È sempre Mourinho, nel bene e nel male.
E poco importa che in una serata d’autunno si trovino a sfidarsi anche Juventus e Manchester United, se di mezzo c’è lui passa tutto in secondo piano, in barba ai tanti campioni che una partita del genere permetta di ammirare, come Ronaldo, Pogba, Dybala, Sanchez. Poco importa se lo si ama o lo si odia, nella mente e nelle parole del tifoso, c’è posto solo per lui. Per alcuni un grande allenatore, per alcuni solo un grande motivatore, per altri un fine manipolatore della comunicazione, per altri ancora alla stregua di un imbonitore. Mourinho è tanta roba, forse è una di queste cose, o forse è un po’ di tutto. L’unica cosa certa è che non si è mai sottratto ad una polemica, e probabilmente mai lo farà, vedendo sempre “nemici” ovunque, da combattere e “annientare”, che fungono sempre da stimolo per lui e la squadra, degno del miglior Cervantes, che con l’insana follia del suo ser Lancillotto, vedeva nemici, anche laddove non c’erano, ma a differenza del bizzarro cavaliere medievale, nel caso di Mourinho, possiamo parlare di sana e diabolica consapevolezza.

Come detto, mercoledì sera, è stato protagonista del suo solito show, dove si è preso la scena, facendo passare l’evento sportivo decisamente in secondo piano. E dove si è detto di tutto, o meglio, tutto ciò che volesse che alla fine si dicesse, riuscendo a manipolare la comunicazione sui punti e nei modi in cui aveva preventivato e studiato, perché Mourinho non lascia niente al caso, ogni sua smorfia, parola, provocazione non sono frutto di improvvisazione.

SPECIAL “VITTIMA?”: in questo “episodio” della saga Mourinho vs Juventus, il tema principale sono state le provocazioni e gli insulti che tecnico e supporters bianconeri si sono scambiati sin dalla partita d’andata.
Premessa, i tifosi sono nel torno marcio, senza se e senza ma, perché provocazioni e sfottò sono un conto, offese e insulti un altro, e CHI INSULTA HA SEMPRE TORTO, PUNTO.
Detto ciò, però, è anche vero che Mourinho, prima ancora che qualcuno lo insultasse e offendesse, nei suoi anni italiani ha sempre preso di mira la Juventus gratuitamente e senza che nessuno l’avesse mai offeso, insultato o provocato, usando la Juventus per una delle sue tante “guerre”, come dimenticare la prostituzione intellettuale, gli zero tituli, o l’area di 25 metri, e se a questo aggiungiamo che comunque, visti i suoi grandi trionfi conseguiti alla guida dell’Inter, notoriamente rivale storica, in lui il tifoso bianconero vede un simbolo e un’icona dei rivali di sempre, si evince come il portoghese abbia raccolto ciò che ha seminato, MA SOLO IN TERMINI DI SFOTTÒ, perché l’insulto non sarà mai giustificato.
Queste partite tra Juventus e Manchester hanno visto Mourinho “vittima”, subissato di insulti di ogni genere, partendo dalla fine, ovvero il fine gara di mercoledì, senza che nessuno abbia precisato di come, fischi e insulti inizino però dopo l‘ennesima provocazione, che vede il portoghese, a metà del secondo tempo della gara d’andata, trattenere e non restituire una palla uscita nei pressi della sua panchina a Bernardeschi (ce l’avreste visto voi un Ancelotti, Lippi, Trapattoni, Zidane, a fare qualcosa del genere?). Non prima e non per i suoi trascorsi o per tutte le sue “sparate” sulla Juventus. E sebbene non finirò mai di ribadire che chi insulta avrà sempre e comunque torto, fare passare Mourinho per vittima, che è un professionista, e deve farlo in ogni circostanza, facendo buon viso a cattiva sorte, non me la sento neanche.

MOURINHO L’INTERISTA: in questa “faida” contro la Juventus, o meglio contro i suoi tifosi, Mourinho, da fine stratega, ha pensato bene di cercare anche degli “alleati”, e chi meglio di coloro i quali, alla luce dei successi conseguiti, vedono in lui una vera e propria divinità? Mourinho ha ovviamente tirato fuori tutto il suo orgoglio interista, facendo riferimento al mitico “triplete” nerazzurro, come causa scatenante di questi cori beceri e vili, che hanno scandito il match di mercoledì, che agli occhi di tutto della galassia interista, gli è valso e sempre gli varrà, un credito incondizionato, con i tifosi interisti pronti ad appoggiare il portoghese, inorgogliti dal suo “cuore nerazzurro”.
Ma anche qui, si è parlato solo del suo Interismo, senza fare riferimento a come l’interista Mourinho è colui che, mentre la squadra festeggiava la sua terza Champions nel 2010, girando per lo stadio “Bernabeu” coppa alla mano, lui era già in sede del Rea Madrid a firmare per quella che diventò, quella sera stessa la sua nuova squadra. Interista ad intermittenza, quantomeno. Buongusto, questo illustre sconosciuto…

UN GENIO DI ALLENATORE: Il Manchester, mercoledì sera, perdeva 1-0 fino al minuto 80, tra il minuto 65 e il 74, Mourinho effettua le tre sostituzioni a disposizione, pareggiando al minuto 81 e passando in vantaggio al minuto 85.
Le celebrazioni si sono sprecate, cambi azzeccati, geniale lettura della partita, grande acume tattico ecc… e anche qui, complice il suo show finale, si è distolta l’attenzione su alcuni punti, come l‘incapacità della sua squadra di imbastire un’azione degna del blasone di questa squadra, anche dopo i cambi, con buona pace dei “Mourinhiani” più ferventi, con i due gol, anch’essi frutto del caso, non di certo di una manovra combinata, il primo una punizione letteralmente regalata da Matuidi e il secondo con una palla innocua messa in mezzo, con i difensori Juventini che hanno provveduto a trafiggere la propria rete.