriva proprio qua, cioè vincere va bene ma non troppo e non per troppo tempo. Ed è proprio questo che in casa Juventus non riescono a capire. 

Per prendere ad esempio altri sport e altre storie, se pensiamo ad esempio alla Formula 1, ogni qual volta una scuderia riesce ad interpretare al meglio un regolamento e a vincere, gli altri si lamentano di scelte “ scorrette” e dopo il dominio si arriva puntualmente a cambiare il regolamento per non continuare a favorire chi fino a quel punto si era mosso nel mondo dei taciti accordi nel miglior dei modi, ma non ha lasciato spazio agli avversari consenzienti. Dalla Williams, alla Ferrari di Todt e Brown, alla Mercedes ecc… Nel ciclismo è più o meno stato così. Il mondo del doping o dei “ farmaci nascosti” era conosciuto e usato dalla maggior parte dei partecipanti. Tutti sapevano tutti usavano, bastava non esagerare. Pantani commise l’errore di voler non soltanto vincere, ma di stravincere e di umiliare gli avversari, e a qualcuno questo non è piaciuto. Amstrong idem, non si accontentò di tornare a vincere, ma volle addirittura vincere sette volte il Tour de France, quindi…

Nel calcio funziona nello stesso modo. Si fa parte di un mondo di regole e di accordi, ci sono margini di interpretazione, ma non bisogna esagerare. La storia lo insegna. Il calcio funziona bene quando a contendersi i successi sono più squadre a rotazione, della serie, un po’ ciascuno non fa male a nessuno. Quando qualcuno esagera e inizia a vincere “troppo” allora a qualcuno non sta più bene, e inizia a muoversi all’interno di quelle dinamiche, dei tutti sanno tutto di tutti e a trovare qualcosa da scatenare contro. Perché, a quel punto il fatto che tutti usassero gli stessi strumenti, nel tacito accordo, non conta più. In prima pagina ci sei tu, e tutti i buonisti, i politicamente corretti, si scatenano e il processo è la sentenza viene data dalla piazza e dal mondo social. La prima Juventus di Lippi dopo i troppi successi, fu macchiata dal processo per doping, il primo caso in cui tutti sapevano cosa succedeva in ogni spogliatoio di ogni squadra, ma a venire fuori e messo sotto indagine fu soltanto la Juventus, perché di fronte all’allarme lanciato, nessun’altra procura, decise che fosse necessario un’indagine o un approfondimento. Solo la procura di Torino, strano no? Poi nel 2006 sappiamo tutti come è andata, e i fatti degli ultimi giorni chiariscono ancora di più, sempre se ce ne fosse stato bisogno, la farsa. Fino ai giorni nostri, con i casi di plusvalenze, stipendi ecc.. 

Il modus operandi è sempre lo stesso, vinci? Va bene. Vinci troppo? Non va più bene. A meno che non ci sia qualcuno che vive in un’altro pianeta dove veramente crede che ci siano i buoni e i cattivi in questo mondo, la verità è questa. Come i medicinali li usavano tutti, come il sistema di “ rapporti con gli arbitri” lo avevano tutti, e i magheggi finanziari li hanno tutti, ma a pagare sarà sempre chi non ha saputo “accontentarsi”. Difficile capire come in casa Juventus non abbiano capito ancora questa cosa e sistematicamente ne cadono come dei polli. Se poi ci mettiamo le guerre interne famigliari di potere il gioco è fatto. Perché se qualcuno pensa che il buon  John Elkan abbia realmente a cuore la Juventus non ha capito niente. Il giocattolo preferito da Elkann resterà sempre la Ferrari e non si farà mai scappare la possibilità di tirare un calcio ai cugini. Già nel 2006 la “ famiglia” mise Cip&Ciop a difendere la Juventus, anche oggi si è pensato ad una dirigenza di manovalanza per difendere il “cugino” e il suo operato. Quindi amici bianconeri sa da una parte siamo attaccati continuamente dagli “avversari” sportivi e politici, dall’altra parte è in casa nostra che bisogna imparare a stare in guardia, che chi arriverà sappia imparare dalla storia e non dare modo a nessuno di mettere i bastoni tra le ruote.