(Continua da episodio precedente)
Clicca qui per non perdere il filo: La nuova saga tra ironia e risate: Ragazzi di vita di Bari vecchia (ep. III) 

La proposta che Girolamo non vedeva l’ora di fare ad Antonio, e che gli aveva suggerito (nella sua mente da artista naif) di far scoppiare la bomba carta, era quella di imbarcarsi in una crociera al posto dei suoi genitori. Questi, infatti, avevano vinto i biglietti accumulando decine di migliaia di punti, staccandoli uno a uno col taglierino dalle confezioni di una grossa partita di detersivi, che avevano "trovato", e che tenevano nascosta in cantina. Quando uno ne aveva bisogno a Bari vecchia, sapeva che poteva andare da loro a rifornirsi di detersivo di buona qualità. Il barese, si sa, oltre a tutte le qualità di intraprendenza già citate, aveva anche quella che anima la ricerca scientifica di soluzioni sempre migliori. Lo stesso spirito nobile, per capirci, di una Marie Curie, o di un Alexander Fleming. Tra queste, dati sperimentali alla mano, vi era anche la scoperta secondo cui, se mescolati a 100 kg di detersivo, aggiungiamo 1 kg di sabbia bianca, la capacità di rimuovere le macchie più ostinate addirittura aumenta, e ben del 10%. E chissà quante altre sorprese positive se ne avrebbero, se invece di limitarsi ad 1 kg, si provasse ad aggiungercene 2, oppure 3! Potrebbe essere che "trovare"una buona scorta di filtri per lavatrice e tenerli in cantina in attesa di una impennata di richieste nel quartiere, possa rivelarsi una mossa molto conveniente! La ricerca scientifica, a volte, può essere una manna dal cielo, perfino più della penicillina! I punti raccolti, uno ad uno, da ognuna delle confezioni di detersivo, avevano raggiunto il numero sufficiente per poter andare in crociera tutti e quattro: Girolamo, sua sorella e i due genitori. Peccato che proprio ad una settimana dalla partenza i genitori di Girolamo, per tutta un'altra serie di attività di ricerca, sulla cui liceità gli inquirenti ancora non erano in grado di pronunciarsi, aveva fatto sì che venisse emessa ordinanza per cui i due genitori non potevano allontanarsi da Bari, per essere sempre a disposizione della magistratura in caso di bisogno. La crociera era quindi saltata, a meno di cercare altre persone che volessero andarci insieme a Girolamo. Da qui l'idea di Girolamo di proporre la crociera ad Antonio, Nicola e il loro amico inseparabile, Sabino. Si trattava di una crociera della durata di una settimana, durante la quale sarebbe stato possibile toccare e visitare alcune tappe intermedie a sorpresa.

A pensarci bene, non tutti i mali vengono per nuocere: infatti se Fascetti non avesse decretato le 5 giornate di squalifica per Antonio, quest'ultimo non avrebbe mai potuto partecipare alla crociera, invece questa squalifica capitava a fagiolo, per cui i quattro decisero di accettare.
Il giorno della partenza ognuno aveva portato con sé bagagli dal proprio punto di vista necessari per star via una settimana. Girolamo, ad esempio, senza il suo motore di Fantic strada 125 arrobbato con Antonio (curioso dirlo), non carburava. E ci volle del bello e del buono da parte di Nicola per convincere l’equipaggio a far passare un motore di moto facendolo inserire nella categoria “giocattoli per bambini”. Nicola aveva portato con sé il libro che in quei giorni stava leggendo, e un altro, nel caso fosse riuscito a finire di leggere il primo.

