In omaggio a una tradizione rossonera ormai consolidata, è iniziata l'operazione gonflage ovvero la pompatura del pupo da presentare in pompa magna al tifo. YongHong Li, rivelatosi poi uno squattrinato, era stato presentato come il proprietario delle Miniere di Re Salomone, Giampaolo era magicamente diventato un maestro di calcio (allora Guardiola, per fare un esempio, cos'era?), mentre Pioli era l'uomo giusto (Ranieri, invece, vincitore della Premier col Leicester, era l'uomo sbagliato). E' stato inevitabile, quindi, che iniziasse il pompa su e pompa giù dei Pompieri di Viggiù per il duo Rangnick & Nagelsmann. Un gonflage progressivo, ma evidente e costante, in cui non mancano i primi paragoni con gli uomini illustri della storia rossonera.

Premettiamo subito che sono favorevole all'arrivo di Rangnick. Dal 2013, infatti, è stata commessa una sequenza esiziale di castronerie, compresa l'autoesclusione dall'Europa League per essere presenti alla prossima Coppa dei Campioni. Che senso avrebbe ora la paura di sbagliare? Insomma, dopo aver ingoiato tutto, anche Brocchi in panchina (brava persona, ma non Ancelotti), dovremmo preoccuparci per l'arrivo di un direttore tecnico che ha fatto bene a Lipsia con un giovane rampante in panchina? La risposta è, ovviamente, no, anche in quanto sarebbe una pedata all'ossessione per gli ex e le bandiere che affligge la tifoseria e gli opinionisti. Ci sono in giro troppi pericolosi amanti delle elegie lacrimose sul buon tempo antico. Tutto, anche ciò che è bello e positivo, diventa brutto e negativo, se si trasforma in una trappola psicologica.

L'importante, però, è non spacciare per l'ennesima volta lucciole per lanterne. Rangnick avrà quasi sicuramente un ruolo da direttore tecnico, alla Viani, ma il paragone con Gipo, al momento, inizia dove finisce: qui! Nagelsmann, il cui nome va preso solo come esempio di allenatore che eseguirà gli ordini del d.t., è un giovane rampante e promettente, ma il paragone con Sacchi dovrà finire dove inizia: sempre qui! Forse Rangnick diventerà Viani e dalla crisalide Nagelsmann (o da un profilo come il suo) verrà fuori la farfalla variopinta Sacchi. Ma ciò deve ancora avvenire e, purtroppo, non è detto che avvenga.

Ibra resterà un altro anno? Me lo auguro come tutti, ma se la sua storia rossonera dovesse finire tra poco, si andrà avanti, perché ha comunque 40 anni e, se hanno smesso Rivera e Baresi, può smettere anche lo svedese. Brutto perdere Donnarumma, ma non si può impazzire ogni anno sul rinnovo di questo ragazzo, che avrà anche il Milan nel cuore, ma è ben contento del suo procuratore che nel cuore ha altro, com'è suo sacrosanto diritto peraltro. I conti, del resto, si fanno sempre dopo, mai prima e, quando il Milan scambiò Coco con Seedorf, gli interisti festeggiarono, così come i tifosi rossoneri storsero il naso all'arrivo di Pirlo, considerandolo uno scarto dell'Inter. Come sono andate poi le cose?

In ogni caso, tuttavia, mi tocca ripetere il basta alla ricerca morbosa dei maestri di calcio e degli uomini giusti, perché chi ne va in cerca è destinato a non trovarne mai. E' sacrosanto valutare un profilo e ritenerlo valido, ma per il resto, occorre mettere tutto alla prova dei fatti, gli unici a fare testo, non le suonate di cetra e violino di aedi e menestrelli, che fanno sognare il tifoso nella calura della bella stagione. Negli ultimi anni, in realtà, il morale rossonero è finito sotto i tacchi ben prima che cadessero le foglie avvizzite.