Ieri sera al san Paolo è andato in scena uno dei big match di più alto livello che la Champions potesse offrire, ovvero Napoli-PSG. Da una parte la squadra napoletana che, anno dopo anno, si sta sempre più consolidando nel grande calcio mondiale, conquistandosi la giusta stima e rispetto, considerata una delle squadre che giocano meglio al mondo, e potendo contare anche, da quest’anno, su quello che è considerato il migliore allenatore al mondo, Ancelotti. Dall’altra parte, la squadra parigina, ormai da anni considerata una delle squadre più forti e potenti al mondo, potendo contare su stelle di valore assoluto, come Mbappè, Neymar, e Cavani.

Le premesse per assistere ad una partita spettacolare c’erano tutte, premesse ampiamente rispettate. Due squadre che non si sono risparmiate, giocandosela a viso aperto, con tante occasioni da una parte e dall’altra, e alla fine l’1-1 finale, forse è il risultato più giusto.

Ma ieri, in mezzo a tutta questa parata di stelle, c’era anche una vecchia conoscenza del calcio Italiano, vale a dire Gianluigi Buffon, l’ex bandiera della Juventus, quest’anno passato al PSG, in barba a coloro che lo vedevano ormai troppo in là con gli anni per continuare a giocare a certi livelli. E forse qualche dubbio all’inizio di questa stagione l’ha avuto anche lui, vista la tanta panchina fatta fin qui, in Champions forzata, a causa della squalifica di tre turni combinatagli nell’ultima partita di Champions disputata con i bianconeri. Ieri quindi per Buffon esordio stagionale in Champions, con la nuova maglia e difronte al pubblico che fino a qualche mese prima, ha visto un acerrimo “nemico” in Buffon, in quanto identificato come simbolo e bandiera della Juventus, squadra da cui la separa una grande rivalità.

Insomma, per il quarantenne Buffon, c’erano tutte le condizioni per una serata difficile, sia appunto per questioni ambientali e sia per l’età non più verde, con la scarsa continuità delle ultime settimane che di certo non aiuta. Ma dalla parte del Gigi nazionale c’erano le motivazioni, che forse nel calcio sono l’aspetto più importante per fare bene. E di motivazioni Buffon ne ha l’imbarazzo della scelta, su tutte la rivincita verso chi non lo riteneva più adatto a competere ad alti livelli alla sua età, come Juventus e nazionale, ma anche l’ultimo tentativo di vincere quel trofeo, la Champions, che rappresenta l’unico titolo mancante nella sua ricchissima e prestigiosa bacheca. E il campione si vede in serate come queste, perché in un match, che per quanto espresso in campo, sarebbe tranquillamente potuto essere anche un quarto di finale, ma anche una semifinale, è stato uno dei grandi protagonisti della serata, perché se da un lato i parigini hanno creato occasioni importanti per vincerla, dall’altro hanno rischiato in diverse occasioni, con Buffon autore di almeno 3-4 parate miracolose, battuto solo su rigore, intuito e sfiorato.

Se ieri quanto visto fare a Buffon, un qualunque osservatore l’avesse visto fare a qualche giovane sotto osservazione, avrebbe chiamato il proprio presidente festante, dicendo “ho scovato un talento!”.
Ma il talento in questione è un ragazzone quarantenne, che ci ha dimostrato per l’ennesima volta, che il più grande portiere di sempre, ha continuato ad allontanare la data di “pensionamento”, dimostrando a chi aveva smesso di credere in lui, che forse la scelta è stata infelice.