Antonio: “ou Nicò, ma c’ cazz te li porti affà sti cazz di libri, po’ ‘na vot’ me lo spiegherai…”
In attesa di conoscere i motivi che spingevano Nicola a portarsi in viaggio dei libri, Antonio non vedeva l’ora di far vedere cosa aveva portato lui: “Ou Nicò, aieri simm shut a vedere se ci stev qualche scherzett’ nel negozio degli scherz’ di carnevale… hai capito qual è, ahahah. Ou Nicò, sim svaliggiat u negozij a ccur”. (abbiamo svaligiato il negozio, a quello n.d.r.). Si andava dal classico str..zo a tre volute, al peto finto, da abbinare alla fialetta puzzolente, da attivare negli ascensori, o comunque in luoghi ristretti dove (e questo era un punto fondamentale, che il negoziante aveva tenuto a spiegare bene ad Antonio) bisognava essere almeno in tre, ma per una buona riuscita dello scherzo, non più di 4. Fondamentale per la buona riuscita dello scherzo, sempre stando a ciò che il negoziante aveva tenuto a specificare, era anche il manifestare il proprio disappunto per primi, e in modo molto energico, in modo da essere subito esclusi da parte degli altri dalla lista dei sospetti, nella ricerca di chi fosse stato il colpevole.
Altro scherzo che Antonio appena visto aveva voluto subito comprare era lo str..zo galleggiante da piazzare in piscina, vicino ad un gruppo di persone. Oppure delle sacche con dentro un liquido che a contatto col cloro della piscina si colora come succede quando fai la pipì. Adocchiata la vittima, preferibilmente persona anziana, quindi di per sé soggetta al sospetto da parte di tutti di qualche perdita, la si avvicina e... puff, rotta la sacca, si scappa! Il colore che si forma circonda la persona completamente non lasciando dubbi sul colpevole. Antonio, inutile dirlo, ogni volta che raccontava della sua piccola santa Barbara si scompisciava, soprattutto degli accorgimenti importantissimi che il negoziante, con la sua lunga esperienza aveva col tempo raccolto, a beneficio dei suoi clienti sempre molto soddisfatti.

La nave era di quelle che si vedono solo in tv, una specie di palazzo galleggiante di 10 piani. Tutto bianco, e lungo come un campo di calcio, di quelli regolamentari, non come quelli che si ci sono a Bari, che sono quasi sempre più corti per carenza di spazio. Questo naturalmente non poteva non suscitare in Antonio una serie di pensieri fantasiosi circa possibili soluzioni per ottenere più spazio per i baresi, costruendo artificialmente delle isole a forma di palme, tutte tra loro collegate, e collegate anche alla terraferma. Visto che le palme erano anche l'albero più diffuso in città, non sarebbe stata fuori luogo un’isola così. E di fronte a quest'isola enorme, anche un palazzo a forma di vela di 28 piani. Di edilizia popolare, certo, ma comunque bello da vedere e bello “da vivere”, perché vivere circondati da cose belle, vivere “dentro al bello”, ti spinge ad avere più cura della tua persona, a vestirti meglio, fare meglio il tuo lavoro, dare sempre il meglio di te, essere all’altezza della bellezza che ti circonda. Antonio fantasticava su questi concetti, quando ad un certo punto si rese conto che stava pensando a voce alta, quindi, senza darlo troppo a vedere si girò intorno per vedere se c'era qualcuno. Sembrava di no: c’era solo Nicola che avrebbe potuto sentirlo, e infatti lo guardava con un sorrisetto soddisfatto. Antonio: “Ou, Nico, c’ccazz mi ridi?”
Nicola: “niente, niente, mi era parso di sentire qualcosa di molto bello, ma sai com’è, con tutto questo frastuono può essere benissimo che abbia capito male.
Antonio: “Ah meno male, perché siccome per colpa del caldo mi sembra di aver detto nu sacc’ di minchiate, volev’ capire se per caso qualchedun’ javev’ sentuto e macari  abbisognev’ di spiegargli ca s’ trattev’ di minchiate.
Nicola sorridendo: “No Antò, vai tranquillo”

