Il calcio è il nostro gioco! Recita così uno spot di una nota trasmissione sportiva, ed è proprio vero… il tifo, l’attesa per l’inizio di una partita, i commenti, le chiacchiere post partita che, in base all’esito della stessa, danno uno spunto positivo o negativo alla nostra giornata.

Il gioco che ci fa tornare bambini, trepidare in attesa del fischio d’inizio, che più si avvicina e più ci fa perdere lucidità e raziocinio, rendendoci sempre meno coscienti delle nostre azioni, fino al punto di accettare che nostra suocera l‘indomani venga a cena o di accompagnare la propria moglie o la fidanzata a fare shopping, pur di vedere la nostra benedetta partita in santa pace, e poco importa se sia contro il Pizzighettone o contro il Barcellona.
E poi arriva il tanto sospirato inizio della partita, che per 90 minuti ci tiene incollati alla tv e ci fa diventare direttori sportivi, allenatori e calciatori, perché nella magia di quei 90 minuti, ognuno di noi sa (o pensa di sapere) quale giocatore sarebbe stato il caso di cedere o di compare, nella sessione di mercato, quale giocatore schierare e quale da fare accomodare in panchina, e come tirare quando ci si trova davanti al portiere. E poi finiscono i 90 minuti, ma la nostra passione non si smorza mai, magari in attesa della partitella al calcetto del mercoledì con gli amici, per mettere in pratica il doppio passo di Ronaldo, il cucchiaio di Messi, la rabona di Douglas Costa o la punizione di Pijanic.

E poi ancora le chiacchiere da bar, dove si disquisisce di tattica, moduli, ripartenze, diagonali, con il 4-4-2 che è un evergreen che va sempre bene, ma se devi affrontare una “grande” meglio un più coperto 3-5-2 che in fase difensiva diventa un 5-3-2, ma se sei da primi posti meglio un 4-3-3 o un 4-2-3-1, perché devi vincere e convincere, roba da far impallidire anche a Coverciano.

E tutta questa magia, spesso, tira fuori anche l’artista che impigrisce in noi, uscendo nel suo massimo fulgore quando si battaglia a suon di sfottò o di striscioni, che tanto ci hanno divertito negli anni, e che sono rimasti nella storia, uno su tutti quello dopo la conquista dello scudetto del Napoli dell’immenso Maradona nel 1987, quando, davanti al cimitero della città, comparve la scritta: “non sapete che vi siete persi”. Solo il calcio riesce a tirare fuori certi talenti… CHAPEAU!

Tutto questo è quello che vive il tifoso, il vero tifoso, sano, pulito, che si diverte e condivide un momento che è di svago, che si fa una risata quando il lunedì, non vede l’ora di tornare a lavoro per rifilare qualche sfottò ai colleghi, che hanno visto soccombere le proprie squadre, e a farsi una risata anche quando lo sfottò lo riceverà, a differenza dell’italiano medio che, dopo il week end, torna a lavoro triste e immusonito.

Ma purtroppo il cacio non è solo questo, in quanto anche nel calcio, come in qualunque settore della nostra vita, ci sono delle mele marce che, sebbene in minoranza, riescono ad intaccare e rendere amaro, un momento che dovrebbe essere e restare leggero e giocoso, rovinando quei magici 90 minuti con disordini negli stadi, ma anche con cori beceri, come quelli che inneggiano a tragedie che hanno sconvolto il mondo del calcio, come la tragedia dell’Heysel, il disastro di Superga del grande Torino o inneggiare al Vesuvio, affinché inondi di lava Napoli. E ora nell’epoca di Internet e dei social network, non si scomodano neanche più, fanno tutto da casa, offendendo e infamando, tanto il tifoso comune, quanto il personaggio noto di turno, nascondendosi dietro l’anonimato di un pc o smartphone, con grande viltà.
Purtroppo evolvono anche loro, questa sorta di beoti 2.0.

Notizia di ieri, le offese e l’augurio di morte ai propri figli, per il difensore della Juventus Bonucci.
Premesso, Bonucci spesso non brilla per simpatia, complice anche le scelte dell’ultimo anno, dove in un sol colpo è riuscito ad attirarsi le antipatie di milanisti e juventini, ma ciò non giustifica in nessun caso certe offese e certi commenti, perché penso che si possa manifestare il proprio dissenso in modo civile e comunque restando nell’ambito sportivo.
Ma purtroppo questa gente, che niente ha a che vedere con lo sport (lo sport è un’altra cosa), usa solo lo sport come uno strumento per sfogare le proprie frustrazioni e insoddisfazioni di una vita grama.
Se a questo poi aggiungiamo che noi sia la patria degli anti… sì, perché noi prima di essere tifosi a favore, siamo tifosi contro, siamo sempre anti qualcosa, ma perché non limitarsi a tifare a favore, impiegando quel tempo perso ad insultare qualcuno, verso la propria squadra o il proprio beniamino?