Il calcio in questo periodo vive fase di profonde turbolenze. Da cose di campo, con risse innanzi a milioni di telespettatori, come successo tra Kessie e Biglia, apparentemente chiarita, da cosa infami, come il gridare "devi morire" ad un tifoso che da lì a poco perderà sugli spalti la vita, a "tifosi" che invadono il campo per aggredire un giocatore, e poi a cose che non sono la normalità nel calcio di oggi. Ma che se lo fossero sicuramente sarebbero espressione di una società migliore. Fondata sul concetto di rispetto, quel rispetto che i giocatori sfoggiano come slogan sulle proprie divise, quel messaggio che si può leggere negli stadi, in diverse occasioni. Occasioni spesso destinate a perdersi nel vuoto di una esistenza farcita di cattiverie e invidie.

E poi, succede, quello che è accaduto durante la partita tra Betis Siviglia e Barcellona. Un Messi straordinario, superlativo, con dei gol fantastici ed un pubblico, di un squadra avversaria, che riconosce l'importanza di quanto è avvenuto. E non può che applaudire. E tutto lo stadio applaude. Al grido di Messi.

Si dirà che è come è accaduto allo Stadium per CR7, per quella rovesciata incredibile, uno dei gol più belli di sempre e fino a quel momento sicuramente il gol del secolo, si dirà che non è la prima volta che accade, si diranno tante cose, ma questi momenti, rari, rarissimi, ahimè, vanno coltivati, protetti e ricordati a dovere. 

Perchè sono una rarità in un calcio dove il senso di rispetto si è perso, eppure, basta una prodezza di Messi ripetuta nello stesso stadio o una di CR7, o di chissà quale altro giocatore, perché la sportività abbia la meglio, perché alla fine, diciamolo pure, ci siamo dimenticati che il calcio è uno sport dove il senso della sportività si è perso, dove è stato cancellato. 

Ed ecco perchè quando uno stadio applaude l'avversario o la prodezza dell'avversario ciò, oggi, sorprende, stupisce, quando dovrebbe essere la normalità. Ma così non è, oggi.