I ragazzi si imbarcarono a Bari, e la sosta successiva era prevista a Santorini in Grecia. Si trattava di un'isola di origine vulcanica. Al centro dell'isola un cratere. Una sabbia finissima e un mare con acqua limpida e molto salata. Questo quanto recitava il depliant che era stato consegnato a ognuno di loro e che spiegava ciò che era previsto per quella giornata.
Al momento dell'imbarco fu chiesto a ognuno di loro se preferiva pagare i pasti di tutti e 7 i giorni anticipatamente, risparmiando un bel po’ di soldi, oppure se pagare, di volta in volta, solo se, e solo ciò che si consumava. Godendo tutti di ottima salute, e di buon appetito, decisero tutti di pagare tutto in una volta per poi poter mangiare a strafottìo, come erano abituati a fare nei ristoranti all you can eat dove di solito a Bari lasciavano le cucine completamente vuote, senza più nulla. Di solito organizzando poi una colletta per non lasciare proprio del tutto col culo per terra il proprietario di turno.
Arrivata l'ora di pranzo, i quattro si recarono presso il ristorante della nave e quando fu il momento di ordinare, tutti e quattro, pur stando benissimo, assolutamente bene, mai stati meglio di così, stranamente decisero di andarci leggeri. E chi voleva il riso in bianco, chi il brodino, chi la mela grattuggiata, e chi il semolino. Alla fine mangiarono che sembrava stessero in una camera del Bambin Gesù, piuttosto che in crociera, a godersela!
Arrivata poi la sera, tutti e quattro di colorito tra il bianco e il verdognolo, mentre si recavano verso il ristorante, non appena sentito l’odore delle pietanze che venivano servite a quei pochi che, sfidando tutto e tutti, avevano deciso di mangiare comunque, si dileguarono, correndo ognuno verso la propria cabina, dove ognuno aveva passato l’intero pomeriggio, ufficialmente “a fare un sonnellino”, nella sostanza a vomitare anche l’anima.
II secondo giorno, finalmente, poterono scendere a terra, per vedere questa benedetta Santorini, di cui non fregava niente a nessuno, se non per il fatto che si trattava di terraferma e non di una maledetta rullante e beccheggiante nave da crociera.

Antonio, che alla fine aveva deciso di giocare a carte scoperte: “Ou Raga!” Poi rivolto soprattutto a Girolamo: “Girò, ma vafammocca a tte e acci taddatullatt! Ca te l’avev addà scadut’! (a chi ti ha dato il latte (tua madre n.d.r), che avrebbe dovuto dartelo scaduto n.d.r.) Ma quann deve durare ancora sta tortura d’'o cazz?
Inutile dire che sull’isola di Santorini, furono i primi a metterci piede e gli ultimi a togliercelo. Tutti, tranne Sabino. Infatti, proprio Sabino, che di solito amava le sfide con se stesso, eccetera, eccetera... appena sceso sull’isola andò subito al consolato per chiedere asilo politico allo stato greco, e rimanere così sull’isola. Il problema era che la sua fedina penale era lunga come la Divina Commedia, e quindi a differenza degli altri, che avevano tenuto prudentemente un profilo basso, e grazie a questo poterono tornare alla nave per ultimi, Sabino venne subito riportato sulla nave, con un foglio di via esecutivo, e tradotto in sala macchine, dove c’erano le celle, fin dal pomeriggio. Celle dalle quali solo facendo del bello e del buono, Nicola riuscì, garantendo sulla sua parola, a farlo uscire per il resto del viaggio.

