L'intervista polemica di Maldini, di qualche giorno fa, ha sollevato un polverone enorme, ma con ogni probabilità passerà alla storia come uno di quegli eventi eclatanti che non hanno cambiato il mondo.

Diamo per combinato l'affare fra Elliot e Redbird, anche se non c'è stato nemmeno il signing. Ora, secondo voi, arriva un signore dall'America, compra il Milan fresco vincitore dello Scudetto e manda via Maldini, bandiera della società considerato il principale artefice della vittoria? E Gerry Cardinale, che bazzica il pacchetto azionario di altre società come Tolosa o Liverpool, non sa che i tifosi di una squadra di calcio si aspettano una campagna acquisti quantomeno onorevole? C'era bisogno di un appello al popolo dell'eroe nazionale, affinché i patrioti intonassero il coro de "Il trovatore" con il suo allarmi... allarmi... allarmi?

Insomma, ha senso tremare per la res publica in pericolo con le truppe di Annibale alle porte dell'Urbe indifesa?

E' in arrivo Gerry Cardinale, che starebbe per mettere nero su bianco, quanto meno a livello preliminare, volete lasciargli il tempo di parlare con tutti gli interessati? Alla fin fine, a closing avvenuto, i soldi li sborserà il fondo di cui è CEO, no? Non sarà certo Maldini a dover allentare i cordoni della borsa.

Non vorrei aver appesantito il discorso con troppe domande retoriche, ma a volte è utile porsi domande... anche se retoriche. Del resto, la storia che i migliori affari di calciomercato si concludono in questa fase della stagione è sì vera, ma fino a un certo punto. Nella maggior parte dei casi, se si conclude il 31 maggio o una decina di giorni dopo, non cambia nulla. Sarebbe diverso se ci trovassimo ad agosto, quando la corsa si fa serrata, ma a parte il rischio concreto del Newcastle per Botman, non se ne vedono altri seri in giro. 

Viene il sospetto, già adombrato nel precedente articolo, che Maldini si stia identificando un po' troppo con la società, come accadde a Rivera negli anni '70. Tale sospetto, in realtà, non ha nulla a che vedere con l'apprezzamento per il lavoro di Maldini stesso (e inizialmente di Zvone Boban, come molti giustamente ricordano) in questi 3 anni. E' un lavoro che ha portato al tricolore. Anche chi scrive considera Maldini e Boban, con il prezioso aiuto di Massara, necessari artefici dello Scudetto 2021-22. La sortita dell'ex-capitano rossonero, tuttavia, è apparsa frettolosa e pregna di personalismo. Maldini, in sostanza, ha dato l'impressione di risentirsi per non essere stato chiamato a sottoscrivere il contratto indipendentemente dall'incontro con Cardinale. Diciamolo, ha manifestato la stizza del delfino di Francia o dello zarevich di Russia nel vedersi trattato come tutti gli altri, perché il babbo è ancora vivo, nonostante il pargolo sia il futuro re o zar per diritto di nascita.

Ho apprezzato molto la freddezza delle dichiarazioni di Gazidis, ormai il villain tradizionale per i tifosi del Milan e diversi opinionisti. Il dirigente sudafricano ha risposto facendo capire che la vittoria è stata collettiva, di tutti, anche se ha speso comunque parole di elogio per Maldini. Questo signore non sarà nei cuori del tifo, ma in quanto AD, avrebbe avuto qualche ragione nel dire che il merito era anche suo, come massimo dirigente operativo (Scaroni ricopre più un ruolo onorario che altro). 

Ribadisco che considero Maldini un artefice importante di un Milan che ha valorizzato giocatori giovani o non considerati di primissima fascia. La sua sortita ha, comunque, dato l'impressione di essera la reazione di chi vuol ribadire di non essere come gli altri, di essere legibus solutus, in virtù del prestigioso passato da giocatore. E qui torna sempre il paragone con il Rivera degli anni '70, che si considerava legibus solutus nel Milan di Buticchi e Giagnoni.

Se ragionate bene sulle domande poste sopra, è evidente che Cardinale non può non confermare Maldini II né può negargli autonomia sul mercato né può lasciarlo senza budget. Forse non si farà l'asta con il Newcastle per Botman, ma è possibile che non sia necessario farla. E in ogni caso, la posizione di Maldini e la disponibilità di fondi per il mercato non sarebbero state in discussione. 

Il problema era ed è che Maldini ritiene di essere l'uomo destinato a restare in rossonero finché egli stesso non decide di andarsene. Dimentica in tal senso che, in una società come quella rossonera, tutti sono e devono essere sempre in discussione, perché una grande società non è una comitiva né la fabbrichetta a gestione familiare. Al Milan sono stati messi in discussione in tanti, illustri quanto Maldini, compreso Rivera. Il golden boy fu coinvolto da Berlusconi nei festeggiamenti della prima Coppa dei Campioni, ma nulla più. Come dirigente fu sostituito, e molto bene, da altri che hanno contribuito a scrivere la storia rossonera, come Rivera aveva fatto da giocatore.

L'intervista di Maldini era inutile e non ha sortito effetti pratici, quindi può essere paragonata a quegli eventi eclatanti della storia che, alla fine, non cambiano il mondo, anche se sollevano un gran polverone. Certo, ha consentito al dirigente rossonero di raccogliere un nugolo di consensi da mettere in un sacco che verrà rovesciato ai piedi di Gerry Cardinale, quantomeno per ricordargli che, se crede in Dio... stia attento a credere anche in Maldini! Non credo proprio, tuttavia, che Cardinale non ci fosse arrivato da solo a comprendere che Paolo Maldini non si può sostituire così su due piedi (e forse neanche su quattro). Allo stesso modo, non si possono sostituire i suoi collaboratori, se Maldini li sponsorizza.

Ora, direi di voltare pagina con questa faccenda, che ha abbagliato i tifosi, molti dei quali continuano da giorni a vedere farfalline colorate che svolazzano nelle pupille. Ognuno ha diritto di fare politica, almeno in senso lato, sponsorizzando la propria immagine e il proprio ruolo in società. Non diamo a questa contese un peso esagerato e lasciamoci trascinare dall'irrazionalità. Maldini verrà confermato di certo, ma dovrà attendere, come tutti, il nuovo proprietario. Almeno formalmente, dovrà farlo. E' giusto che lo faccia.

Rocco Commisso, il presidente della Fiorentina, ha ironizzato su Gerry Cardinale, in quanto questi è solo il CEO di Redbird, non uno che rischia soldi del suo patrimonio personale. In realtà, non c'è nulla di male a investire in qualità di alto dirigente di un fondo e non come imprenditore individuale. E forse Commisso parla come mancato acquirente del Milan. Non ha mai negato di aver cercato di prendere la società rossonera prima di quella viola.

Nel frattempo, come il mal di denti che, periodicamente, ci costringe a recarci dal dentista, è tornato a pontificare Mirabelli, questa volta sull'addio di Kessie. Lasciamo che parli, perché ormai fa parte del passato e non è in quella direzione che stiamo andando.