Dopo una giornata sulla terraferma, i ragazzi si sentivano decisamente meglio. Per questo, a cena, ordinarono un menù normale.
Dopo cena si recarono al casinò, dove sembrava ci fosse movimento. Alla roulette, infatti c’era un signore sulla sedia a rotelle che non si contava più quante volte avesse già vinto. A giudicare da come vinceva, si poteva affermare senza ombra di dubbio che avesse più culo che anima! Era partito, come aveva voluto raccontare, quasi a volersi scusare, con piccole puntate, ma essendosi reso conto che quella sera la fortuna aveva deciso di favorirlo, aveva preso a puntare in modo più deciso. Poi aveva provato anche a cambiare gioco, e vai così di Black Jack: incredibile: non perdeva un colpo. Tutte le leggi del calcolo delle probabilità sembravano essersi messe d’accordo per prendersi una serata di vacanza Gli eventi più assurdi, le combinazioni più improbabili, se era quel signore a giocarle diventavano possibili. La sala del casinò era piena come un uovo, e meno male che si trovava in una zona centrale della nave, altrimenti tra gli eventi impossibili che si sarebbero verificati ci sarebbe stato anche l’affondamento per sbilanciamento dei pesi all’interno della nave.  
Ad un certo punto, questo signore si rimise a giocare alla roulette, puntando tutto sull’1. Gente che sveniva, gente che non credeva ai propri occhi. Il pacco di fiches era enorme e se quel signore avesse vinto, avrebbe potuto comprare tutta quella nave, compreso tutto quello che c’era a bordo. Naturalmente, se avesse perso, tutto il pacco di fiches sarebbe tornato al banco, con tanti saluti, e un digestivo offerto dalla casa.
La gente era in attesa che la roulette venisse messa “in moto”, ma il signore, essendo sulla sedia a rotelle non riusciva a posizionare la sua puntata sopra il numero giocato. Chiese quindi ad Antonio di mettere lui, la puntata sul numero 1. Antonio prese la puntata e la stava posizionando dove il signore gli aveva chiesto, quando, proprio in quel momento così concitato, si trovò a passare, proprio davanti ad Antonio una ragazza bellissima, con delle curve mozzafiato, per cui Antonio, era più forte di lui, si distrasse, e posizionò la puntata sul numero 2. Il croupier recitò la formula che ogni volta indica che la scelta fatta non può più essere modificata.
Il numero su cui la roulette si fermò era l’1. Il signore e chi gli era vicino esultò: la nave poteva dirsi sua! Ma chi era dall’altro lato del tavolo e aveva visto che il numero giocato era il 2 rimase in silenzio. Antonio guardava ancora la ragazza, che nel frattempo si stava allontanando. Poi, ad un certo punto, avendo percepito qualcosa di diverso nell’aria, più per curiosità che per reale interesse, cominciò a chiedere, mentre lui si era “assentato” un attimo, cosa fosse successo. Continuava distrattamente a chiedere, quando si vide piombare addosso il signore, che non si capiva come, probabilmente per la rabbia e l'adrenalina a mille, aveva, solo per un attimo riacquisito l’uso delle gambe, giusto per darsi lo slancio che gli era servito per raggiungere Antonio e mettergli le mani intorno al collo. Voleva strozzarlo a mani nude. TI AMMAZZO, MALEDETTOOO…
Antonio riuscì a divincolarsi, e a scappare insieme ai suoi amici, questo, però, non prima di aver notato che il signore, nel frattempo era diventato completamente bianco, con dei pallini rossi, molto grandi. Per un attimo si era fermato, incuriosito da questo effetto a pois del colorito, che non aveva mai più visto dai tempi di “pimpa” e del signor Armando, personaggi del corriere dei piccoli, rivista che veniva distribuita nel riformatorio e che lui, di nascosto dai suoi compagni di cella, amava leggere. Andarono immediatamente ad informarsi e vennero rassicurati del fatto che giuridicamente non avevano commesso nessun reato, potevano tranquillamente girare per la nave. Tutto quel movimento gli aveva fatto venir fame.
La mattina dopo, mentre facevano una discreta colazione, vennero a sapere che il signore con la sedia a rotelle, dopo aver ripreso conoscenza, ed essere rimasto in osservazione per qualche ora in infermeria, una volta uscito aveva preso una bella rincorsa, e si era lanciato con la sedia a rotelle sfondando il parapetto e cadendo così in mare. Il personale della nave, vista la presenza a bordo del casinò, era abituatissimo ad assistere a scene come quella, di gente che prima si rovina e poi si lancia nel tentativo, sempre vano, di farla finita. Senza scomporsi più di tanto, gli era stato lanciato il solito salvagente a forma di paperella, che gli aveva permesso di trarsi in salvo, in un contesto più grottesco che drammatico.

Le giornate che rimasero, passarono relativamente tranquille. Antonio ebbe modo di utilizzare i suoi scherzi, e di constatare che i consigli sulle tempistiche, sull’atteggiamento da tenere, e il numero di persone da coinvolgere negli scherzi erano perfetti!
Evidentemente frutto di anni e anni di studi di antropologia dello scherzo, e di tanta pratica. Il problema dei movimenti della nave erano ormai scomparsi: l’ultimo giorno avrebbero voluto mangiare anche le gambe del tavolo, ma, ahimè, il pranzo, il giorno dell’arrivo non rientrava tra i pasti previsti:
Antonio: “Ou, ma chist c’hann frecat bbun bbun”.  
Sempre Antonio, rivolto a Girolamo: “mo' che incontro a tuo padre glien aggia ddì quattr!”.


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La nuova saga tra ironia e risate: Ragazzi di vita di Bari vecchia (ep. III)​
La nuova saga tra ironia e risate: Ragazzi di vita di Bari vecchia (II) 
Ragazzi di vita di Bari vecchia (episodio I)